Il non lavoro dello “smart working”

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In discussione alla camera è il cosiddetto lavoro agile, lo smart working, all’insegna della flessibilità oraria e di sede.
La proposta di legge la troviamo sintetizzata e pubblicizzata in alcuni articoli apparsi su quotidiani nazionali ma se ne è parlato in Confindustria e nei forum della Pubblica amministrazione visto che questa tipologia di lavoro riguarderà indistintamente il settore pubblico e privato.

Non si tratta propriamente del tradizionale tele lavoro , alcune ricerche costruite ad arte, per esempio quella commissionata dal Politecnico di Torino, confermano che la produttività del lavoro a casa è decisamente piu’ alta, non ci sono le spese per gli affitti degli uffici, i buoni pasto o la mensa da corrispondere. Dopo gli stages al posto dei contratti, dopo il lavoro gratuito ad Expo Milano (e presto al Giubileo di Roma) si fa strada una nuova precarietà ancora piu’ pericolosa. Secondo i Cobas, che hanno analizzato il testo provvisorio, non si tratta solo di promuovere massicciamente il lavoro a casa, che in Italia è al di sotto della media europea, non si tratta di conciliare i tempi di vita con quelli lavorativi, “si pensa solo a sfruttare intensamente la forza lavoro”. Particolarmente pericoloso è l’art 2 della proposta di leggeL’art. 2 stabilisce:

1. Lo svolgimento della prestazione lavorativa in regime di smart working è disciplinato da un contratto scritto tra lavoratore e datore di lavoro, nel quale sono definiti le modalità di esecuzione della prestazione resa fuori dai locali aziendali, gli strumenti telematici utilizzati dal lavoratore e le modalità di organizzazione dei tempi della prestazione lavorativa.

2. Il contratto di cui al comma 1 può essere a tempo indeterminato o a termine.Nel caso di contratto a termine, esso ha durata massima di due anni. L’accordodisciplina, altresì, le modalità di recesso, con preavviso o anticipato, e l’eventuale proroga o rinnovo.

Recesso, da parte dell’impresa, come da parte del lavoratore, secondo le modalità e i tempi sanciti nel contratto. Quindi libertà di licenziamento da parte del padrone in ogni momento,visto che lo prevederà anche lo stesso contratto.

I Cobas analizzano anche altri aspetti della proposta di legge collegata alla Legge di stabilità e quindi operativa da Gennaio 2016

  • il lavoro a casa è un risparmio per le aziende (pubbliche e private), si danno degli obiettivi da perseguire sempre e comunque a prescindere dallo stato di salute e dalle condizioni ambientali. Il risultato è quello che conta in nome della produttività
  • la paga sarà sostanziamente inferiore perché verrà calcolata una quantità di ore decisamente al ribasso anche se teoricamente si parla di paga proporzionata al lavoro e di parità del trattamento economico e normativo
  • l’accordo prevede che il datore di lavoro stabilisca già le regole di recesso, preavviso o rinnovo in caso di contratti a tempo determinato
  • il dipendente lavorerà 365 giorni all’anno , non avrà solo una postazione fissa, potrà lavorare da malato o in ferie, da qualunque postazione esso voglia\possa.
  • si aggira il contratto nazionale, si dice paradossalmente che i contratti nazionali potranno integrare quanto previsto dallo smart working
  • la salvaguardia della salute e sicurezza è a carico del dipendente, il datore di lavoro se la cava con due regolette ma nulla di piu’
  • il datore di lavoro fornisce gli strumenti informatici di cui è responsabile anche della manutenzione ma allo stesso tempo si dà la possibilità di derogare a questo obbligo lasciando che il lavoratore utilizzi propria strumentazione (altro risparmio)Un passo in avanti decisivo verso la schiavitu’ del lavoro verso cui si ripongono le speranze di ripresa economica del Governo Renzi

22/11/2015 www.controlacrisi.org

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