Il disastro economico e sociale delle politiche iperliberiste di Milei
di Andrea Vento – 30 agosto 2024, Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati
Il presente saggio è un approfondimento legato ad alcune tematiche trattate il 15 agosto nell’ambito del dibattito alla “Festa rossa” di Lari (Pisa) dal titolo “Dove sta andando il subcontinente latinoamericano?(https://www.youtube.com/watch?v=iHrVaHjqcKw&t=45s) nel cui contesto ho esposto in sintesi l’attuale panoramica politica e brevemente analizzato la congiuntura economica. Un lavoro parziale sul quale ci proponiamo di ritornare approfondendo, fra le varie, le cause della stagnazione latinoamericana.
La “stagnazione secolare neocoloniale” latinoamericana
Il 13 agosto la Commissione Economica per l’America Latina e i Caraibi delle Nazioni Unite (Cepal) ha pubblicato il consueto “Studio Economico sull’America Latina e Caraibi 2024” nel quale vengono analizzate in dettaglio la situazione economica e occupazionale ed effettuate previsioni sull’andamento del subcontinente nel suo complesso, nelle sue sub-regioni e nei 33 stati che lo compongono.
L’elemento saliente individuato dalla Cepal all’interno dello studio risulta il perseverare della ormai decennale fase di lenta espansione economica caratterizzata da scarsi investimenti produttivi, bassi livelli di crescita della produttività del lavoro e ristretto spazio fiscale per l’attuazione di politiche di ripresa macroeconomica, in primis gli investimenti produttivi pubblici. Il tutto, come vedremo più avanti, in un contesto di incertezza a livello globale.
In sostanza, il rapporto conferma l’analisi del sociologo venezuelano Miguel Saavedra che, già da alcuni anni, aveva definito la situazione economica latinoamericana come una fase di “stagnazione secolare neocoloniale che inibisce ogni progetto di sviluppo indipendente per migliorare le condizioni di vita della popolazione“, rimarcando come il, mai modificato, modello ereditato dal colonialismo, basato sull’economia estrattiva, abbia condotto il subcontinente in una palude di bassa crescita difficilmente reversibile, in assenza di profondi cambiamenti nella struttura produttiva. Infatti, il report indica come, in America Latina e Caraibi, il tasso di crescita medio annuo del decennio 2015-2024 sia risultato del solo 0,9% (tab. 1 e 2) e che sussiste l’assoluta necessità di “stimolare la crescita per rispondere alle sfide ambientali, sociali e lavorative che attualmente si trova ad affrontare“. Ricchezza prodotta, aggiungiamo noi, da trasformare in primis in investimenti produttivi pubblici tesi a rilanciare il ruolo dello stato nell’economia, soprattutto nei settori strategici, e nell’ampliamento dello stato sociale a beneficio principale dei ceti subalterni.
Tabella 1: tasso di variazione annua del Pil a prezzi costanti in America Latina e Caraibi e nelle principali 6 economie. Dati rilevati dalla Cepal nel periodo 2012-2018
America Latina e principali 6 potenze economicheVariazioni percentuale del Pil a prezzi costantiAnni 2012-2018 | |||||||
Dati rilevati Cepal | Dati rilevati Cepal | Dati rilevati Cepal | Dati rilevati Cepal | Dati rilevati Cepal | Dati rilevati Cepal | Dati rilevati Cepal | |
Anno | 2012 | 2013 | 2014 | 2015 | 2016 | 2017 | 2018 |
Brasile | + 1,9 | + 3,0 | + 0,5 | – 3,5 | – 3.3 | + 1,3 | + 1,8 |
Messico | + 3,6 | + 0,9 | + 2,5 | + 2,7 | + 1,8 | + 1,9 | + 2,0 |
Argentina | – 1,0 | + 2,4 | – 2,5 | + 2,7 | – 2,1 | + 2,8 | – 2,6 |
Colombia | + 3,9 | + 5,1 | + 4,5 | + 3,0 | + 2,1 | + 1,4 | + 2,6 |
Venezuela | + 5,6 | + 1,3 | – 3,9 | – 6,2 | – 17,0 | – 15,7 | – 19,6 |
Cile | + 6,2 | + 3,3 | + 1,8 | + 2,2 | + 1,8 | + 1,4 | + 4,0 |
America Latina e Caraibi | + 2,8 | + 2,8 | + 1,2 | + 0,0 | – 1,1 | + 1,3 | + 1,1 |
Fontie: Cepal
1) database statistico per gli anni 2012 – 2018
https://statistics.cepal.org/portal/cepalstat/dashboard.html?theme=2&lang=es
Tabella 2: tasso di variazione annua del Pil a prezzi costanti in America Latina e Caraibi e nelle principali 6 economie. Dati rilevati dalla Cepal nel periodo 2019-2023 e previsioni 2024 effettuate a maggio e agosto.
