Il quartier generale israeliano ha ordinato alle truppe di sparare ai prigionieri israeliani il 7 ottobre.
La riattivazione della “Direttiva Hannibal” è stata ordinata dall’alto, confermano i giornalisti israeliani.
Articolo pubblicato una prima volta da The Electronic Intifada lo scorso 20 gennaio 2024
Il 7 ottobre, a mezzogiorno, il comando militare supremo di Israele ha ordinato a tutte le unità di impedire la cattura di cittadini israeliani “a qualsiasi costo”, anche sparando su di loro.
L’esercito “ha dato istruzioni a tutte le sue unità combattenti di eseguire la direttiva Hannibal in pratica, anche se lo ha fatto senza dichiarare esplicitamente questo nome”, hanno rivelato i giornalisti israeliani lo scorso fine settimana. Le rivelazioni sono state fatte in un nuovo articolo investigativo di Ronen Bergman e Yoav Zitun, due giornalisti con ampie fonti all’interno dell’establishment militare e di intelligence israeliano.
Hanno inoltre rivelato che “circa 70 veicoli” guidati da combattenti palestinesi di ritorno a Gaza sono stati fatti esplodere da elicotteri israeliani, droni o carri armati. Molti di questi veicoli contenevano prigionieri israeliani. I giornalisti hanno scritto che “non è chiaro in questa fase quanti dei prigionieri siano stati uccisi a causa dell’esecuzione dell’ordine” alle forze aeree di impedire a tutti i costi il ritorno a Gaza. “Almeno in alcuni casi, tutti i passeggeri del veicolo sono stati uccisi”, spiegano i giornalisti.
Il pezzo in ebraico non è stato tradotto in inglese dal suo editore, Yedioth Ahronoth, un giornale che traduce molti dei suoi articoli. È possibile leggere la versione integrale in inglese di The Electronic Intifada, tradotta da Dena Shunra, sul sito Electronic Intifada.
La dottrina segreta “Hannibal ” prende il nome da un generale cartaginese che si avvelenò piuttosto che lasciarsi catturare vivo dall’Impero Romano. L’ordine mira a impedire che gli israeliani vengano fatti prigionieri dai combattenti della resistenza, che potrebbero poi usarli come leva negli accordi di scambio di prigionieri.
” Sopraffatta”
Le ultime rivelazioni confermano quanto riportato da The Electronic Intifada fin dal 7 ottobre, ovvero che molti – se non la maggior parte – dei civili israeliani uccisi quel giorno sono stati uccisi da Israele stesso, non dai combattenti palestinesi. Le dichiarazioni iniziali affermavano che 1.400 israeliani erano stati uccisi da Hamas nell’assalto palestinese iniziato il 7 ottobre. Ma Israele ha ripetutamente rivisto al ribasso questa cifra, che ora è di “oltre 1.000”. È stato inoltre chiaro fin dall’inizio che centinaia di morti erano in realtà soldati israeliani. Hamas sostiene di aver preso di mira basi e avamposti militari e che il loro obiettivo era quello di catturare piuttosto che uccidere civili israeliani e di uccidere o catturare soldati israeliani.
Sulla base di interviste con i presenti, il nuovo articolo afferma che gli alti ufficiali del quartier generale militare sotterraneo di Israele a Tel Aviv il 7 ottobre hanno dichiarato sotto shock che “la Divisione Gaza è stata sopraffatta”.
(vedi il video “Cosa sappiamo ora degli eventi del 7 ottobre” )
Una persona presente quel giorno – riferendosi a precedenti crisi israeliane come il contrattacco a sorpresa da parte di Egitto e Siria nell’ottobre 1973 – ha detto ai giornalisti: “Pensavamo che ciò non sarebbe mai più potuto accadere, e questa rimarrà una cicatrice impressa nella nostra carne per sempre”.
Oltre a quello che definiscono “eroismo”, l’indagine di Bergman e Zitun rivela quella che descrivono come “una lunga serie di fallimenti, contrattempi e caos nell’esercito”, tra cui “una catena di comando che ha fallito quasi completamente”.
I combattenti della resistenza palestinese hanno preso di mira con successo le infrastrutture di comunicazione, scrivono, distruggendo il 40% dei siti di comunicazione intorno alla frontiera di Gaza, comprese le torri e le antenne di collegamento. Per ore, quindi, i vertici di Israele sono rimasti all’oscuro della portata dell’assalto. Per rimediare, “hanno fatto riferimento alla televisione e ai social media, soprattutto a Telegram, ai canali israeliani, ma soprattutto a quelli di Hamas”.
