Il mercato dell’allattamento artificiale

Dal 2003, con cadenza di 4-6 anni, il Lancet dedica una serie di articoli all’allattamento. L’ultima è uscita nel numero dell’11 febbraio 2023. Si compone di tre corposi articoli principali, di un editoriale e di un commento. Come per le serie precedenti, c’è da aspettarsi che nei prossimi numeri vi siano altri commenti e numerose lettere con relative risposte, visto il modo in cui è stato affrontato l’argomento. I tre lunghi articoli principali sono accompagnati da appendici con dettagli sui metodi usati e sulle fonti di dati. Hanno delle enormi bibliografie: 174, 168 e 296 voci, rispettivamente, per un totale di 638 riferimenti bibliografici. Bisogna dedicare almeno tre giorni per leggere il tutto, compresa la lettura di qualche riferimento bibliografico che può essere sfuggito anche a un appassionato del tema, come sono io.

Il primo articolo comincia con una breve e aggiornatissima rassegna delle conoscenze scientifiche su latte materno e allattamento.(1) Dopo aver citato numerose ricerche sulle proprietà, ancora in larga parte sconosciute, degli ingredienti finora conosciuti del latte materno, gli autori concludono che “stiamo appena iniziando a capire la complessa biologia di questo incomparabile alimento funzionale, e le implicazioni sociali e psicologiche dell’interazione dell’allattamento”. Passano poi ad analizzare i fattori che ostacolano l’allattamento. Il primo è l’uso scriteriato e abbondante delle cosiddette aggiunte, che nelle popolazioni con stile di vita occidentale sono costituite da quantità più o meno abbondanti di formula, mentre presso altri popoli possono essere rappresentate anche da alimenti e liquidi a carattere rituale. Non ci sono molti dati sulle aggiunte di formula nei paesi ad alto reddito, ma negli USA, per esempio, sono usati di routine nei due terzi dei reparti di maternità. Si stima che nei paesi a reddito medio e basso circa un terzo dei neonati riceva aggiunte di formula. La ricerca mostra che l’uso di aggiunte nei primi giorni di vita è associato a minore esclusività e durata dell’allattamento, con le note conseguenze sulla salute presente e futura di madri e bambini.

L’industria della formula sfrutta molti meccanismi per aumentare l’uso di aggiunte, che va ovviamente a proprio favore. Oltre alle strategie di marketing rivolte a sistemi e operatori sanitari, di cui parla il secondo articolo della serie, con il marketing rivolto alle famiglie l’industria fa passare l’idea che comportamenti normali del neonato, come il pianto, l’irrequietezza, i rigurgiti e i risvegli notturni, siano in realtà dei problemi da affrontare medicalmente. Ed ecco che molte mamme, spesso incoraggiate dagli operatori sanitari di riferimento, cominciano a pensare che il loro latte sia insufficiente, oppure che non sia buono. La soluzione è ovviamente a portata di mano: una formula “normale” per completare il latte materno, oppure una formula “speciale” per fare dormire meglio il neonato, per non farlo rigurgitare, per ridurre il rischio di allergia alle proteine del latte di mucca. Proteggere le famiglie da queste strategie di marketing è tanto essenziale quanto costruire e mantenere un sistema sanitario che promuova e sostenga l’allattamento, con operatori competenti e liberi da interessi commerciali.

Adriano Cattaneo

CONTINUA SU https://www.saluteinternazionale.info/2023/02/il-mercato-dellallattamento-artificiale/

22/2/2023

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