Il giovane Abdullah Öcalan 1948 – 1985
Nato in una povera famiglia di contadini nel villaggio di Omerli, nella provincia kurda di Urfa (Turchia) il 4 aprile 1948, Abdullah Öcalan frequenta le scuole primarie nel villaggio vicino, distinguendosi immediatamente come uno studente intelligente e brillante. Il suo vecchio maestro dell’epoca, Fuat Bey, ha raccontato che sin da bambino Ocalan «aveva un atteggiamento più collettivo degli altri allievi e si comportava più come un adulto che come un bambino.» Per questo s’era offerto di aiutare la famiglia di Abdullah «in caso di difficoltà finanziarie, perché Öcalan in futuro sarebbe stata una persona importante.»
Terminata l’istruzione primaria, frequenta la scuola professionale per l’agricoltura e dopo aver conseguito il diploma trova impiego per qualche tempo presso il Catasto agricolo nella provincia di Diyarbakir. In quel periodo entra in possesso di un libro intitolato L’alfabeto del socialismo, la cui lettura lo porterà a cambiare i valori della sua vita: ripudia la religione islamica e dopo aver toccato con mano le problematiche sociali dei contadini, grazie al suo lavoro al catasto, ne appoggia le lotte contro la distribuzione iniqua delle terre e il latifondismo.
Il suo interessamento ai problemi socio-politici locali e internazionali lo convince nel 1971, dopo aver brevemente frequentato la Facoltà di Legge di Istanbul, ad iscriversi alla Facoltà di Scienze politiche di Ankara. Impegnatosi immediatamente nella politica attiva, si dedica inizialmente sia all’approfondimento del socialismo scientifico, sia all’analisi e alla denuncia dei concreti problemi della popolazione kurda.
Partecipa attivamente alle attività del movimento studentesco, divenendone uno dei leader e degli organizzatori più attivi. Nel 1973, quando è ancora studente, viene arrestato e rilasciato dopo aver subito sette mesi di durissima detenzione. Ritornato in Kurdistan due anni dopo insieme a un gruppo di compagni, nello stesso periodo pubblica, insieme a Mazlum Dogan e a Mehmet Ali Durmus, un opuscolo intitolato Il Manifesto, in cui vengono analizzati i compiti e le prospettive della rivoluzione in Kurdistan. Gira in lungo e largo la regione curda nel tentativo di sensibilizzare la popolazione sulle problematiche legate al colonialismo turco, trovando specialmente fra i giovani nuovi sostenitori.
La crescita del gruppo, graduale ma inesorabile, viene considerato dalle autorità di Ankara come uno dei più gravi pericoli per la sicurezza dello Stato turco. Pertanto, con l’intento di eliminare le attività dei ribelli, le forze di polizia danno avvio a numerose operazioni repressive. In una di queste, il 18 maggio 1978, uno dei suoi fondatori, Haki Karer, di origine turca, viene assassinato da agenti turchi nella città di Antep.
Fondazione del PKK
Il 27 novembre dello stesso anno, Ocalan ed un ristretto gruppo di studenti fonda il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). Durante il 1° Congresso del nuovo partito, in cui Ocalan viene eletto presidente, il Manifesto viene proposto all’assemblea e poi adottato come base programmatica, la quale rivendica per il Kurdistan «libertà, democrazia e unità». I suoi fini e metodi sono così riassunti:
« …la rivoluzione ha due aspetti, è nazionale e democratica. La rivoluzione nazionale insedierà un nuovo potere politico, militare e culturale. A questo succederà la seconda fase: la rivoluzione democratica, che punterà a superare le contraddizioni derivanti dal passato feudale… (queste contraddizioni sono così individuate:…) «sfruttamento feudale, struttura per clan, settarismo religioso, dipendenza semischiavistica della donna (la rivoluzione deve:…) mettere fine a tutte le forme di dominio del colonialismo turco, avviare un’economia nazionale e puntare all’unità del Kurdistan».
Grazie all’organizzazione di scioperi e lotte varie, il PKK si guadagna in breve tempo la simpatia dei lavoratori (operai e contadini) e degli studenti curdi. In particolare, dopo aver promosso diverse vertenze contro i latifondisti, lo Stato turco dà avvio ad una feroce campagna repressiva contro il movimento di resistenza. Il 24 dicembre 1978, dopo un violento scontro fra turchi e curdi a Marash, originato dall’uccisione di due militanti di estrema destra, le autorità turche impongono la legge marziale in gran parte delle province curde.
Nel 1979, Ocalan si trasferisce in Libano per preparare la lotta partigiana contro la crescente violenza dello Stato e dei suoi alleati feudali.
Il 12 settembre 1980 la Turchia è scossa da un colpo di Stato promosso dall’esercito. Uno dei primi obiettivi che i golpisti si pongono è proprio la repressione del movimento di liberazione curdo: inizia così una campagna di terrore in Kurdistan e in Turchia, migliaia di persone vengono arrestate e torturate. La magistratura turca al servizio dei fascisti al governo processa centinaia di ribelli, chiedendo almeno centocinquanta condanne a morte, delle quali 122 vengono eseguite.
Il PKK decide di ritirare dalla Turchia parte dei suoi quadri e dà avviò a un periodo di intensa preparazione politica e militare. Durante i lavori del 2° Congresso, tenutosi dal 20-25 agosto 1982, i dirigenti del partito decidono di far rientro in Kurdistan e dare avvio della lotta armata. Trecento uomini vengono inviati in Kurdistan. Il 15 agosto 1984, la nascita delle Unità di Liberazione del Kurdistan (HRK), sotto la guida del PKK, sanciscono formalmente e attivamente la nascita della guerra popolare contro il colonialismo turco. Questo stesso giorno, il movimento di resistenza curdo eseguirà una serie di clamorose azioni, tra cui l’occupazione di due piccole città: Eruh e Shemdinli.
Guarda “Örgütün Kuruluşuna Giden Yol || Abdullah Öcalan Örgütü Neden Kurdu ?“:
4/4/2024 https://www.infoaut.org/
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