1.000 obiettivi dei droni in Israele
A novembre, The Electronic Intifada ha riferito di filmati dell’aviazione israeliana, nonché di interviste in un articolo israeliano con piloti di elicotteri d’attacco, che mostravano che era stato ordinato loro di “sparare a tutto” quello che si muoveva tra gli insediamenti di frontiera di Israele e Gaza.
L’articolo israeliano affermava che “nelle prime quattro ore… elicotteri e caccia hanno attaccato circa 300 obiettivi, la maggior parte in territorio israeliano”.
Il nuovo articolo di Bergman e Zitun afferma che alla fine della giornata, il solo Squadrone di Droni 161 (che vola col drone Hermes 450 di Elbit) “ha eseguito non meno di 110 attacchi su circa 1.000 obiettivi, la maggior parte dei quali all’interno di Israele”.
(vedi video “Carro armato spara su casa israeliana nel kibbutz Be’eri 7 ottobre 2023″)
Come riportato per la prima volta in inglese da The Electronic Intifada, il mese scorso i media israeliani hanno mostrato filmati di operatori di carri armati che sparavano contro le case israeliane all’interno dei kibbutz durante gli scontri con la resistenza palestinese del 7 ottobre.
L’Electronic Intifada è stata anche la prima a rivelare in inglese, a ottobre, la testimonianza di Yasmin Porat, una delle due uniche sopravvissute all’attacco israeliano contro una casa nel kibbutz Be’eri che conteneva circa una dozzina di prigionieri detenuti dai combattenti palestinesi.
Porat ha dichiarato ai media israeliani che i palestinesi li avevano trattati “umanamente”, ma che l’esercito israeliano ha posto fine allo stallo con i combattenti bombardando deliberatamente l’intera casa, anche se i prigionieri erano ancora presenti.
Ha poi aggiunto che tra le vittime dell’attacco israeliano c’era anche Liel Hatsroni, 12 anni, prigioniera israeliana. La foto di Hatstroni è stata poi utilizzata dai funzionari israeliani per la propaganda, sostenendo erroneamente che fosse stata bruciata viva da Hamas – “perché è ebrea”, ha mentito l’ex primo ministro Naftali Bennett.
(video: “Adolescente israeliana completamente carbonizzata dal fuoco dei carri armati israeliani nel kibbutz. La sopravvissuta Yasmin Porat fornisce nuovi dettagli sul bagno di sangue del 7 ottobre”).
Il mese scorso The Electronic Intifada ha riferito anche di un colonnello dell’aviazione israeliana che ha ammesso che il 7 ottobre è stato un evento “Hannibal di massa” e che i loro droni quel giorno hanno fatto saltare in aria case israeliane. Bergman e Zitun spiegano che la direttiva Hannibal originale è stata istituita segretamente nel 1986 dopo la cattura di due soldati israeliani nell’allora Libano meridionale occupato dall’organizzazione di resistenza libanese Hezbollah. Il loro nuovo articolo afferma che la Direttiva Hannibal originale ordinava alle forze israeliane di “fermare le unità di cattura ad ogni costo” e che “nel corso di una cattura, il compito principale diventa quello di salvare i nostri soldati dai rapitori, anche a costo di colpire o ferire i nostri soldati”. Due anni dopo essere stata rivelata dai giornalisti durante la guerra del 2014 a Gaza, la dottrina sarebbe stata revocata, o almeno “chiarita”. Ma Bergman e Zitun confermano nel loro nuovo articolo che a mezzogiorno del 7 ottobre, l’esercito israeliano “ha deciso di tornare a una versione della direttiva Hannibal”. Scrivono che ” le istruzioni erano di fermare “ad ogni costo” qualsiasi tentativo dei terroristi di Hamas di tornare a Gaza, usando un linguaggio molto simile a quello della direttiva Hannibal originale, nonostante le ripetute promesse dell’apparato di difesa che la direttiva era stata revocata”.
Il nuovo articolo spiega che il quartier generale ha ordinato a tutte le unità di applicare la direttiva Hannibal subito dopo che sono emersi i primi video dei prigionieri israeliani.
