Il progetto Torino Street Care

Sara ha 12 anni, due grandi occhi neri e una bellissima pelle olivastra. Si siede senza paura al tavolo di accettazione tranquillizzando la mamma e rispondendo con un lieve accento piemontese “Marocco” alla domanda nazionalità. Sara è solo una delle tante minori che sono rientrate nel Progetto Torino Street Care (TSC 2.0) con cui l’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Omceo) di Torino e le Associazioni Rainbow for Africa, Comitato Collaborazione Medica-Amref, Camminare Insieme, World Friends e Danish Refugee Council hanno deciso di prendere in carico della sorveglianza epidemiologica dell’infezione da SARS-CoV-2, effettuando tamponi rapidi sulla popolazione più fragile di Torino e dell’Area Metropolitana.

Si tratta di una popolazione variegata, composta da migranti soli ed altri in nuclei familiari talvolta numerosi, da assistiti delle Caritas, frequentatori di mense e dormitori religiosi e laici, clochard sempre meno benvoluti in centro città (che offre oltre 10 km di portici e negozi con telecamere di sorveglianza ed illuminazione che quindi rendono più sicuro il loro stare in strada), da migranti che tentano di attraversare il confine sui sentieri alpini della val Susa e vengono respinti dalla Gendarmeria francese. Sono persone che non hanno mai fatto richiesta per assistenza sanitaria (iscrizione al servizio sanitario nazionale pur avendone diritto o ai centri ISI – informazione salute immigrati) oppure hanno difficoltà ad utilizzare il servizio sanitario per problemi di lingua, di orario, di genere del medico.

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3/3/2021

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