Il primario dell’ospedale di Gaza racconta torture e isolamento nella detenzione israeliana

L’avvocato di Hussam Abu Safiya racconta le estreme violazioni nelle carceri, come amputazioni forzate, fame e tormento psicologico

Fonte: English version

di Mera Aladam, 10 marzo 2025

Immagine di copertina: Proteste per i palestinesi attualmente detenuti da Israele – tra cui il direttore dell’ospedale Kamal Adwan di Gaza, dottor Hussam Abu Safiya – a Ramallah, nella Cisgiordania occupata, il 14 gennaio 2025 (AFP/Zain Jaafar)

La testimonianza del direttore dell’ospedale Kamal Adwan di Gaza dipinge un quadro brutale della detenzione israeliana, con racconti di torture, fame e delle pessime condizioni che i prigionieri sono costretti a sopportare.

Parlando con Arab48, l’avvocato del dottor Hussam Abu Safiya ha detto che gli è stato impedito di incontrare chiunque, compreso il suo avvocato, dal 27 dicembre, giorno della sua detenzione, fino al 10 febbraio.

Alla fine di dicembre dello scorso anno, l’ospedale fu preso d’assalto dalle truppe israeliane dopo quasi tre mesi di un blocco soffocante e di continui attacchi aerei ai suoi reparti e all’area circostante.

Tutto il personale medico, i pazienti e i loro parenti furono portati fuori dall’ospedale sotto la minaccia delle armi, costretti a spogliarsi fino alla biancheria intima e trasferiti in una località sconosciuta.

Il ministero della Sanità palestinese ha dichiarato che decine di medici, tra cui Abu Safiya, sono stati portati in centri di detenzione per essere interrogati.

L’avvocato Gheed Kassem ha potuto visitare il medico nella famigerata prigione di Ofer, nella Cisgiordania occupata, dove è detenuto da oltre 70 giorni dopo aver trascorso quasi due settimane nel campo di detenzione di Sde Teiman, nel deserto del Negev.

Isolamento e tortura

La visita di Kassem del 6 marzo è stata solo la seconda visita di un avvocato concessa ad Abu Safiya dalla sua incarcerazione ed è avvenuta dopo diverse sollecitazioni da parte degli avvocati.

“Fino al 10 febbraio 2025, ad Abu Safiya è stato negato il diritto di incontrare un avvocato e le autorità israeliane si sono esplicitamente rifiutate di permettere a chiunque di fargli visita, impedendogli di documentare le violazioni subite”, ha dichiarato.

Secondo Kassem, il pediatra è stato arrestato e imprigionato per essersi rifiutato di obbedire agli ordini di espulsione dell’esercito israeliano “perché la sua coscienza e la sua professionalità gli imponevano di rimanere in ospedale, soprattutto in presenza di decine di pazienti e bambini feriti”.

Il suo avvocato ha specificato che è stato isolato per 14 giorni a Sde Teiman e per altri 25 giorni a Ofer. In seguito è stato trasferito nella Sezione 24 di Ofer, dove i detenuti di Gaza rimangono separati dagli altri prigionieri.

“Il periodo più lungo di interrogatorio che Abu Safiya ha subito è stato di 13 giorni consecutivi, con ogni sessione che durava dalle otto alle dieci ore. Per tutto questo tempo, è stato sottoposto a continui e brutali abusi, torture e aggressioni”, ha dichiarato Kassem.

Ha aggiunto che i detenuti sono “quasi completamente isolati all’interno della prigione”, senza alcuna conoscenza o informazione sul mondo esterno, a meno che non venga loro concessa una visita.

Kassem ha detto che i servizi di intelligence tormentano psicologicamente i prigionieri con le notizie sulla morte dei loro cari, indipendentemente dal fatto che siano vere o meno.

“La situazione di tutti i palestinesi all’interno delle carceri israeliane è catastrofica e deplorevole, ma nello specifico, la situazione dei prigionieri di Gaza è eccezionale e più difficile perché non hanno alcuna esperienza precedente di detenzione”, ha affermato.

