Il Mc-Caporalato

In Inghilterra il gestore di un fast-food impiegava vittime della tratta di esseri umani. E in Alabama si mettono al lavoro i detenuti nei ristoranti. Segnali di nuovo schiavismo

Nell’ottobre 2019, la polizia britannica ha arrestato una coppia che aveva adescato sedici uomini dalla Repubblica Ceca, tutti senza fissa dimora, tossicodipendenti o entrambe le cose, con promesse di lavoro e una nuova vita. Invece vennero costretti alla schiavitù.

I due hanno obbligato diverse persone a lavorare nelle aziende che rifornivano i supermercati locali e in un McDonald’s a Caxton, un villaggio appena a ovest di Cambridge. Quando la coppia è stata arrestata, le leggi sulla privacy delle vittime hanno impedito ai giornalisti di raccogliere molte informazioni sul caso, ma una recente inchiesta della Bbc ha fatto conoscere nuovi dettagli. L’indagine chiarisce che sia il McDonald’s che i datori di lavoro della fabbrica hanno palesemente trascurato o ignorato volontariamente i segnali d’allarme relativi alla schiavitù moderna.

Gli uomini cechi parlavano poco o niente inglese, quindi un’altra persona si è presentata ai colloqui e ha compilato le loro domande. Al McDonald’s di Caxton, nove uomini lavoravano fino a settanta o cento ore a settimana, ma tutti i loro stipendi venivano versati in un unico conto bancario che nessuno di loro controllava. Ci sono voluti quattro anni prima che i trafficanti venissero arrestati, e solo dopo che uno degli uomini coinvolti ha chiamato la polizia ceca per chiedere aiuto.

Sebbene non ci siano indicazioni che il caporalato sia diffusio nei fast-food nel Regno Unito o in qualsiasi altro paese, questo evento invita a esaminare attentamente il modello di business del settore.

Alto turnover, pochi controlli, abusi dilaganti

In quanto settore mal pagato, per il personale i ristoranti nel fast-food hanno sempre fatto affidamento su un afflusso costante di persone disperate e spesso vulnerabili. Ad esempio, ho scritto di recente di come Burger King alla fine degli anni Novanta sia stato determinante nella stesura dei piani statunitensi per l’inserimento dei beneficiari dell’assistenza sociale nei posti di lavoro. Il settore del fast-food è stato uno dei principali beneficiari di questa politica: lo smantellamento dell’assistenza sociale ha creato un mercato del lavoro più flessibile, il che a sua volta ha significato che le aziende di fast-food hanno potuto assumere più lavoratori a salari più bassi.

Lo stesso si può dire dei principali rivenditori al dettaglio come Amazon e Walmart. Ma mentre queste aziende impiegano direttamente lavoratori a basso salario, esponendo l’azienda a problemi legali qualora dovessero presentarsi, la struttura proprietaria del settore del fast-food è particolarmente complessa, con le grandi aziende spesso protette da accordi di franchising.

Come la maggior parte dei ristoranti fast-food in tutto il mondo, il McDonald’s di Caxton è un’attività in franchising, il che significa che il suo proprietario è un imprenditore indipendente che paga la società McDonald’s per utilizzare la sua immagine, il suo menù e i suoi metodi di gestione aziendale. In base a un tipico accordo di franchising McDonald’s, la società fornisce mandati esatti per quasi ogni aspetto delle attività del ristorante, non solo per le voci del menù, ma anche per dove acquistare le materie prime per prepararle e come accogliere i clienti.

Uno dei pochissimi ambiti in cui le società di fast-food generalmente non forniscono mandati diretti è l’occupazione. In base alla legge, ai franchisee è solitamente consentito di assumere chiunque desiderino e pagarli quanto desiderano. Questa libertà spesso porta ad abusi sui lavoratori, per i quali le grandi società negano ogni responsabilità. In uno studio del 2022 commissionato dal Service Employees International Union, l’85% dei quattrocento lavoratori del fast-food intervistati ha dichiarato di aver subito una qualche forma di furto salariale.

Forse la recente pratica più inquietante nel settore del fast-food proviene dall’Alabama, dove due gruppi di persone incarcerate stanno attualmente facendo causa al dipartimento di correzione dello stato per averle messe al lavoro, compreso il lavoro nei fast-food, prendendo il 40% dei loro stipendi e poi minacciandole di punizioni o di trasferimento in strutture più violente quando hanno cercato di dimettersi. Queste vertenze sostengono che, costringendo le persone a rimanere al lavoro contro la loro volontà, il dipartimento di correzione dell’Alabama ha ridotto in schiavitù i detenuti sotto la sua protezione, una pratica illegale ai sensi della costituzione dello stato.

I franchisee di fast-food dell’Alabama che impiegano prigionieri, secondo le carte giudiziarie, partecipano come volontari al programma di lavoro forzato dello stato. Al contrario, McDonald’s Uk ha detto alla Bbc che il loro franchisee di Caxton ha impiegato inconsapevolmente gli schiavi cechi, avendo ignorato quelli che avrebbero dovuto essere alcuni evidenti segnali d’allarme. Parlando a suo nome, la società ha detto che il franchisee è stato informato della «piena portata di questi crimini orribili, complessi e sofisticati» solo durante le indagini della polizia.

Anche se hanno minimizzato l’incidente come un’anomalia orribile, quei dirigenti sembrano anche pensare che una recidiva sia possibile non solo in chiave ipotetica. In risposta alle ultime rivelazioni, McDonald’s Uk ha detto alla Bbc di aver «intrapreso azioni» per «individuare e scoraggiare meglio i potenziali rischi» in futuro.

I lavoratori dei fast-food hanno sempre dovuto affrontare salari bassi, condizioni pericolose e massacranti e poche opportunità di avanzamento. Con l’aumento della velocità delle operazioni, anche lo stress e il rischio di infortuni sul lavoro sono aumentati vertiginosamente. Queste terribili condizioni causano un turnover annuale molto vasto, spesso superiore al 100% negli Stati uniti, che poi mette i franchisee in una ricerca costante di nuovi lavoratori. Vista la poca attenzione al modo in cui trovano e impiegano le persone, non dovremmo sorprenderci se alcuni prendono scorciatoie e ignorano i segnali d’allarme. Se non altro, dovremmo aspettarcelo.

Alex Park è un ricercatore di Oakland, California. Sta lavorando a un libro sull’ascesa globale dell’industria del fast food. Questo articolo è uscito su JacobinMag. La traduzione è a cura della redazione.

11/10/2024 https://jacobinitalia.it/

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