L’EVASIONE FISCALE E IL RISPETTO DELLE LEGGI

L’Italia è noto a tutti, rappresenta, per gli evasori, il Paese della cuccagna.

Tra evasioni – di tutti i tipi e generi – elusioni e sistematici condoni, ci si ritrova con la stragrande maggioranza dei lavoratori dipendenti e dei pensionati che pagano fino all’ultimo centesimo, mentre tantissimi – tra liberi professionisti e commercianti – non “arrivano a fine mese”.

Penso alle dichiarazioni annuali di quei titolari di oreficerie che dichiarano redditi personali inferiori a quelli dei loro commessi, o proprietari di ristoranti con redditi che non raggiungono quelli dei loro camerieri. Senza dimenticare che la quasi totalità delle nostre società di capitale dichiara, sistematicamente, di essere “in perdita”!

Protestare, quindi, contro tutti i governi che si sono succeduti, dal ’46 a oggi, per la loro inconfessabile volontà di non perseguire, con efficacia, perseveranza e determinazione, la piaga che ci vede primeggiare in tutta l’U.E. sarebbe troppo facile e dovere di tutti coloro i quali hanno a cuore la comune convivenza e il più elementare rispetto delle leggi.

Purtroppo, però, l’italiano medio nutre, nei confronti della legge, una vera e propria idiosincrasia.

Verso tutte le leggi; dal divieto di fumo nelle scuole e negli ospedali, all’obbligo delle cinture di sicurezza nelle auto.

Personalmente, limitandomi alle piccole “trasgressioni” di tutti i giorni, di quelle che sfuggono alla stragrande maggioranza della gente, ma rappresentano, contemporaneamente, un illecito arricchimento per decine di migliaia di commercianti disonesti e un’evidente danno per milioni di consumatori, c’è una cosa che considero assolutamente insopportabile.

Alludo al mancato rispetto – nel senso della sua diffusa e sostanziale inosservanza,   nella stragrande maggioranza degli esercizi commerciali – della legge che regola la vendita al dettaglio dei prodotti al netto della tara.

Certo, qualcuno potrebbe obiettare che nella patria dell’evasione fiscale, contributiva e di qualsiasi altra natura, quello del peso netto è l’ultimo dei problemi.

Io, però, vorrei tentare lo stesso di lanciare una vera e propria “campagna” affinché tutti pretendano il rispetto della legge numero 441 del 5 agosto 1981.

L’art. 1 della suddetta impone che la vendita delle merci, il cui prezzo sia fissato per unità di peso, debba essere effettuata a peso e al netto della tara.

La sanzione amministrativa, per il mancato rispetto della legge 441, varia da € 155,00 a 516,00. Non solo, la condotta fraudolenta del commerciante può essere anche punita con sanzioni penali fino a due anni di reclusione (art. 515 c.p.).

Ci rendiamo conto che due etti di prosciutto al prezzo (nominale) di € 27,00 al kg, in una vaschetta di plastica (peso variabile dai 15 ai 24 grammi) li paghiamo, in effetti, a € 29,00 – 30,00 al Kg, con un incasso illecito a favore del negoziante?

E che questo si ripete a ogni “pesata”.

Alcuni giorni fa acquistai della pasticceria “mignon” al costo (nominale) di € 25 al Kg. Ebbene, se non avessi preteso l’indicazione della tara, in realtà avrei regalato al titolare della pasticceria circa € 3,00 perché la guantiera (di cartone pressato) che conteneva i pasticcini pesava ben oltre i 100 g.

E questo si ripete per ogni Kg. di merce.

Purtroppo, però, in casi del genere, quando si chiede il rispetto della legge, ci s’imbatte sempre in chi: per ignoranza, per superficialità, per paura di essere considerato uno spilorcio o per timidezza nei confronti del negoziante e degli altri clienti; comunque,   per l’incapacità di pretendere l’elementare rispetto dei propri diritti, invita ad accelerare i tempi: “Perché c’è fretta di essere serviti”.

Non importa che ogni “pesata” porti con sé un abuso!

Perché non provare, quindi, a diffondere questo messaggio, sensibilizzare i distratti e fare cosa utile per gli interessi di milioni di consumatori?

Le associazioni dei consumatori, che spesso fanno solo “rumore” per giustificare la loro esistenza in vita, perché non si attivano?

Sarebbe già qualcosa riuscire a ottenere che in ogni esercizio commerciale fosse affisso un cartello 50 cm x 50 con l’indicazione del primo articolo della legge 441 e l’invito, ai clienti, a pretenderne la corretta applicazione.

Una soluzione semplice per il rispetto di un diritto elementare!

Renato Fioretti

Collaboratore redazionale del periodico Lavoro e Salute

Esperto di diritti del lavoro e opinionista di Micromega

12/12/2016

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