Il Ku Klux Klan di casa nostra
La sanzione inflitta alla professoressa Rosa Maria Dell’Aria – quindici giorni di sospensione dalle lezioni e conseguente dimezzamento dello stipendio mensile – conferma che il paragone tra Fascismo e Salvinismo fatto dagli studenti dell’Istituto industriale Vittorio Emanuele di Palermo nella loro video-presentazione non era del tutto azzardato. Poteva andare anche peggio: la Sottosegretaria leghista alla Cultura, Lucia Borgonzoni (nota soprattutto per aver ammesso di non aver letto un libro negli ultimi tre anni), chiedeva infatti che la docente fosse “cacciata con ignominia e interdetta a vita dall’insegnamento”.
Da subito è scattata l’ondata di indignazione. Decine di migliaia di firme sono state raccolte in poche ore a favore del reintegro dell’insegnante e contro l’intimidazione rivolta contro gli studenti e i loro professori. La comunità scolastica palermitana ha promosso un sit-in in Prefettura, a cui hanno partecipato centinaia di persone, mentre i sindacati hanno manifestato di fronte alla scuola della professoressa sospesa. Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ha pubblicato sul sito del Comune il video “incriminato” e le senatrici a vita Liliana Segre ed Elena Cattaneo hanno invitato la docente, con i suoi alunni, a Palazzo Madama. «Mi sento confortata da tanta solidarietà», ha detto, commossa, la prof Dell’Aria, che ha dato mandato agli avvocati di presentare ricorso al giudice del lavoro, chiedendo al tribunale di dichiarare l’illegittimità del provvedimento disciplinare.
Di fronte a una reazione così vasta e immediata il Salvinismo ha cambiato repentinamente registro, indossando la maschera bonaria, quella che elargisce bacioni a tutti. Salvini ha auspicato che la professoressa «possa tornare quanto prima al suo lavoro a scuola» e ha espresso la volontà di incontrarla, mentre il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, ha scaricato la responsabilità della sospensione sull’Ufficio scolastico provinciale, ma anche lui si accoderà al ministro nella sceneggiata dell’incontro risarcitorio, ad uso delle telecamere. Se è opinabile paragonare il Decreto sicurezza con le Leggi razziali (come hanno fatto gli studenti di Palermo), appare sempre più stretta la contiguità tra Salvinismo e movimenti dichiaratamente fascisti come CasaPound e Forza Nuova. Allora il paragone sollevato in quella scuola di Palermo, per quanto opinabile, ha una sua ragione di essere, soprattutto in ragione del clima di razzismo che si sta diffondendo nel paese.
Ne sanno qualcosa i ragazzi di colore adottati dalle famiglie italiane. Avvenire, il quotidiano dei Vescovi, ha dedicato recentemente (numero del 15 maggio) a questo tema un’intera pagina, riportando tra l’altro una ricerca di Stefania Lorenzini, docente di pedagogia interculturale all’Università di Bologna. Il crescendo dell’intolleranza e della discriminazione razziale ha coinvolto inevitabilmente anche i ragazzi adottati. Ecco i numeri della vergogna: il 71% di loro ha subito episodi di bullismo da parte dei compagni di scuola; il 74% non è accettato dal gruppo classe, il 65% fa fatica a creare amicizie, il 74% rimane solo nell’intervallo; il 67% è costretto a cambiare scuola per offese, minacce, insulti. La massima autorità che presiede alle adozioni internazionali lo scorso 10 aprile ha diffuso una nota in cui esprime “profonda preoccupazione per i recenti episodi di razzismo nei confronti di quei figli adottivi che a causa del colore della loro pelle vengano fatti oggetto di atti di bullismo e vessazione”. Le adozioni internazionali (con un occhio di riguardo per quelle che provengono dall’Africa) sono state oggetto dell’attenzione del ministro Salvini. Durante un recente comizio a Cantù il leader della Lega fece salire alcuni bambini (brianzoli) sul palco e disse: “È questa l’Italia a cui stiamo lavorando, che i figli nascano un Italia e che non ci arrivino sui barconi dall’altra parte del mondo già confezionati (…) le sostituzioni di popoli con popoli non mi piacciono”. Parole grevi e intimidatorie, a cui le famiglie adottive hanno risposto civilmente con un flusso di racconti, testimonianze, fotografie di “figli confezionati” accolti da ogni parte del mondo.
