Il podcast dei bravi ragazzi israeliani che per i palestinesi sognano la soluzione finale
Insideover. Quando l’utente fa partire la puntata, si ritrova catapultato in un sistema di odio e violenza ordinaria. “Perdonaci se non ce ne frega un c@@@o se tutti lì muoiono. È proprio come ci sentiamo. È solo il modo in cui si sentono gli israeliani”. “Ogni singolo abitante in Gaza dovrebbe essere spazzato via in pochi secondi” e ancora: “Ci godiamo la vita sapendo che i palestinesi stanno soffrendo”.
Il loro podcast, oltre che dimostrare il concreto pensiero di un cittadino israeliano favorevole al conflitto in Gaza, ci dimostra anche quello che è il reale intento di Israele. Infatti in questo video, uno dei due autori dice: “La guerra di Israele non è contro il terrorismo o contro Hamas, ma è una guerra contro i Palestinesi, solo contro di loro”.
Ciò che realmente verrebbe da chiedersi è il perché il controllo sul linguaggio violento che incita alla pulizia etnica da parte delle piattaforme come YouTube, Meta, Apple, Google non operi su questi contenuti. Infatti sia la loro pagina IG e sia il loro account YouTube risultano, al momento in cui scriviamo questo articolo, regolarmente attive e il loro podcast è disponibile da mesi sia su Spotify e sia su Apple Podcast dal 2016.
Prima della stesura di questo pezzo, abbiamo inviato una richiesta di segnalazione dell’account “twonicejewishboys” per violenza e incitazione all’odio. Alcune ore dopo, non è accaduto nulla. Meta ci ha comunicato che l’account non viola le regole della community di Instagram e nessun azione sarà intrapresa su questo account.
“Quel che ora penso veramente è che il male non è mai radicale, ma soltanto estremo, e che non possegga né profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare il mondo intero, perché si espande sulla superficie come un fungo. Esso sfida come ho detto, il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, di andare alle radici, e nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché non trova nulla. Questa è la sua banalità”.
Nel 1963 Hannah Arendt pubblica “La banalità del male” una raccolta di scritti e articoli che ripercorrono il processo in Israele ad Adolf Eichmann, tra i generali nazisti uno dei maggiori responsabili dello sterminio ebraico.
Two nice Jewish boys.
Oltre 50 anni dopo, abbiamo utilizzato questa frase per parlarvi di un podcast. Il podcast è israeliano e in lingua inglese, si trova praticamente dappertutto. E se vi state chiedendo il perché abbiamo incominciato questo articolo con una frase celebre scritta da un’autrice durante il processo per lo sterminio ebraico la risposta è semplice: quello a cui oggi stiamo assistendo in Gaza e West Bank ci sembra lo stesso male. L’unico tratto di similitudine tra questi due pezzi di storia così vicini nel tempo e nei modi è la radice del male: devastante, puro, totale, immotivato. Negli ultimi mesi le immagini hanno raccontato la distruzione di Gaza e l’uccisione da parte dell’esercito israeliano di decine di migliaia di palestinesi: donne, bambini, ragazzi, uomini.
Il podcast dal titolo Two nice Jewish boys, tratta della guerra di Israele in Gaza. Il formato è quello di un podcast chiacchierato tra amici, in cui si delineano pensieri e si commenta l’attualità. Sono questi elementi a dimostrarci quanto il male sia semplice, perché se questi due ragazzi al posto dei microfoni avessero un fucile e si trovassero a Gaza, sapremmo già l’epilogo. L’epilogo di migliaia di soldati israeliani che hanno devastato Gaza.
Nelle puntate si vedono due ragazzi che chiacchierano seduti a un tavolo. Cuffie, microfoni, sorrisi e risate per tutta la durata della puntata. Oltre che su Instagram, il podcast ha una pagina web e un account su YouTube.
“Ogni singolo abitante in Gaza dovrebbe essere spazzato via in pochi secondi”.
Quando l’utente fa partire la puntata, si ritrova catapultato in un sistema di odio e violenza ordinaria. “Perdonaci se non ce ne frega un c@@@o se tutti lì muoiono. È proprio come ci sentiamo. È solo il modo in cui si sentono gli israeliani”. “Ogni singolo abitante in Gaza dovrebbe essere spazzato via in pochi secondi” e ancora: “ Ci godiamo la vita sapendo che i palestinesi stanno soffrendo”.
Frasi come queste sembrano quasi scaturite da conversazioni abituali tra i due podcaster. Ogni frase è ancora più terribile della precedente. Tanto che uno dei due podcaster evidenzia al secondo “Se tu dici a un qualsiasi Israeliano che un bambino palestinese può ammalarsi di polio, lui ti risponderà che non gliene importa nulla. Questo vale per tutti gli israeliani”.
Il loro podcast, oltre che dimostrare il concreto pensiero di un cittadino israeliano favorevole al conflitto in Gaza, ci dimostra anche quello che è il reale intento di Israele. Infatti in questo video, uno dei due autori dice: “La guerra di Israele non è contro il terrorismo o contro Hamas, ma è una guerra contro i Palestinesi, solo contro di loro”.
Ciò che realmente verrebbe da chiedersi è il perché il controllo sul linguaggio violento che incita alla pulizia etnica da parte delle piattaforme come Youtube, Meta, Apple, Google non operi su questi contenuti. Infatti sia la loro pagina IG e sia il loro account YouTube risultano, al momento in cui scriviamo questo articolo, regolarmente attive e il loro podcast è disponibile da mesi sia su Spotify e sia su Apple Podcast dal 2016.
Prima della stesura di questo pezzo, abbiamo inviato una richiesta di segnalazione dell’account “twonicejewishboys” per violenza e incitazione all’odio. Alcune ore dopo, non è accaduto nulla. Meta ci ha comunicato che l’account non viola le regole della community di Instagram e nessun azione sarà intrapresa su questo account.
Il podcast, oltre al linguaggio violento e all’ideologia di pulizia etnica palestinese, contiene una serie di informazioni non vere che mirano a presentare il popolo palestinese come terrorista “di per sé”, senza avvicinarlo alla componente Hamas. Infatti, senza fornire alcuna prova, in questa puntata, in una discussione con Itamar Marcus fondatore di Palestine Media Watch, organizzazione che appare come un centro di ricerca israeliano sulla cultura palestinese ma che di fatto da oltre 20 anni produce propaganda pro-Israele, sostengono che le tv palestinesi invitino i bambini palestinesi a diventare martiri contro Israele.
Oltre al non fornire prove di tutto ciò, i due presentatori sottolineano diverse volte che si tratta di tv palestinesi e non riconducibili ad Hamas. Questo è quello che si temeva e sospettava fin dall’inizio, che la guerra contro Hamas, in realtà, non fosse altro che una guerra contro i palestinesi.
6/9/2024 https://www.infopal.it/
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