America Latina e principali 6 potenze economicheVariazioni percentuale del Pil a prezzi costantiAnni 2019-2024 | |||||||
Dati rilevati Cepal | Dati rilevati Cepal | Dati rilevati Cepal | Dati rilevati Cepal | Dati rilevati Cepal | Previsioni CepalMaggio 24 | Previsioni CepalAgosto 24 | |
Anno | 2019 | 2020 | 2021 | 2022 | 2023 | 2024 | 2024 |
Brasile | + 1,2 | – 3,3 | + 4,8 | + 3,0 | + 2,9 | + 2,3 | + 2,3 |
Messico | – 0,4 | – 8,4 | + 6,0 | + 3,7 | + 3,2 | + 2,5 | + 1,9 |
Argentina | – 2,0 | – 9,9 | + 10,4 | + 5,3 | – 1,6 | – 3,1 | – 3,6 |
Venezuela | – 28,0 | – 30,0 | – 3,0 | + 12,0 | + 3,0 | + 4,0 | + 5,0 |
Colombia | + 3,2 | – 7,2 | + 10,8 | + 7,3 | + 0,6 | + 1,3 | + 1,3 |
Cile | + 0,6 | – 6,1 | + 11,3 | + 2,1 | + 0,2 | + 2,3 | +2,6 |
America Latina e Caraibi | + 0,0 | – 6,9 | + 7,0 | + 4,0 | + 2,2 | + 2,1 | + 1,8 |
Fonti: Cepal
1) database statistico per gli anni 2019 – 2023
https://statistics.cepal.org/portal/cepalstat/dashboard.html?theme=2&lang=es
2) Nuova proiezione di crescita economica per l’America Latina e Caraibi del 9 maggio 2024
3) Studio Economico su America Latina e Caraibi del 13 agosto 2024 https://www.cepal.org/sites/default/files/pr/files/tabla_ee-2024_es.pdf
Un’analisi perfettamente in linea con quella contenuta nel “Bilancio economico preliminare 2019”i della stessa Cepal, pubblicato alla fine dello stesso anno, nel quale era riportato che “la situazione macroeconomica degli ultimi anni mostra una tendenza alla decelerazione dell’attività economica, con una riduzione del prodotto interno lordo pro capite, un calo degli investimenti, un minor consumo pro capite, un minor numero di esportazioni e un deterioramento sostenuto della qualità dell’occupazione”.
Infatti, in base ai calcoli effettuati nell’anno in questione, quindi non prevedendo l’impatto della crisi pandemica che si sarebbe a breve scatenata, la Cepal affermava che il “settennio 2014-2020 segnerà la crescita più bassa degli ultimi 70 anni per le economie dell’America Latina e dei Caraibi” con un tasso medio annuo del solo +0,5% (grafico 1). In quel contesto la Cepal indicava, infatti, per il 2019 una stagnazione del +0,1%, mentre per il 2020, ignari della tempesta che di li a poco si sarebbe abbattuta sull’economia mondiale, prevedeva per il subcontinente una bassa crescita del + 1,3%.
