Il partito dalle pareti di vetro

di Alba Vastano –

Nell’anno domini 2021 la politica è morta, insieme con le ideologie già defunte. Sebbene questo in corso sia un anno importante per chi di un’ideologia in particolare ne fa il senso della propria vita. Ricorre quest’anno, infatti, il centenario della Fondazione del Partito comunista italiano, che modificò all’epoca e nei decenni a venire la visione del mondo, tentando di annullare il binomio dominante/dominato, re/suddito, padrone/schiavo e rendendo centrale la questione del lavoro e l’organizzazione della società. L’obiettivo a cui tendere per Antonio Gramsci, fra i fondatori del partito, e secondo Marx, il filosofo di Treviri, si basava sul rovesciamento di ogni forma di capitalismo, tramite la rivoluzione del proletariato. Cosa vuol dire oggi essere comunisti e praticare il comunismo sembra non essere più percettibile nella visione comune della società odierna globlizzata e nel linguaggio politico attuale. Anche perché la classe di appartenenza, il proletariato, ha cambiato forma e nome: da operaio/ lavoratore a consumatore in balìa dei mercati.

Tanto più complesso risulta agire in una realtà in cui il bene comune, i diritti sociali, la parità fra le persone e il principio di uguaglianza, uno di capisaldi della nostra Costituzione espresso nell’articolo 3 , sono valori scomparsi che hanno ceduto il posto alle privatizzazioni, alle riforme a danno del lavoratore, alla scomparsa del diritto per tutti ad una vita degna e dignitosa. Le politiche liberiste in atto hanno smantellato lo Stato di diritto per lasciare il posto allo Stato delle banche e degli speculatori finanziari, i grandi tycoon capitalisti. Oggi più che mai, con la formazione, in corso, del governo Draghi, l’uomo delle banche chiamato a sistemare per le feste un paese nel pantano politico e finanziario, situazione al culmine del disagio per l’emergenza sanitaria, i comunisti del nuovo millennio si trovano a fare i conti con un passato di dolorose scivolate politiche. A partire dalla svolta della Bolognina, alle varie scissioni e al cambio di casacca dei voltagabbana, ma sopratutto con un presente, influenzato fortemente dai poteri neoliberisti che hanno ceduto sovranità popolare e diritti costituzionali ai grandi speculatori finanziari europei.

I comunisti oggi sono messi con le spalle al muro e con la prospettiva di un futuro che li vede fuori dai giochi della rappresentanza politica, anche a causa di una legge elettorale che rema contro la democrazia e la sovranità popolare. Ѐ fondamentale quantomeno riflettere sui motivi della scomparsa dell’egemonia comunista. I comunisti e tutto ciò che ruota intorno alla sinistra radicale, estromessa dalla rappresentanza parlamentare, hanno le loro responsabilità su quanto, nell’ultimo trentennio almeno, ne ha causato la scomparsa nella visione comune, favorendo così il de profundis dello Stato sociale. In particolare, sono spariti i diritti dei lavoratori con la modifica dell’art.18, la democrazia e quella numerosa parte della società che credeva nella classe di riferimento e ne aveva la coscienza di classe. In merito alle responsabilità delle sconfitte c’è da chiedersi dove abbiamo fallito: nel non aver saputo unire le lotte? Nel non aver dato vita ex novo ad un unico partito comunista? Nel non aver saputo impedire le tante drammatiche e sofferte scissioni? Nel non aver fatto analisi sugli errori politici, né saputo organizzare un fronte comune? Nel non aver messo in atto politiche giovanili? Nel non aver organizzato e realizzato la formazione quadri dirigenti? Nel non aver saputo dare una direzione ai movimenti nascenti? Se così è stato, che fare oggi?

