Il regalo del governo alla polizia: armi a misura di abuso in divisa
«È un’arma – la pistola taser – di dissuasione non letale – ha detto il ministro dell’Interno Matteo Salvini – ed il suo utilizzo è un importante deterrente soprattutto per gli operatori della sicurezza che pattugliano le strade e possono trovarsi in situazioni border line. È una misura di deterrenza può risultare più efficace e soprattutto può ridurre i rischi per l’incolumità personale degli agenti. Credo che la pistola elettrica sia un valido supporto, come dimostra l’esperienza di molti paesi avanzati, tra cui gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Francia e la Svizzera». Se cala il rischio per gli agenti, però, aumenta quello per le persone che incappano nelle attenzioni dei robocop i divisa. Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, ha più volte ripetuto che «apparentemente, queste pistole sembrano avere tutti i vantaggi: facili da usare, efficaci e risolutive in situazioni complicate, tanto nei confronti di persone recalcitranti all’arresto quanto di prigionieri in rivolta o di folle aggressive. In più, portano con sé quella definizione rassicurante di ‘armi meno che letali’ o ‘non letali’. Nel Nordamerica (Usa e Canada), dal 2001, il numero dei morti ‘taserizzati’ è di almeno 864. Nel 90% dei casi, le vittime erano disarmate. Gli studi medici a disposizione sono concordi nel ritenere che l’uso delle Taser abbia avuto conseguenze mortali su soggetti con disturbi cardiaci o le cui funzioni, nel momento in cui erano stati colpiti dalla Taser, erano compromesse da alcool o droga o, ancora, che erano sotto sforzo, ad esempio al termine di una colluttazione o di una corsa. Altro fattore di preoccupazione è la facilità con cui la Taser può rilasciare scariche multiple, che possono danneggiare anche irreversibilmente il cuore o il sistema respiratorio. Prima di mettere a disposizione delle forze di polizia questo tipo di arma andrebbe effettuato uno studio sui rischi di violazioni dei diritti umani a seguito del suo impiego e andrebbe garantita una formazione specifica e approfondita per gli operatori che ne venissero dotati. Ma anche se venissero soddisfatte queste due richieste, il rischio di violazioni dei diritti umani non verrebbe affatto azzerato». Il decreto che dà il via alla sperimentazione del Taser è stato firmato ieri: la pistola elettrica che sarà data in dotazione alle forze dell’ordine. Il Taser sarà usato inizialmente in 11 città: Milano, Napoli, Torino, Bologna, Firenze, Palermo, Catania, Padova, Caserta, Reggio Emilia e Brindisi. La sperimentazione sarà affidata alla Polizia di Stato, all’Arma dei carabinieri e alla Guardia di finanza. Trenta i dispositivi da acquistare, per ora. La fase sperimentale seguirà un disciplinare che un apposito gruppo interforze sta mettendo a punto e sulla base del quale saranno formati le donne e gli uomini delle forze dell’ordine coinvolti nella prima fase di utilizzo. «Il Taser è un’arma di dissuasione non letale – ha detto il ministro Salvini – e il suo utilizzo è un importante deterrente soprattutto per gli operatori della sicurezza che pattugliano le strade e possono trovarsi in situazioni border line laddove una misura di deterrenza può risultare più efficace e soprattutto può ridurre i rischi per l’incolumità personale degli agenti. Credo che la pistola elettrica sia un valido supporto, come dimostra l’esperienza di molti paesi avanzati, tra cui gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Francia e la Svizzera». Il Taser oltre agli Stati Uniti è in dotazione alle forze di polizia di circa 107 paesi, tra cui Canada, Brasile, Australia, Nuova Zelanda, Kenya e in Europa in Finlandia, Francia, Germania, Repubblica Ceca, Grecia e Regno Unito.
Già dieci anni fa, dagli States, Amensty chiedeva ai governi di sospendere l’uso di taser o almeno di limitarlo alle situazioni di effettiva minaccia alla vita.
L’organizzazione per i diritti umani diffuse allora uno dei più dettagliati e aggiornati rapporti sulle pistole elettriche. Le affermazioni delle industrie produttrici, secondo cui le taser sono armi sicure e non letali, non regge il confronto con la realtà, poiché il numero delle persone morte negli Usa, dal 2001 all’agosto 2008, dopo essere state colpite dalle taser, è salito a 334. «Le taser non sono armi non letali, come vengono invece descritte – ha dichiarato Angela Wright, ricercatrice di Amnesty International sugli Usa e autrice del rapporto – possono uccidere e dovrebbero essere usate solo come ultima risorsa. Il problema è che si prestano intrinsecamente all’abuso. Sono facili da portare e da usare e possono infliggere un dolore acuto solo premendo un pulsante, senza lasciare segni visibili».
La ricerca di Amnesty International, basatasi anche su 98 autopsie, ha verificato che molte vittime sono state colpite più volte, in modo prolungato (ben oltre il ‘ciclo-standard’ di cinque secondi) e da più poliziotti contemporaneamente. Talvolta sono state colpite per non aver eseguito un ordine, dopo che erano state già stordite da un primo colpo. In almeno sei casi mortali, le taser sono state utilizzate su persone che avevano problemi di salute in fase acuta, tra cui un medico che aveva avuto un incidente con la propria automobile, andata distrutta, nel corso di una crisi epilettica. È morto dopo essere stato ripetutamente colpito da una taser sul ciglio della strada dove, stordito e confuso, non riusciva a obbedire ai comandi di un agente.
Agenti di polizia hanno usato le taser contro studenti, donne incinte e persino contro una persona affetta da demenza senile. Nel marzo 2008, nella contea di Orange in Florida, una bambina di 11 anni con difficoltà d’apprendimento è stata colpita da una taser dopo che aveva aggredito un agente con un pugno sul volto.
Altri studi indipendenti effettuati su animali hanno concluso che le taser possono causare aritmia nei maiali, sollevando quindi ulteriori dubbi sulla sicurezza nel caso vengano usate su esseri umani. Un ulteriore studio commissionato dalla Canadian Broadcasting Corporation ha determinato che il 10% delle 41 taser esaminate sprigionava più corrente di quella dichiarata dal produttore, mettendo quindi in luce la necessità di altre verifiche e test indipendenti su queste armi.
Sebbene la maggior parte dei 334 decessi sia stato attribuito a fattori quali intossicazione da droga, medici e magistrati sono giunti alla conclusione che nel 50 per cento dei casi le taser abbiano causato direttamente o contribuito a causare la morte.
Ercole Olmi
5/7/2018 www.popoffquotidiano.it
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