Se la situazione economica generale veniva dipinta come in sostanziale fase di stagnazione per quanto riguarda il Pil nominale, il Pil pro capite dell’America Latina e Caraibi subiva addirittura una contrazione del 4% tra il 2014 e il 2019, a causa della maggior tasso di incremento della popolazione rispetto a quello della ricchezza prodotta che, come visto, in questo arco temporale è risultata strutturalmente bassa, scendendo anche in recessione nel 2016 (tab. 1, ultima riga).
Grafico 1: Tasso di crescita del Pil media annua per settennio America Latina e Caraibi 1951-2020
La fase di stagnazione de facto che attanaglia l’America Latina e i Caraibi ormai da almeno un decennio, sommata al ritorno delle destre del 2016 col riaffermarsi in grande stile delle politiche neoliberiste ed estrattiviste, non poteva non generare impatti negativi sul corpo sociale e, in particolare, sui ceti inferiori, come risulta dallo studio della stessa Cepal “Panoramica sociale 2019”ii. Prendendo in considerazione la povertà relativa e assoluta, che nel 2015 riguardavano rispettivamente il 30,1% e il 10,7% della popolazione della macroregione, queste erano salite al 30,8% e all’11,5% nel 2018 con gli squilibri socio-economici interni (misurati dall’indice Gini) in conseguente aumento.
Il ciclo economico in ulteriore fase di rallentamento nel 2024
Le previsioni per il 2024 contenute nel rapporto confermano la fase di debole crescita, +1,8% (tab. 2, ultima colonna), che sta attraversando l’economia del subcontinente, evidenziando anche una prospettiva di ulteriore rallentamento rispetto al già poco confortante outlook della stessa Cepal pubblicato nel maggio scorso che indicava per la macroregione un +2,1% (tab. 2, penultima colonna). Scarso dinamismo economico che interessa trasversalmente le varie sub-regioni latinoamericane: il Sud America si conferma l’area in maggiore difficoltà sotto questo punto di vista con un incremento del solo +1,5%, mentre per l’America centrale (istmica) e il Messico è previsto un +2,2%, infine per l’area caraibica (Guyana esclusa) un apprezzabile +2,6%.
Indubbiamente un passo indietro rispetto alle previsioni pubblicate a maggio, nelle quali la Cepal rilevava che: “L’America Meridionale crescerà (nel 2024) mediamente dell’1,6%, l’America centrale e il Messico del 2,7% e i Caraibi (Guyana esclusa) +2,8%“, al cospetto di una espansione dell’attività produttiva dell’intero subcontinente del +2,1% (tab.3).
Tabella 3: previsioni di crescita del Pil nelle sub-regioni latinoamericane per il 2024 effettuate dalla Cepal a maggio e ad agosto 2024.
Previsioni di crescita del Pil per il 2024Fonte Cepal | ||||
Rapporto Cepal | America Latina e Caraibi | America centrale e Messico | America caribica | America Meridionale |
Maggio 24 | 2,1% | 2,7% | 2,8% | 1,6% |
Agosto 24 | 1,8% | 2,2% | 2,6% | 1,5% |
In quel contesto la Cepal confermava come alle difficoltà strutturali latinoamericane si andava sommando anche un quadro economico globale avverso: “L’America Latina affronta uno scenario internazionale complesso, caratterizzato da crescita dell’attività economica e del commercio al di sotto delle medie, insieme a tassi di interesse che rimangono elevati nei paesi sviluppati, con conseguenti costi di finanziamento più elevati per i paesi emergenti“.
A livello di singoli paesi, fra le prime 6 economie latinoamericane rileviamo come il Brasile si sia mantenuto su un dignitoso +2,5% già previsto a maggio, mentre il Cile e il Venezuela evidenziano un significativo incremento passando rispettivamente da +2,3% a +2,6% e da +4% a +5%. Stabile, seppur molto contenuta, anche la previsione di crescita per la Colombia a +1,3%, mentre il Messico ripiega da +2,5% a +1,9%, mantenendosi lievemente al di sopra della media latinoamericana (+1,8%), ma al di sotto di quella della propria sub-regione (+ 2,2%) (tab. 2 ultime 2 colonne).
