IL SISTEMA DI CAPORALATO DI UNIEURO

Siamo i nuovi cinesi, così si definiscono lavoratori in subappalto per conto di Unieuro
La protesta dei lavoratori in subappalto davanti a Unieuro (Foto di Luca Cellini)

Se qualcuno avesse perso l’ultimo film di Ken Loach leggendo questa storia potrebbe avere un’idea della trama di “Sorry we missed you”.
Questa che raccontiamo è una storia di sfruttamento estremo, di lavoratori impegnati 7 giorni su 7, con giornate lavorative che, per rientrare nei tempi dettati dalle consegne, raggiungono le 16 ore, lavoratori senza diritti né tutele, sottoposti a consegne senza sosta che devono essere tassativamente rispettate per non incorrere in pesanti penali, e che in caso di danno accidentale durante il trasporto li vedono costretti a provvedere di tasca propria andando così a decurtare il danno dal proprio stipendio mensile.

Lavoratori che per provvedere alle consegne debbono trasportare a mano in due persone e in condizioni proibitive, come ad esempio in abitazioni difficilmente raggiungibili e sprovviste di ascensori, colli che mediamente pesano dai 90 ai 120 chili e che in qualche caso possono superare anche i 190 chili.

Lavoratori che nonostante tutto questo da oltre 2 mesi ormai, dal mese di Ottobre non percepiscono più il loro stipendio.
Non ci troviamo in qualche regione sperduta della Romania, dove magari la stagione delle lotte sindacali e i diritti dei lavoratori non sono mai arrivati, no, siamo in Italia nell’anno 2020, nel cuore di quella che fu la Toscana felix, regione che ha visto decenni di lotte sindacali e di conquiste sociali e lavorative.

Siamo a Pistoia, provincia a soli 25 km a nord ovest di Firenze.
E questa è la storia di 25 lavoratori che non percependo lo stipendio da ottobre, una settimana fa sono entrati in stato di agitazione.
Sono i dipendenti della Siw@ srl, una società che fornisce servizi di logistica alla ditta Amati Jr, società che a sua volta fino al mese di gennaio aveva in appalto la consegna e l’installazione degli elettrodomestici della società Unieuro per tutta la Toscana.
La situazione di fatto è precipitata in questo mese di gennaio il 13, a causa dell’annullamento del contratto d’appalto che Unieuro aveva con la società Amati Jr, e che a sua volta aveva dato in subappalto le consegne di Unieuro alla Siw@ srl, azienda di 25 dipendenti che ci raccontano la loro condizione.

L’hub della Siw@ srl con sede a Pistoia, è costituito da 1 responsabile di sede, 3 impiegati d’ufficio, 2 magazzinieri ed una ventina di persone impegnate fisicamente nei trasporti.
“Formalmente lavoravamo dal lunedì al sabato, ad eccezione dei periodi caldi tipo black friday o nei periodi di grandi offerte come adesso, o anche nei periodi natalizi, durante i quali lavoravamo 7 giorni su 7 con orari che andavano dalle 6,00 del mattino, ora in cui iniziavamo con il carico della merce fino alle 20,00 di sera.” Così ci racconta Florin.

“Nel mese di dicembre noi addetti al trasporto abbiamo lavorato dal 1° al 24 dicembre a questi ritmi, senza mai un giorno di sosta. Il nostro servizio era in teoria fino all’orario di chiusura dei negozi Unieuro per dargli tutta l’assistenza in caso di bisogno; la realtà è che quando terminavamo le consegne o l’assistenza ai negozi Unieuro alle 20,00, se ci trovavamo ad esempio a Grosseto, la sera stessa si doveva ripartire per raggiungere l’Hub di Pistoia ed essere operativi alle 6,00 del mattino” Per meglio capire, per raggiungere Pistoia da Grosseto che dista 220 km, occorrono oltre due ore e mezza di viaggio.

Alla domanda posta, come facevate per recuperare, uno di questi ragazzi risponde: “eravamo in due mentre uno guidava l’altro dormiva, e il giorno seguente invertivamo la cosa”

“Siamo stati scaricati come degli imballi vuoti” – prosegue uno dei ragazzi addetti al trasporto –
“Tutto questo è avvenuto fino a lunedì scorso 13 gennaio 2020, giorno nel quale, mentre le nostre squadre facevano le consegne, il magazzino scaricava 180 pezzi e l’ufficio aveva contatti con clienti ed i negozi, la sede centrale di Unieuro comunicava ad alcuni punti vendita che, con effetto immediato, non saremmo più stati noi i trasportatori e cambiava le associazioni delle nuove consegne con dei nuovi trasportatori, – ci racconta Sara, una delle impiegate addette all’ufficio, – noi lavoriamo tramite portale gestito on line che interfaccia i negozi con i vari trasportatori, -aggiunge Sara.
“Noi avevamo un rapporto diretto con Unieuro, che spesso ci elogiava pure per la qualità e la puntualità del nostro servizio.

Il problema di base – ci spiega Sara – è che anche se i contratti di appalto con Unieuro hanno scadenza annuale, e sebbene ci avessero rassicurato che il contrato sarebbe stato rinnovato con l’azienda per cui noi lavoriamo, niente di tutto questo è accaduto. Il contratto d’improvviso non è stato rinnovato, ma non solo, Unieuro che avrebbe dovuto vigilare sull’appaltatore ben consapevole del fatto che il nostro datore di lavoro già da due mesi non ci stava pagando le retribuzioni di novembre e dicembre, d’improvviso durante gli ultimi giorni ha smesso persino di considerarci, ciò prima che entrassimo in stato di agitazione, ci presentavamo ai negozi Unieuro per le consegne, con i quali fino poco prima avevamo avuto sempre un buon rapporto, e d’improvviso siamo come diventati invisibili, indesiderati.”

