Il potere di lasciar morire
Due i punti principali, in un incrocio fra provvedimenti formali e pratica concreta: l’indicazione di “porti sicuri”, per le navi di soccorso con naufraghi a bordo, anche molto lontano dalle zone di operazione (vedi gli sbarchi a Ravenna e Livorno); l’obbligo di eseguire un unico intervento di soccorso e di procedere immediatamente verso il porto di sbarco, disinteressandosi – pare di capire – di eventuali altre imbarcazioni in difficoltà presenti nella propria zona. Il decreto, inoltre, prevede anche il divieto di trasbordo dei naufraghi da un’imbarcazione a un’altra e l’obbligo di presentare l’eventuale richiesta di asilo a bordo della nave.
L’obiettivo delle misure, combinate fra loro, è quello di rallentare e limitare le operazioni di soccorso, con la pretesa che le navi delle Ong – a queste sono rivolte le misure, con annesse multe e possibilità di fermo e sequestro in caso di infrazioni – disattendano le “norme del mare” che impongono di salvare i naufraghi a prescindere da qualsiasi altra considerazione e di portarli nel porto sicuro più vicino.
Ridurre e ostacolare i soccorsi: è una manifestazione di potere che di fatto – se osservata – porterebbe ad allargare il “lasciar morire” (gli interventi non fatti per i viaggi più lunghi verso porti lontani e per il limite dell’unico salvataggio per volta) e a ridurre di conseguenza il “lasciar vivere”, che in questo caso coincide con il soccorso in mare garantito dalle Organizzazioni non governative.
A questo si è ridotta la nostra democrazia, che pure è nata affermando la pari dignità di tutte le vite umane, un principio che via via è stato destrutturato. La norma sui soccorsi in mare ha suscitato le proteste delle Ong – che hanno, in alcuni casi, reclamato la necessità di disobbedire – e da esponenti del mondo cattolico: nulla di significativo è venuto dalle opposizioni parlamentari, non una parola – né sul provvedimento, né sullo scandalo del Mediterraneo trasformato nel più grande cimitero d’Europa – nel suo discorso di fine anno dal presidente Mattarella. L’Europa a sua volta osserva e tace, cioè acconsente.
Sono passati settantacinque anni dall’entrata in vigore della Costituzione e stiamo assistendo alla progressiva demolizione dei suoi presupposti culturali, filosofici, politici. È inaccettabile e occorre ribellarsi.
Lorenzo Guadagnucci
2/1/2023 https://comune-info.net
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