“Sparate a volontà”
Dal 7 ottobre, un flusso sempre crescente di prove suggerisce che Israele potrebbe avere avuto la responsabilità di un gran numero di morti civili israeliani quel giorno – plausibilmente anche della maggior parte di esse, date le ultime rivelazioni. Queste prove sono state volutamente ignorate dai media mainstream in Occidente. Sono state riportate in inglese da media indipendenti, tra cui The Electronic Intifada, The Grayzone, The Cradle e Mondoweiss. Le prime due di queste pubblicazioni sono addirittura oggetto di un articolo di denuncia da parte del Washington Post, proprio per il loro resoconto fattuale degli eventi del 7 ottobre.
Il mese scorso l’esercito israeliano ha ammesso che il 7 ottobre si è verificata una “quantità immensa e complessa” di incidenti che ha definito “fuoco amico”. Prima di questo nuovo articolo, quindi, c’erano tutte le indicazioni che Israele avesse segretamente riattivato la direttiva Hannibal – come riportato da The Electronic Intifada dal 7 ottobre.
Ma col nuovo articolo di Bergman e Zitun si conferma per la prima volta che gli ordini in tal senso provenivano dai vertici della gerarchia militare israeliana.
Tuttavia, sembra che già prima di mezzogiorno, nella mattina della brutale e indiscriminata reazione israeliana all’assalto militare palestinese, gli ufficiali locali abbiano preso in mano la situazione e abbiano deciso di riattivare Hannibal da soli. Intorno alle 8 del mattino lo Squadrone di Droni 161 ha deciso “che non aveva senso aspettare ordini dal comando dell’aeronautica o dalla divisione di Gaza”. Il quartier generale della divisione nell’insediamento di Re’im era in quel momento sotto un feroce attacco da parte dei combattenti palestinesi. Ciononostante, lo squadrone riuscì a raggiungerli e chiese “se tutte le procedure, gli ordini e i regolamenti potessero essere cestinati”, raccontano Bergman e Zitun. La risposta arrivò dal comando della divisione: “Avete l’autorità di sparare a volontà”.
Agendo su ordine di giovani ufficiali del cosiddetto centro di comando mobile “Fire Canopy”, ai piloti degli elicotteri d’attacco è stato anche detto: “Avete il permesso [di aprire il fuoco] fino a nuovo ordine – e in tutta l’area”. L’articolo rivela anche che decine di agenti dello Shin Bet, la polizia segreta israeliana che si occupa di torture e omicidi, hanno preso parte alle battaglie del 7 ottobre.
Il direttore Ronen Bar ha ordinato personalmente a “chiunque sia in grado di portare un’arma” di mobilitarsi, dicendo che “tutti i collaboratori con addestramento al combattimento e in possesso di armi [dovrebbero] andare a sud e aiutare nei combattimenti”. Secondo l’articolo, quel giorno sono stati uccisi 10 agenti dello Shin Bet. Se ciò è esatto, è probabile che altri 10 dei civili citati come vittime israeliane fossero ufficiali dello Shin Bet armati.
Il database delle vittime gestito dal quotidiano israeliano Haaretz, al momento in cui scriviamo, nomina ancora tre di questi ufficiali dello Shin Bet: Yossi Tahar, Smadar Mor Idan e Omer Gvera. Idan è definito “civile”, mentre Tahar e Gvera sono elencati solo come parte dei “servizi di emergenza”. Tutti e tre sono anche classificati come “vittime del 7 ottobre”.
L’articolo di Bergman e Zitun sembra stia provocando forti reazioni nella società israeliana, dove le famiglie degli altri prigionieri israeliani detenuti a Gaza stanno cercando di fare pressione sul governo affinché accetti un accordo di scambio di prigionieri con Hamas.
Bergman è un giornalista israeliano di alto profilo. Oltre che per Yedioth Ahronoth, scrive per il New York Times Magazine ed è autore di diversi libri sulle agenzie di spionaggio israeliane, tra cui Rise e Kill First (Alzati e uccidi per primo). Parlando al podcast di Haaretz questa settimana, Asa Kasher, l’autore del codice di “etica” dell’esercito israeliano, si è unito al coro che chiede un’indagine sull’uso della dottrina Hannibal durante e subito dopo il 7 ottobre. Kasher si è detto d’accordo con le famiglie sulla necessità di un’indagine immediata”, ha scritto Haaretz, “che non dovrebbe aspettare la fine della guerra a Gaza”. Tuttavia, Kasher è tutt’altro che una voce etica. “Uccidere 40 civili” a Gaza in un colpo solo è “ragionevole”, ha dichiarato a The Electronic Intifada nel 2014.
Nicole Santini
7/4(2024 https://www.invictapalestina.org/
Traduzione: Leila Buongiorno
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