L’argentina affonda sotto i tagli del motosegatore Milei
Drammatica risulta invece la situazione dell’Argentina che sotto la cura iperliberista del motosegatore di estrema destra Javier Milei, al quale ha consigliato moderazione nei tagli persino il Fmi, sta portando alla progressiva destrutturazione dell’economia del proprio paese, già fiaccata dagli effetti del macroprestito di 45 miliardi di $ acceso col Fmi dall’ex presidente di centrodestra Mauricio Macri nel 2018 (vedi tab. 1 e 2 riga Argentina).
Da quando Miliei, agli inizi dello scorso dicembre, si è insediato alla Casa Rosada, i suoi provvedimenti da shock economy stanno spingendo nel baratro l’economia argentina come ci conferma il trend delle ultime 3 previsioni per il 2024 della Cepal: dicembre 2023 -1%, maggio 2024 -3,1% e agosto -3,6%, con pesanti ripercussioni sociali dovuti anche ai drastici tagli alla spesa pubblica.
Infatti, l’Osservatorio del debito sociale argentino (Odsa) dell’Università cattolica argentina (Uca), che da tempo rileva le condizioni socioeconomiche, nel rapporto pubblicato ad inizio giugno evidenzia come la povertà sia passata dal 44,7% del terzo trimestre 2023 al 55,5% del primo di quest’anno, mentre, nello stesso arco temporale, la povertà estrema (definita anche indigenza) quasi raddoppia dal 9,6% al 17,5%iii.
La grave situazione sociale, soprattutto in relazione all’impennata della povertà estrema, secondo gli analisti più attenti, sarebbe riconducibile al vertiginoso aumento dei prezzi del paniere di base, dopo la svalutazione del Peso del 50% nel tasso di cambio col Dollaro attuata a dicembre scorso da Milei che, sommata all’abolizione del controllo sui prezzi, ha generato una brusca impennata della già alta inflazione, raggiungendo, secondo l’Istituto Nazionale di statistica argentino (Indec), nel mese di dicembre un incremento mensile congiunturale, cioè rispetto al mese precedente, di ben il 25,5% per poi ripiegare al 13,2% a febbraioiv (grafico 2).
Grafico 2: istogramma tasso di inflazione congiunturale mensile in Argentina nel periodo marzo 2023 – febbraio 2024. Fonte Indec
Sono stati in particolare i generi alimentari ad accusare i maggiori incrementi con il prezzo del riso che è addirittura cresciuto del 950% in un anno, seguiti dalle tariffe dei servizi di base come gas (300%) e acqua (200%), oltre ai trasporti pubblici (60%)v. Aumenti che colpiscono soprattutto le fasce sociali inferiori, visti i loro bassi redditi e l’elevata incidenza percentuale esercitata sugli stessi sia dal paniere alimentare che dai servizi di base per la casa, tipologie di consumi che gli economisti definiscono a “domanda anelastica”.
In base agli ultimi dati pubblicati dall’Istituto Nazionale di statistica argentino (Indec) il tasso di inflazione congiunturale nel mese di luglio si è attestato al 4%, un valore ancora decisamente alto per un’economia “normale” ma in fase di diminuzione rispetto ad inizio anno, tendenza indotta prevalentemente dal brusco calo della domanda interna a causa dell’impoverimento della popolazione che, duramente provata, si sta riversando periodicamente nelle piazze argentine in oceaniche manifestazioni di protesta. L’inflazione tendenziale annua nel mese di luglio, cioè rispetto al corrispondente mese dell’anno precedente, ci informa l’Indec di essersi attestata allo stratosferico livello del 263,4% (grafico 3), mentre quella cumulata da inizio anno all’87,0%vi.