Nel classico binomio sovranista “xenofobia – razzismo”, da noi prevale nettamente il secondo elemento, quello della discriminazione razziale contro le persone con la pelle nera e contro i rom. Giorni fa il ministro Salvini ha sorpreso tutti con questa affermazione: “Gli immigrati clandestini in Italia non sono 600 mila, ma 90 mila”. Prontamente contraddetto dal direttore dell’Istat che ha confermato la stima dei 600 mila, il Capitano ha ripiegato: “mi riferivo a quelli arrivati con i barconi”, cioè ai neri. Gli altri – i tantissimi “irregolari”, la grande maggioranza, che provengono per lo più da Albania, Romania e da altri paesi dell’Est Europa – non contano, perché bianchi. I bersagli del Salvinismo sono i neri e i rom, e nei loro confronti si applicano – tramite il braccio armato di CasaPound e Forza Nuova – i metodi classici del Ku Klux Klan (KKK), messi in atto vuoi a Macerata (raid razzista, spari contro gli africani, 6 feriti), vuoi nelle periferie romane (con orribili minacce all’incolumità fisica e alla dignità delle famiglie rom).
Ma anche quando il Salvinismo si mette in tenuta di governo, centrale o periferico, si riconoscono i toni da KKK, come quando Salvini si rivolge con crudele irrisione (“la pacchia è finita”) a disperati che hanno patito enormi sofferenze e rischiato la vita nell’attraversamento del Mediterraneo o come quando gli amministratori leghisti cercano di separare al momento della mensa i bambini stranieri dal resto della classe. Il Salvinismo ha in comune con il KKK anche la blasfemia. Il KKK non esita a invocare la protezione di Dio, perché l’organizzazione “is about love for God, race and nation”. Allo stesso modo il leader della Lega sabato scorso sul palco di piazza Duomo a Milano, brandendo un rosario ha chiuso il suo intervento con un affidamento alla Madonna“ che sono sicuro”, ha aggiunto, “ci porterà alla vittoria”. Parole che hanno indignato il settimanale dei Paolini, Famiglia Cristiana, che in un editoriale a firma di Francesco Anfossi non esita a definire quello di Salvini un “sovranismo feticista” e “l’ennesimo esempio di strumentalizzazione religiosa per giustificare la violazione sistematica nel nostro Paese dei diritti umani“.
La violazione dei diritti umani è la specialità del Salvinismo. Di questo parla la lettera che l’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha inviato all’Italia con lo scopo di arginare la politica anti-immigrazione del ministro dell’Interno italiano (vedi Risorse). E le motivazioni sono tanto chiare quanto allarmanti: “Mette a rischio i diritti umani dei migranti, inclusi i richiedenti asilo”; “fomenta il clima di ostilità e xenofobia”, “viola le convenzioni internazionali”. Nel mirino dell’ONU c’è in particolare il decreto sicurezza bis, che Matteo Salvini vorrebbe portare già oggi (20 maggio) all’approvazione del Consiglio dei ministri, che contiene – com’è noto – pesantissime sanzioni per chi presta soccorso in mare: da 3.500 a 5.500 euro per ogni straniero trasportato e, nei casi reiterati, se la nave è battente bandiera italiana la sospensione o la revoca della licenza da 1 a 12 mesi.
“Il cosiddetto decreto sicurezza bis – scrive Luigi Manconi su Repubblica[1] – osa l’inosabile: l’antico assioma “la vita umana non ha prezzo” viene rovesciato da cima a fondo. E viene formulato un “tariffario umano” che ci riporta indietro di secoli, a quando la compravendita degli schiavi o la loro emancipazione dalla cattività venivano misurate in termini strettamente economici. E si deve dire, senza enfasi, che se si attenta al diritto-dovere del soccorso in mare si intacca quel fondamento del sistema universale dei diritti umani rappresentato proprio dall’imperativo categorico di soccorrere chi si trovi in pericolo di morte. Un imperativo che non si affida solo e sempre a un sentimento di fraternità, bensì a quell’altruismo interessato che rappresenta la base più solida del vincolo di reciprocità, sul quale si fonda la convivenza umana: io salvo te perché conto sul fatto che tu salverai me, qualora fossi io a trovarmi in pericolo. È in ragione di quel vincolo che l’individuo, da uno stato di isolamento e di solitudine, passa alla condizione di soggetto sociale”.
Post scriptum. Mentre scrivevo questo post seguivo il caso della nave Sea Watch, con il suo carico di 47 migranti, ferma davanti al porto di Lampedusa. “Fino a quando sono ministro io quella nave in un porto italiano non entra e non sbarca nessuno” aveva tuonato Salvini. Verso le 23 è arrivata la notizia: i migranti sono sbarcati, tra gli applausi della popolazione. Poi i titoli dei giornali: Salvini furioso, qualcuno pagherà. È una buona notte (e un grande grazie al comandante della Sea Watch, l’italiano Arturo Centore).
Risorse
Lettera inviata dalle Nazioni Unite al Governo Italiano (15 maggio 2019)
Bibliografia
Manconi L, l Papa e la lingua dei segni, La Repubblica, 14 maggio, 2019.
Gavino Maciocco
20/5/2019 http://www.saluteinternazionale.info
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