Il gioco si fa duro

Se l’obiettivo dei sindacati maggiormente rappresentati è la firma dei contratti nazionali in tempi rapidi sarà bene che cambino idea rivedendo la assurda idea che la pace sociale e la mancata opposizione alle decisioni Governative abbiano una merce di scambio favorevole per lavoratori e lavoratrici.

Non parliamo solo dei 3 milioni di dipendenti pubblici ma dei comparti del settore privato dove alcuni rinnovi arriveranno comunque con tanti anni di ritardo rispetto alla scadenza naturale. Manca il budget per il rinnovo del settore pubblico ma non esiste soprattutto volontà delle associazioni datoriali di sottoscrivere intese prima di avere avuto dal Governo certezze sugli stanziamenti, sugli aiuti alle imprese, sulle agevolazioni fiscali e soprattutto il ritorno alla opportunità dei licenziamenti collettivi.

I tempi dei rinnovi sono sempre piu’ lunghi a conferma che l’assenza di conflitto non porta risultati ma indebolisce invece il potere di acquisto e di contrattazione. Stando ai dati, il tempo medio di attesa per il rinnovo contrattuale arriva ormai a circa 17 mesi in media (dati Istat), esistono contratti scaduti da 3 e piu’ anni dei quali non si intravede il rinnovo.

Alcuni attribuiscono al Covid l’allungamento dei tempi del rinnovo, pochi si soffermano invece sulle conseguenze materiali, i dati parlano di aumento tendenziale delle retribuzioni ma in numerosi settori registriamo invece un sostanziale arretramento. Nel frattempo sono aumentati i costi dei servizi, dell’acqua e del gas, dei trasporti pubblici, il rinnovo dei contratti avviene con indici di riferimento che non consentono da anni alcun recupero del potere di acquisto perduto.

Si rinnovano poi contratti scaduti da anni per un triennio che al momento della firma risultano già scaduto, manca una politica complessiva del lavoro che consenta di rinnovare i contratti alla loro scadenza naturale visto che nel corso degli anni agli arretrati sono subentrati i pochi euro della indennità di vacanza contrattuale che consentono alle associazioni datoriali, con la complicità sindacale, di ritardare i rinnovi.

Il Governo aveva promesso tempi rapidi per il rinnovo del ccnl sanità ma anche in questo caso gli impegni sono stati disattesi, per la sanità privata poi c’è un contratto, riguardante circa 100 mila addetti, scaduto da ben 14 anni , risultato del potere accordato ai grandi padroni della sanità privata che nel frattempo si sono letteralmente dimenticati della loro forza lavoro.

Ci sono poi settori che hanno pagato le conseguenze della pandemia anche in termini di salute e sicurezza, anche in questi casi nessun trattamento di rispetto, non di favore per capirci, da parte del Governo.

Ci pare evidente che questi ritardi non siano imputabili solo al Governo ma alle associazioni datoriali che chiedono al Sindacato di sottoscrivere una intesa che alimenti i contratti di secondo livello con l’ennesimo scambio a perdere tra salario, produttività e innovazione.

I prossimi incontri tra Governo, associazioni datoriali e sindacati potrebbero produrre alcuni risultati nefasti per noi tutti\e, ad esempio un protocollo di relazioni sindacali destinato a barattare salario con benefit, aumenti reali con allargamento della sanità e previdenza integrativa. E ancora una volta non sarà possibile rivendicare diritti quando si rinuncia a parti del salario o si accordano spazi a sanità e previdenza integrativa.

E’ bene ricordarlo perchè si sta giocando una partita ben piu’ grande di semplici rinnovi contrattuali.

Federico Giusti

27/8/2020 http://www.controlacrisi.org

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