Grafico 3: istogramma inflazione tendenziale annua in Argentina, valori mensili periodo: agosto 2023 – luglio 2004. Fonte Indec
Il governo Milei, dopo diversi mesi di attività non sembra in grado di frenare la corsa verso il baratro dell’economia e della società argentina; infatti, in base ai dati in nostro possesso, nel mese di giugno la manifattura argentina avrebbe utilizzato soltanto il 54% delle proprie potenzialità, un valore addirittura inferiore rispetto a quello del periodo del default del 2001.
Per quanto riguarda la produzione industriale, sempre l’Indec ha reso noto che nello stesso mese, ha subito una diminuzione tendenziale annua, vale a dire rispetto al giugno 2023, del 19,5% e su base congiunturale, vale dire rispetto al mese precedente, del 5,7% determinando il tredicesimo mese consecutivo di flessione, la striscia negativa più lunga dalla crisi di inizio millennio.
La grave crisi economica e sociale che sta attraversando il paese è testimoniata anche dalla preoccupante diminuzione degli acquisti nella grande distribuzione, che secondo il quotidiano argentino Pagina 12, hanno raggiunto il 16,1% a luglio su base tendenziale annua e il 4% su quella mensile congiunturale, risultando quindi in fase di accentuazione.
La totalità dei consumi, invece, nei primi sette mesi dell’anno si è ridotta del 9,4% a causa della diminuzione del potere di acquisto di pensioni, salari e stipendi, dell’aumento dei tassi di interesse e dalla diminuzione delle retribuzioni dei lavoratori pubblici, oltre ai licenziamenti di massa nel settore statalevii. Tali provvedimenti con l’aggiunta dei tagli alla spesa sociale e dei sussidi per le frange più in sofferenza della popolazione, non sta provocando solo un disastro economico e sociale ma, sta determinando anche una rimodulazione del reddito nazionale a favore dell’oligarchia imprenditoriale e dei settori legati alla rendita finanziaria e fondiaria e a detrimento dei ceti sociali inferiori.
Sviluppi ampiamente previsti, al di là della retorica populista di Milei che aveva promesso un futuro roseo per l’Argentina dopo i disagi del passato, in quanto il neopresidente sta applicando una politica pedissequamente in linea con i dettami neoliberisti della scuola degli economisti di Chicago che dagli anni ’70 del secolo scorso ha creato inenarrabili disastri nel subcontinente, ed i cui effetti, come dimostrano le evidenze di una nutrita letteratura accademica, generano esclusivi vantaggi ai poteri forti interni e internazionali, i veri riferimenti del “progetto Milei”.
Note:
i “Studio economico preliminare dell’economia dell’America Latina e dei Caraibi 2019”. Cepal
ii “Panoramica sociale dell’America Latina 2019”
Questa edizione della “Panoramica sociale dell’America Latina” analizza l’evoluzione della povertà e della povertà estrema, la disuguaglianza dei redditi e della spesa sociale oltre alla questione delle migrazioni
https://www.cepal.org/es/publicaciones/44969-panorama-social-america-latina-2019
iii Al 55% nel 1° trimestre 2024 la povertà in Argentina
iv Info mercati esteri. Il quadro macroeconomico dell’Argentina
https://www.infomercatiesteri.it/quadro_macroeconomico.php?id_paesi=36#
v Il metodo Milei. L’Argentina alla prova della motosega
https://www.avvenire.it/mondo/pagine/milei-4-mesi-motosega-cultura-economia-poverta
vi Indice dei prezzi al consumo luglio 2024 – Indec
https://www.indec.gob.ar/uploads/informesdeprensa/ipc_08_24A32B39CB9C.pdf
vii Dati economici drammatici dell’Argentina di Milei
Pubblicato il nuovo “Studio economico per l’America Latina 2024” della Cepal: il subcontinente nella palude della bassa crescita strutturale e delle disuguaglianze
3/9/2024 https://www.marx21.it/
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