Un’accurata analisi sul che fare, sulle basi teoriche su cui si fonda e vive un partito comunista, quali impostazioni fondamentali deve contenere uno statuto per non far inaridire il partito, quali le responsabilità dei militanti e del corpo dirigente, può essere favorita dalla lettura del saggio ‘Il partito dalle pareti di vetro’ di Alvaro Cunhal, segretario generale del Pcp , il Partito comunista portoghese, dal 1961 al 1992. Ѐ un saggio politico che dovrebbe essere letto, studiato più che altro, e le teorie dell’intellettuale collettivo applicate in ogni sede di partito, perché divengano intellettuale organico. Il saggio suggerisce le indicazioni per la formazione quadri, sostiene l’essenzialità del centralismo democratico e condanna il culto della personalità della classe dirigente. Pillole di comunismo per i militanti e, in particolare, per i dirigenti a cui è innegabile che siano da addebitare alcune precise responsabilità. Il saggio è stato tradotto dal portoghese in italiano da Anita Benassi e Josè Colaço Barreiros, con la revisione in italiano di Liliana Calabrese e Laura Baldelli L’introduzione di Fosco Giannini e la postfazione di Salvatore Tiné offrono spunti di riflessione sul testo
Un ideale per cui vale la pena lottare
“Da dove viene a noi, comunisti portoghesi, questa allegria di vivere e di lottare? Che cos’è che ci porta a considerare la nostra attività nel partito come un aspetto centrale della nostra vita? Che cos’è che ci porta a destinate tempo, energie, capacità, attenzione al lavoro nel partito? Che cosa ci porta ad affrontare, a causa delle nostre idee e della nostra lotta, tutte le difficoltà, i pericoli, a resistere alle persecuzioni e, se le condizioni lo impongono, sopportare torture e condanne e dare la vita se necessario?L’allegria di vivere e di lottare ci viene dalla profonda convinzione che è giusta, entusiasmante, invincibile la causa per la quale lottiamo”. Cunhal apre così il saggio, rivolgendosi ai militanti del Pcp. Ѐ la sintesi, a dire il vero un po’ estrema ed eufemistica, ma appassionata e vera sul senso della militanza e della vita da comunisti.

Sintesi a cui fa seguito la descrizione di libertà e diritti a cui ogni comunista deve aspirare e tendere tutte le sue lotte per realizzare entrambi per sé e per le collettività. Una sorta di memoranda, in apertura del saggio, per non dimenticare le fondamenta e il senso delle lotte comuni. Anzitutto la lotta costante per la liberazione dei lavoratori da tutte le forme di sfruttamento e oppressione. Per poi evidenziare la necessità di mettere i principali mezzi di produzione al servizio del popolo e del Paese e non al servizio dell’arricchimento di pochi per la miseria di molti. Sradicare la fame , la miseria e la disoccupazione. Garantire a tutti il benessere materiale, l’accesso all’istruzione e alla cultura. Assicurare alla gioventù l’insegnamento, il lavoro, lo sport, la salute e l’allegria e alla donne l’effettiva uguaglianza dei diritti e della condizione sociale. L’ideale per i comunisti è una società socialista. Una società di libertà e benessere “ nella quale lo Stato e la politica siano interamente al servizio del bene e della felicità dell’essere umano”.

Il Partito
Un partito comunista si distingue per essere il partito della classe operaia e di tutti i lavoratori. Il legame con la classe operaia e le masse popolari è l’essenza e la sostanza dell’azione di partito e l’origine fondamentale della sua forza e della sua capacità di sopravvivere e resistere nelle più dure circostanze.“Il Pcp– afferma Cunhal- è figlio della classe operaia. Se seccassero le sue radici di classe sarebbe condannato ad invecchiare, a decadere , a morire. Per il Partito la classe operaia è la fonte di vita e di permanente ringiovanimento” Riguardo la natura di classe di un partito, Il segretario del Pcp, sostiene nel suo saggio che non può che essere basato sull’ideologia marxista-leninista essendo riferita alla classe operaia e a tutti i lavoratori “nell’epoca del passaggio dal capitalismo al socialismo’.

