Il jobs act è illegale, oltre che ingiusto. Giuristi democratici e sindacato Usb denunciano il pacchetto lavoro di Renzi. E stavolta è l’Europa che ce lo chiede. Associazione Nazionale Giuristi Democratici – ROMA, MARTEDÌ 8 APRILE, ORE 15,30 FONDAZIONE BASSO, VIA DELLA DOGANA VECCHIA, 5 + PRECARIETÀ – FORMAZIONE = JOBS ACT “CE LO CHIEDE L’EUROPA? NO!”

Quando si sente dire che l’Europa ci chiede qualcosa, un brivido di angoscia percorre le schiene di milioni di lavoratori. Ma non sempre è così. Il caso della convenzione della tortura, mai ratificata dai vari governi (anche quelli di “sinistra”) è solo un esempio. Un altro è la direttiva del ’99 che prescrive la possibilità di appioppare un contratto precario solo ad alcune condizioni. « La direttiva chiede infatti che i contratti a termine per essere legittimi siano “determinati da condizioni obiettive”, il che contrasta platealmente con la possibilità di stipulare contratti “acausali” cioè privi di motivazione per 3 anni anche attraverso continue proroghe di contratti brevissimi», come dice Roberta Fantozzi, della segreteria del Prc. E’ per questo che Giuristi democratici e l’Usb, un sindacato combattivo e non concertativo, né colluso col Pd di Renzi, hanno denunciato il premier e il suo “pacchetto lavoro” che è in contrasto con la normativa comunitaria anche per la possibilità di concedere i fortissimi sgravi contributivi previsti per l’apprendistato, in assenza di ogni vincolo per la stabilizzazione degli apprendisti. L’Unione Sindacale di Base, infatti, ha annunciato poche ore fa, la propria denuncia alla Commissione Europea per violazione del diritto comunitario da parte dello Stato Italiano in merito al decreto legge 20 marzo 2014, il “pacchetto Renzi” sul lavoro, con cui si modifica la normativa di contratti a termine e apprendistato. La richiesta di apertura della procedura di infrazione nei confronti dell’Italia accompagna l’analoga denuncia già presentata dall’Associazione Nazionale Giuristi Democratici e mette in rilievo come il decreto Renzi si ponga in contrasto con il diritto comunitario ed in particolare con la direttiva 1999/70/CE del Consiglio dell’Unione europea, del 28 giugno 1999, in materia di lavoro a termine, e con quanto già sancito in alcune sentenze dalla Corte di Giustizia Europea, nonché con quanto previsto dalla Costituzione italiana.

L’USB ricorda inoltre che nel 2013 ha già presentato una denuncia riguardo la mancata applicazione della direttiva 1999/70/CE da parte dell’Italia per quanto concerne i precari degli Enti di Ricerca (in allegato): circa 3.000 unità, mantenuti da anni in condizione di incertezza – ed a rischio licenziamento in diversi istituti. Tale denuncia sta proseguendo nel suo iter e verrà suffragata dagli ulteriori elementi di prova richiesti dalla Commissione. Anche con tali iniziative l’USB intende contrastare la ulteriore precarizzazione e l’annullamento dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori italiani perseguita dal governo Renzi, che con il decreto oggetto della denuncia e con l’annunciato “Jobs act” si accinge a stravolgere le normative italiane in materia di lavoro. « La sostituzione del lavoro stabile con lavoro sottopagato e privo di ogni diritto, la generalizzazione del ricatto della precarietà, è l’obiettivo indecente del governo. Da contrastare in tutti i modi. Denunciamo tutti il governo Renzi!», dice ancora Fantozzi, annunciando il sostegno alle iniziative legali dei giuristi democratici «per la clamorosa e frontale violazione del diritto comunitario, con riferimento alla Direttiva CEE 1999/70/CE sul contratto a termine, nonché con i principi fondamentali della Carta Sociale Europea e delle convenzioni dell’OIL».

Secondo il pacchetto lavoro, i contratti a termine saranno completamente liberalizzati; i padroni potranno stipulare e imporre ai lavoratori un contratto a scadenza senza alcuna indicazione della causale e con una durata lunghissima fino a tre anni. «Potranno assumerti e sbatterti fuori a loro piacimento. Il 20% dell’organico di un’azienda potrà essere assunto in questo modo», ricorda Franco Turigliatto, promotore dell’organizzazione Sinistra anticapitalista. I contratti di apprendistato – che dovrebbero garantire la formazione professionale e l’occupazione – vengono a loro volta liberalizzati e lasciati a totale arbitrio delle aziende senza vincoli e disponendo di ulteriori penalizzazioni salariali. Non c’è più alcuna garanzia che qualcuno sia trasformato in contratto a tempo indeterminato. Ecco perché Squinzi, il capo della Confindustria, è così contento e sostiene Renzi. Dirà qualcuno. “Ma almeno questa volta ci danno 80 euro mensili”. Due precisazioni da Turigliatto: «1. per ora non li avete ancora visti; 2. avete idea di quanti soldi sono stati rubati ai lavoratori, con aumenti salariali al di sotto dell’inflazione, con la cassa integrazione, il drenaggio fiscale, il lavoro precario, il blocco degli stipendi nel pubblico impiego? Migliaia e migliaia di euro ogni anno; 80 euro non sono una compensazione, ma solo una piccola elemosina, mentre i nuovi sistemi salariali continueranno a svuotare le buste paga. E dove vogliono prendere i soldi? Risponde Renzi: “tagliando la spesa pubblica”». E’ la cosiddetta spending review, cioè una odiosa mannaia sulla previdenza (le donne) e su servizi indispensabili come sanità, assistenza, compresa quella ai disabili, scuola, trasporti, che saranno sempre più in mano ai privati e più costosi. Contemporaneamente saranno tagliati migliaia di posti di lavoro; ne sono già stati preannunciati 85.000.

 Checchino Antonini 

 sabato 5 aprile 2014 http://popoff.globalist.it

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