“Come se le questioni di appalto e subappalto che vanno facendo in qualche modo ci riguardassero, – prosegue Sara – come se noi ne fossimo responsabili, quando invece noi siamo soltanto lavoratori che ci siamo sempre dedicati anima e corpo e tutti noi stessi al nostro lavoro.”

“In questi giorni ci siamo iscritti tutti al Si Cobas che si è messo subito in azione per aiutarci comunicando lo stato di agitazione, e chiedendo un incontro con le alte sfere, ma finora nessuno si è presentato.
Abbiamo fatto domande semplici ma ci è stato risposto che devono verificare se effettivamente siamo stati pagati o meno, quando invece sanno perfettamente che è così e che hanno bloccato somme non indifferenti ad Amati, (ma questo è un discorso che riguarda loro) “ aggiunge Sara al termine della sua spiegazione.

Come ti dicevo siamo una 25 persone di varia nazionalità e di differenti età, andiamo dai 20 anni ai 58 e con esperienze di vita diverse. Ci sentiamo un po’ come una “grande famiglia”, nei momenti di maggiore tensione a volte capita anche di essersi mandati a quel paese, ma ogni volta ci rimbocchiamo le maniche e lavoriamo sodo per risollevarci.

Fra di noi ci sono anche persone che in passato hanno avuto qualche guaio con la legge, ma sono tutti grandi lavoratori, e per noi il fatto di riuscire a dare una seconda possibilità e far crescere le persone è un valore aggiunto, non certo una vergogna.
Fra noi ci sono persone con figli ed altre persone a carico che a causa dei mancati pagamenti degli stipendi di questi ultimi mesi, si sono ritrovate a dormire in magazzino perché buttati fuori di casa dai proprietari.

Siamo un gruppo molto unito, ed oggi a dimostrazione di quanto ti avevo preannunciato, prima di questa manifestazione di protesta qui davanti a Unieuro, abbiamo preparato la pasta e mangiato tutti insieme per sentirci uniti anche nella disperazione, ne mancava per due persone e tutti, pur avendo fame, ne abbiamo levata un po’ dal piatto per far venire fuori anche le altre due porzioni mancanti.

Alla domanda, che cosa vorreste, Sara risponde:
“Per concludere, noi chiediamo che Unieuro ci renda il nostro lavoro e che visto che il servizio buono comunque per questi mesi lo hanno ricevuto, che almeno si adoperino perché ci vengano pagati gli stipendi arretrati che ci spettano… e possibilmente, non in questo ordine, sarebbe bene che prima fossimo pagati negli arretrati, visto che non abbiamo nemmeno più i soldi per fare la benzina.”

Una denuncia chiara e inequivocabile quella che qui viene portata alla luce da questi lavoratori, e che rivela un sistema di appalti e subappalti tramite una rete di cooperative, e piccole aziende, dove nessuno di fatto si prende responsabilità su aspetti legati alla sicurezza del lavoro e delle persone, così come al rispetto dei ben più minimi diritti e tutele sindacali. Siamo di fronte a una vicenda che a tratti travalica anche la trama dell’ultimo film di denuncia di Ken Loach, e che parrebbe rivelare come cosa comune sia il fortissimo sfruttamento, che l’assenza di ogni forma minima di tutela, qualcosa che parrebbe interessare non solo la Toscana, bensì tutta la gestione dei trasporti e della logistica in tutta Italia.
“Siamo i nuovi cinesi” ci dice ridendo sconsolato Florin.

Un tipo di gestione basato sull’estremo sfruttamento del lavoro delle persone, e delle loro vite, che pare sia diventato di uso comune specie nella logistica, e che come in questo specifico caso raccontato da questi lavoratori, permetterebbe ad Unieuro, così come ad altre grandi catene della grande distribuzione, di massimizzare i propri profitti totalmente sulle spalle e a scapito dei lavoratori, della loro sicurezza, delle loro stesse vite; il tutto senza prendersi nessun rischio né responsabilità, perché di fatto nessuno di questi lavoratori risulta essere dipendete di Unieuro, cosi come degli altri colossi della grande distribuzione, i quali possono però contare su una vasta rete di piccole e medie cooperative e aziende che col sistema degli appalti e dei subappalti a rinnovo annuale possono nascere e chiudere anche nel breve giro di un solo anno e far lavorare le persone in tutte le condizioni più estreme possibili.

I manifestanti che protestano davanti aduno dei tanti negozi Unieuro, in questo caso quello di Firenze, spiegano bene inoltre di non volersi fermare, che vogliono denunciare un sistema di caporalato e sfruttamento ormai collaudato, esteso e accettato da tutti in tutta Italia nel settore della logistica.

Per questo chiedono alle varie autorità competenti di farsi vive per indagare su questo tipo di gestione, e nel frattempo annunciano comunque l’intenzione di voler procedere prossimamente ad un esposto presso la Procura della Repubblica, e ad una notifica all’ispettorato del lavoro, affinché qualcuno indaghi e possa entrare in merito a questa situazione lavorativa che ormai supera di gran lunga  ogni possibile vicenda di sfruttamento narrata all’interno di un film di denuncia.

La protesta dei lavoratori in supappalto davanti a Unieuro 3

Luca Cellini

29/1/209 www.pressenza.com

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