Il movimento contro la guerra da Coltano alla Sicilia in piazza il 21 ottobre

La guerra in Ucraina miete ogni giorno un numero elevatissimo di vittime. La controffensiva di Kiev, che doveva spingere le truppe ucraine fino alla Crimea e respingere le armate russe oltre i confini, non riesce ad avanzare che di pochi chilometri, scontrandosi con una durissima difesa delle forze armate Russe. La Federazione Russa continua a condurre la guerra a distanza continuando a demolire le infrastrutture militari e industriali in tutta l’Ucraina. D’altra parte sono eclatanti i colpi messi a segno dai droni ucraini che, eludendo le difese anti aeree russe, riescono e colpire la base della marina militare russa a Sebastopoli e il territorio russo anche in profondità. I morti si contano a migliaia su entrambi i fronti. Città, borghi e campagne sono devastate e rese invivibili dai combattimenti. 

Un quadro che non vede all’orizzonte nessuna via d’uscita per una guerra che sta influenzando la vita economica di tutti i Paesi europei, che vede contrapposti gli interessi di dominio del vecchio blocco capitalista occidentale, egemonizzato dalla potenza politico-militare degli Stati Uniti, e gli interessi espansivi dei Paesi del capitalismo rampante, con Russia e Cina in primo piano. 

L’Italia è uno dei principali attori nella contesa imperialista e guerrafondaia. Le Forze Armate italiane da anni sono impegnate in ben 36 missioni di guerra (fonte Ministero della Difesa) in tutto il Pianeta (Medio Oriente, Kosovo, Paesi Baltici, Romania, Polonia, Iraq, Libano, Mali, Niger,Repubblica Centrafricana, Libia, Somalia, Mediterraneo Orientale, Oceano Indiano e Oceano Pacifico, ecc). Con l’entrata in servizio della portaerei Cavour, preceduta dalla portaerei Garibaldi, e ora anche dalla nave multiuso Trieste (portaerei, portaelicotteri, porta mezzi da sbarco) è evidente la trasformazione in atto della forza armata navale italiana da forza di controllo e difesa delle acque territoriali a forza di intervento in aree distanti dal nostro Paese. La missione autunnale di una squadra navale italiana, capeggiata dalla portaerei Cavour, a fianco dell’alleato statunitense, nel Oceano Pacifico orientale e nel mar cinese denuncia la politica aggressiva e di guerra perseguita dall’Italia. Il governo Meloni e la stragrande maggioranza delle forze parlamentari (compresa gran parte dell’opposizione) danno il pieno e totale sostegno acritico alla linea atlantista, facendo unico blocco nel favorire le politiche militariste e in sostegno della borghesia capitalista che lucra sulla guerra, usandola in modo criminale per uscire dall’attuale crisi sistemica facendone pagare i costi e le conseguenze alla popolazione. 

L’industria italiana è direttamente coinvolta nella politica di guerra con il sempre maggiore coinvolgimento del colosso Leonardo S.p.A. (ex Finmeccanica), controllata al 30% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, leader dell’industria elettronica a fini bellici, produttrice degli elicotteri T129 e dei A129 Mangusta dell’italiana Agusta Westland (società del gruppo Leonardo), degli aerei ATR72-600 prodotti dall’Alenia Aermacchi, sempre del gruppo Leonardo, dei Carri armati Ariete, del veicolo trasporto truppe cingolato Dardo , del obice semovente PzH 2000 , del Centauro veicolo blindato 8X8, del veicolo trasporto truppe ruotato, Freccia, del Puma 6×6 e Puma 4×4-veicoli leggeri, dei cannoni navali, dei sistemi di puntamento tutti prodotti dalla Oto Melara (sempre società del gruppo Leonardo); della RWM Italia che è un’azienda che in Sardegna produce bombe aeree della classe MK80; della IVECO DEFENCE VEHICLES che produce autocarri tattici da 1,5 a 17,5 tonnellate di carico utile, trattori per trasporto corazzati, motopropulsori per blindati e corazzati, sia su ruote sia su cingoli, veicoli blindati e corazzati (in collaborazione con Oto Melara) per la ricognizione, combattimento, trasporto truppe, comando e supporto; dalla Calzoni-L3 Harris che è specializzata nella realizzazione e progettazione di veicoli per l’Aerospazio e Difesa, sistemi di movimentazione per sommergibili e navi di superficie, di ausilio all’appontaggio e mezzi navali autonomi robotizzati, specializzata in soluzioni all’avanguardia per i settori navale e sottomarino.  

E ancora dalla Fincantieri che ha operato i lavori di ristrutturazione (per poter ospitare i nuovi e costosi cacciabombardieri F35 in sostituzione dei vecchi aerei Sea Harrier) della portaerei Cavour, eseguiti dai cantieri navali di Palermo (che si apprestano a ricevere anche la nuova nave da guerra multifunzionale Trieste).  

Da segnalare anche la prevista ristrutturazione degli stabilimento BlueTech di Termini Imerese (Pa), ex SicilFiat, per la costruzione dei carri armati Leopard 2 Industria, a partecipazione statale, compartecipe in affari multimilionari nella costruzione di armamenti sempre più elaborati per diffondere morte e distruzione in un clima di crescente retorica patriottica e nazionalista. 

C’è da ricordare che il Presidente dell’AIAD (Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza) Guido Crosetto (Ministro della Difesa del Governo Meloni) ha evidenziato come il settore della difesa militare contribuisca per buona parte all’economia italiana.  

L’Italia, sin dall’inizio delle ostilità, è sempre più coinvolta nella guerra in Ucraina. Il conflitto in corso condiziona in modo diretto la società del nostro Paese: dalle scuole, all’università, ai luoghi di lavoro; dalle campagne alle città. L’aumento del costo dei carburanti, l’aumento del costo dell’energia (dovuto all’embargo del gas russo) genera la lievitazione dei generi di prima necessità e il crollo del potere d’acquisto per la maggioranza della popolazione. 

Contro la politica guerrafondaia e del riarmo il 21 Ottobre il movimento contro la guerra scenderà in piazza contemporaneamente, contro la guerra, le spese militari e le basi della morte: in Sicilia (Palermo), in Toscana (Pisa), In Lombardia (Ghedi), in Puglia (Taranto). Questi gli obiettivi:

1) bloccare l’invio di armi in Ucraina, fermare le politiche di riarmo, arrestare la corsa a strumenti di morte sempre più devastanti;

2) riconversione ad uso civile delle basi militari (come quella di Sigonella in aeroporto civile mercantile);

3) smantellamento della base MUOS di Niscemi (Cl), sempre più coinvolta nei teatri di guerra;

4) sostegno delle lotte territoriali contro le basi militari e i poligoni;

5) contro l’industria bellica, le spese militari e la crescente militarizzazione delle nostre città;

6) per il contrasto alla sempre più pressante propaganda militarista nelle scuole e nelle università;

7) sempre con chi si oppone alla guerra sia in Russia che in Ucraina;

8) per il sostegno politico e materiale agli oppositori/trici alla guerra, ai disertori e renitenti;

9) con i popoli Ucraino e Russo che subiscono gli orrori della guerra imperialista;

10) sempre a fianco degli oppressi e delle oppresse di tutto il Mondo;

11) contro tutti gli imperialismi (statunitense, europeo, italiano, russo, cinese).

Renato Franzitta

26/9/2023 https://www.pressenza.com/

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