La lettura e lo studio del saggio di Cunhal può sicuramente giovare ai compagni delusi dell’attuale forma e dell’organizzazione dei vari partiti comunisti italiani, se gli stessi sono ancora interessati i a comprendere ed analizzare i motivi degli ultimi fallimenti delle lotte, finalizzate al ripristino della democrazia e del potere popolare. “Il partito dalle pareti di vetro” ha il fine di richiamare l’esigenza di un’organizzazione che sia capace di valorizzare i principi fondamentali del marxismo leninismo, senza derive dogmatiche, ma sapendo interpretare le indicazioni che ci vengono dai classici in modo creativo, (non dogmatico appunto) e più aderente ai mutamenti sociali ed economici che il capitalismo via via tende a fare propri. Non è casuale che quando il rapporto fra classe operaia e il partito di riferimento viene meno, si sminuiscono anche le qualità e le capacità di intervenire dei gruppi dirigenti del partito, con le inevitabili divisioni interne ed esterne ad esso. Prendono forma deviazioni opportunistiche e micro-culti della personalità, trasformando un dirigente di un partito da compagno militante a leader, foraggiando la separazione fra intellettuali e operai militanti, fra base e vertice.

Per tali motivi il partito di vetro di Cunhal non vuole essere altro che la metafora di una gestione democratica e organizzativa fra militanti e vertice di un partito comunista che poggia sull’esempio e sulla selezione di quadri intermedi autorevoli, perché capaci di amalgamare in modo creativo, ma determinato, gli obiettivi finali con le lotte parziali. Non a caso il pensiero marxista leninista si realizza nella prassi quando questa prende corpo e diventa necessità per le esigenze delle masse popolari dei lavoratori e degli sfruttati. Solo quando ciò si realizza il partito ha l’opportunità di favorire il passaggio essenziale dall’istinto di classe alla coscienza di classe.

Nell’incipit del saggio Chunal fa riferimento all’allegria di vivere e di lottare, questa idea specifica costituisce uno degli elementi fondamentali per favorire il passaggio alla coscienza di classe. A tal proposito occorre evidenziare che oltre al declino, ormai storico, del comunismo nel nostro paese per i motivi già citati, questo particolare periodo storico, drammaticamente legato alla pandemia in corso, costituisce un ulteriore ostacolo nel favorire un processo di partecipazione attiva al cambiamento, finalizzato a ribaltare il sistema capitalistico che resta così ben radicato nei gangli della società. Infine è obbligo fare anche un parallelismo fra la storia, la struttura e l’organizzazione del partito comunista portoghese, a cui si riferisce Cunhal e i partiti comunisti italiani. Ѐ evidente che sono realtà con peculiari differenze, sia storiche che culturali. In realtà il Pcp è un partito internazionalista ed ha una visione più dogmatica del pensiero marxista leninista, con diverse condizioni economiche e soprattutto sociali rispetto al conflitto.

Ѐ importante sottolineare che il Pcp gode di una importante autonomia economica, frutto dell’impegno e della collaborazione negli anni di tutti i militanti. Una delle perle del Pcp è la rituale Festa do Avante che si svolge a Lisbona ogni anno a Settembre e riunisce migliaia e migliaia di compagni e visitatori da tutto il mondo. Ciò, ovviamente, contribuisce a rinforzare le casse del Partito. Il Pcp ha come assunto il centralismo democratico in modalità rigida, mentre più partiti comunisti italiani, Rifondazione più di altri, nonostante siano inclini al pensiero di Rosa Luxemburg, rispetto al rigido dogmatismo del PCP, a causa di fattori legati alla cultura dominante in Italia non riescono a trovare un percorso di protagonismo politico.

Per di più nella nostra sinistra radicale non esiste da decenni la classe operaia, né vi è, come nel Pcp, un numeroso corpo di Giovani comunisti. Questi ultimi due elementi sono invece vivamente presenti nelle fila del Pcp. Altra importante assenza nelle nostre fila è la scomparsa dei quadri intermedi. Mancano, infatti nella vita sociale delle figure di riferimento come i delegati di fabbrica esperti e rossi o figure di rappresentanza nelle scuole, perché non basta essere rossi e sventolare le bandiere di partito in piazza,, bisogna anche essere esperti. Ѐ innegabile che quando un’organizzazione di un partito ha al suo interno un attivo gruppo di quadri intermedi, l’organizzazione e la vita di partito acquisiscono le potenzialità per riprendere a funzionare e a farsi corpo nella politica e nella società civile.

Alba Vastano

Giornalista

9/2/2021
Fonte: “Il partito dalle pareti di vetro” di Alvaro Cuhnal – Ed. La Città del Sole

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