Il re della truffa. Su pensioni e non solo…
In qualche parte dello sterminato codice penale italiano dovrebbe esistere una legge che vieta ai truffatori di fare il loro sporco mestiere addirittura dalla poltrona di presidente del consiglio.
Presentando le sue promesse circa la prossima legge di stabilità – la ex legge finanziaria, quella che determina le entrate e le uscite dello Stato per il prossimo anno – Matteo Renzi ha detto:
“Tutti quelli che stanno a tre anni dalla pensione possono decidere autonomamente di andarsene, se rinunciano a una piccola somma, che dipende da caso per caso. Ad esempio se uno prende 1.500 euro al mese, se accetta di andare con 1.470 euro, può andare via prima. È un esempio”.
E’ spudoratamente falso. Nessuno, neanche quelli che dovessero decidere di andare in pensione solo sei mesi prima della data determinata dalla “riforma Fornero”, può rimetterci così poco. “Il 2%, che sarà mai…”
Il meccanismo lo abbiamo spiegato più volte, sia noi che diversi giornali mainstream “seri”, ad esempioIlSole24Ore, organo di Confindustria.
Il principio della “penalizzazione” per l’uscita anticipata, per come fin qui anticipato dal sottosegretario Nannicini, addetto a portare a termine il progetto “Ape”, è chiarissimo: meno 3% sull’assegno pensionistico futuro per ogni anno di anticipo rispetto ai 66 anni e 7 mesi (o altre casistiche particolari,come i “precoci”, gli “usuranti”, le forze militari e di polizia, ecc).
Se uno decidesse di andarse – come “esemplicifica” Renzi – tre anni prima ci rimette sicuramente il 9%. Nel caso dei 1.500 euro citato da Renzi equivale a meno 135 euro. Ossia 1,365 di assegno.
Fosse tutto qui, sarebbe ancora un banale errore di calcolo. La cosa è però molto più grave.
A questa prima perdita, infatti, bisogna aggiungere la rata mensile detratta per rimborsare l'”anticipo”. Non sarà infatti l’Inps a pagare la pensione per tutto il periodoprecedente a quello fissato dalla Fornero, ma una banca privata. In pratica, l’aspirante pensionato si pagherà quei tre anni con soldi propri, detratti dalla futura pensione.
Quanto? Nell’esempio fatto da Renzi, per avere tre anni di pensione anticipata, a 1.500 euro al mese più la tredicesima, significa aprire un mutuo pari a: 1.500 * 39 mensilità. Ossia: 58.500 euro (sorvoliamo sui dettagli come l’Irpef: chi la pagherebbe, durante quei tre anni?).
Una cifra da ripagare in “comode rate”, nel corso di 20 anni. Altro calcolo semplicissimo, senza neanche contare gli interessi (che, promette Renzi, sarebbero pagati dallo Stato, forse tramite l’Inps): 58.500 / 120 = 487,5 euro al mese. Da sommare ovviamente ai 135 della “penalizzazione”. Totale: 622,5 euro in meno ogni mese, fino alla morte o quasi (chi resta in vita avrebbe a fine rate 86 anni 7 mesi!). Quindi il “ricco pensionato” atteso da un assegno da 1.500 euro si dovrebbe accontentare di soli 877,5 euro. Quasi il 40% in meno. Altro che “1.470”!
Nel caso, certamente più frequente, di assegni pensionistici “attesi” minori, la perdita sarebbe proporzionalmente minore, ma sempre elevatissima, ossia nell’ordine di circa iil 40%. Così come nei diversi possibili casi di uscita anticipata di grandezza minore (un anno, due anni, un anno e mezzo, ecc) la percentuale della perdita scenderebbe, ma mai del 2% appena. E’ aritmetica da elementari, non serve uno scienziato della finanza…
Non sappiamo, ripetiamo, se quella legge esista, ma se qualcuno ce la segnala non mancheremo di promuovere una class action di dimensioni bibliche. Anche verso quei giornalisti che nemmeno riescono più a fare la più semplice delle domande in base ai calcoli “da massaia” che qui abbiamo fatto.
6/9/2016 http://contropiano.org
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