Carceri macello

L’avvocato di Abu Safiya descrive gli abusi e le torture presenti nei centri di detenzione israeliani come “senza precedenti”.

“Se parliamo della prigione di Sde Timan, è un mattatoio in tutti i sensi”, ha detto.

Parliamo di prigionieri incatenati da 10 mesi, di prigionieri a cui sono stati amputati gli arti senza cure, di prigionieri anziani incatenati e bendati, di prigionieri che hanno perso 70-90 chilogrammi del loro peso…”.

“Inoltre, c’è il problema del freddo pungente, poiché i prigionieri sono tenuti in gabbie aperte, il che significa che sono esposti al vento e all’acqua piovana, e sono costretti a sedersi per terra in ogni momento, con il divieto di parlare tra loro, di pregare e di leggere il Corano”.

Alla fine di febbraio, i media israeliani hanno mandato in onda un filmato di Abu Safiya, visibilmente esausto e incatenato mani e piedi, scortato dalle forze israeliane.

Kassem ha dichiarato che il medico è rimasto sorpreso di essere ripreso e che non era stato informato prima della trasmissione.

Per quanto riguarda la situazione legale di Abu Safiya, l’avvocato ha affermato che le autorità israeliane hanno tentato di riformulare il caso di Abu Safiya come un normale caso di sicurezza per poter presentare un’accusa.

“Dopo una serie di interrogatori e di pesanti torture per costringerlo a firmare qualsiasi cosa potesse essere usata come prova per l’incriminazione, dopo più di 45 giorni non sono riusciti a trovare alcun elemento contro di lui”, ha detto l’avvocato.

Hanno quindi riportato il suo caso alla sua designazione originaria (combattente illegale), e il fascicolo di un combattente illegale non comporta alcun diritto, né in termini di rappresentanza né di incriminazione”. Ogni volta, la decisione di prolungare la sua detenzione viene rinnovata”.

Tuttavia, Kassem afferma di aver lasciato Abu Safiya di buon umore, e che ha concluso l’incontro con il seguente messaggio: ”Un essere umano è storia, e la sua storia è definita da una posizione assunta e studiata.”

Prigionieri in pericolo, salvateli

L’esperienza di tortura di Abu Safiya è una delle tante all’interno delle carceri israeliane.

All’inizio di aprile dello scorso anno, un medico di un ospedale da campo israeliano dove sono detenuti i palestinesi di Gaza ha descritto dettagli strazianti delle condizioni, tra cui amputazioni di arti a causa di ferite da manette e prigionieri costretti a defecare nei pannolini.

Il medico, rimasto anonimo, che lavora presso la struttura di Sde Teiman, tra Gaza e Bersheeba, nel deserto del Negev, ha raccontato le sue esperienze in una lettera indirizzata al ministro della Difesa, al ministro della Sanità e al consulente legale del governo israeliano. La lettera è stata riportata da Haaretz.

“Questo ci rende tutti – le équipe mediche e voi, nostri responsabili nei ministeri della Sanità e della Difesa – complici della violazione della legge israeliana e, forse peggio per me come medico, della violazione del mio impegno fondamentale verso i pazienti, ovunque si trovino, come ho giurato quando mi sono laureato 20 anni fa”, ha scritto.

Gli ultimi gruppi di detenuti palestinesi liberati hanno mostrato segni di sofferenza, abusi, fame e negligenza medica nelle prigioni e nei centri di detenzione gestiti da Israele.

Alcuni di loro hanno ricevuto cure mediche solo dopo il rilascio.

In un filmato, un ex detenuto su un autobus che entrava nella Striscia di Gaza ha messo in guardia sulle condizioni di coloro che sono rimasti in prigione, gridando: “I prigionieri [nelle carceri israeliane] sono in pericolo. Salvateli”.

Negli ultimi mesi, nelle strutture di detenzione civili e militari di Israele, sono state registrate torture a tappeto che hanno causato la morte di oltre 60 palestinesi dal 7 ottobre 2023, tra cui almeno 39 provenienti da Gaza.

Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina.org

14/3/2025 https://www.invictapalestina.org

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