Il “survivalismo” negli Stati Uniti
A meno che non siate dei negazionisti inveterati, probabilmente sarete, come me, preoccupati per il futuro. A me non rimane molto, ma la generazione di mia figlia e quella dei suoi discendenti dovranno sopravvivere alle conseguenze di una civiltà spinta dai combustibili fossili, sul pianeta devastato e tossico che lasceremo loro. Come sarà questo futuro? Dalle rovine nasceranno ecoinsediamenti democratici che prenderanno piede e inizieranno a risanare il pianeta? Oppure le rovine saranno governate da signori della guerra tribali?
Alcune persone si stanno già preparando al collasso con l’aiuto delle energie rinnovabili, della permacultura e altre tecnologie adattative verdi, apportando grandi migliorie nelle comuni del “ritorno alla campagna” create dai giovani utopisti della generazione Woodstock. A quei tempi, uscire dal sistema di consumo capitalista e vivere degli avanzi delle ricchezze nordamericane non era tanto difficile. Qui, nella California del nord, i Diggers (Scavatori) e i contadini novizi della Morning Star (Stella del Mattino) condividevano tutto ciò che potevano ottenere dal Goodwill (organizzazione benefica), riciclavano oggetti recuperati dai rifiuti, raccoglievano ciò che riuscivano a coltivare con le loro limitate nozioni di orticultura e costruivano casette con l’aiuto del Whole Earth Catalog. Se la vita nella comune diventava troppo complicata, era facile fare marcia indietro. Nessuno si stava preparando per sopravvivere al collasso della civiltà industriale. A quei tempi si credeva che l’automazione e l’abbondanza avrebbero preso reso innecessaria la routine lavorativa. (1).
Oggi, una nuova generazione di abitanti degli ecovillaggi mantiene le stesse convinzioni anticonsumiste. Ma il mondo è cambiato. Madre Terra è in uno stato critico. Gli Stati Uniti non dispongono più di energia a buon mercato illimitata; la crescita economica ristagna; l’ascensore sociale ha invertito il suo movimento. Per ora, la maggior parte degli statunitensi se la cava con versioni più scadenti della vita quotidiana e si aggrappa alla speranza che presto o tardi il progresso riprenderà; ma la negazione non impedirà che la civiltà dipendente dal carbone crolli mentre devasta il pianeta. Si avvicina rapidamente il giorno nel quale la scarsità di energia, i disastri ecologici, le pandemie globali, i crack finanziari e il caos politico renderanno impossibile un ritorno alla vita di un tempo. Di conseguenza, le utopie controculturali del passato hanno dato origine a una nuova generazione di devoti “survivalisti”, determinati a vivere bene con meno e a risanare il pianeta.
Alcuni survivalisti verdi hanno già deciso di tagliare la maggior parte dei loro vincoli con la società industriale e di iniziare a vivere disconnessi dalla rete elettrica, in tutto il pianeta sono sorte iniziative sperimentali, come gli ecovillaggi e le comunità salvavita (Lifeboat communities*), che si sforzano di essere rispettose verso la Terra, resilienti e sostenibili per quanto possibile (2). Altre persone hanno costruito organizzazioni di base per facilitare la transizione delle loro comunità, città e Stati e per liberarli dalla dipendenza da un’economia globale trasformatrice del clima e dipendente dai combustibili fossili (3).
Dopo un anno come il 2020, il numero di persone che ha adottato il survivalismo o sopravvivenzialismo è aumentato spettacolarmente (4). A differenza della maggior parte degli Statunitensi, i survivalisti non credono che le loro comunità non saranno sconvolte dalle pandemie, colpite dagli uragani, da inondazioni dalla siccità o da incendi forestali; prevedono che possa arrivare un giorno nel quale non ci sarà cibo nei supermercati, acqua pulita nei rubinetti, elettricità nella rete, benzina nei distributori, denaro nei bancomat, né medicine in farmacie e ospedali.
Tuttavia, per il momento, la maggior parte dei survivalisti è “preparazionista” a breve termine; si preparano per disastri metereologici passeggeri, non per il collasso prolungato della società industriale. Si preparano come individui, famiglie o piccoli gruppi per calamità temporanee come terremoti, pandemie, disastri climatici o crisi economiche; si concentrano nell’immagazzinare cibo, acqua e altri prodotti di base, si armano e apprendono metodi di sopravvivenza e nozioni di primo soccorso medico.
I preparazionisti più ricchi possono tentare di raggiungere l’autosufficienza costruendo bunker o rifugi sotterranei per sopravvivere a catastrofi maggiori; alcuni pianificano anche di essere pronti se dovesse crollare il sistema bancario, se si congelasse il credito, se i prodotti finanziari evaporassero, se la moneta subisse fluttuazioni selvagge, se il commercio si bloccasse e se i governi crollassero o imponessero misure draconiane per mantenere la loro autorità, ma i preparazionisti a breve termine non tentano di costruire insediamenti transitori che configurino la vita successiva alla civiltà industriale.
A differenza dei preparazionisti, i survivalisti verdi stanno già creando alternative alla civiltà industriale; costruiscono ecovillaggi permanenti, insediamenti progettati per trasformarsi in “modelli fiorenti di un mondo futuro” (5). Benché gli attuali ecovillaggi sorgano alla periferia sperimentale della società, il loro successo futuro risulta vitale, perché è sempre più urgente la conoscenza delle abilità cruciali per sopravvivere al fallimento del sistema; le loro strategie di sopravvivenza e recupero, richiedono di ricomporre le relazioni e tornare ad apprendere le tecniche che i nostri antenati preindustriali impiegavano per coltivare e conservare gli alimenti, produrre indumenti e attrezzi, costruire case e botteghe, generare energia rinnovabile, riciclare le risorse e creare una cultura viva che onori la Terra (6).
I survivalisti verdi hanno la speranza che gli esseri umani prendano coscienza del pericolo universale, superino la dipendenza dai combustibili fossili e abbandonino l’economia ecocida che persegue il profitto a spese delle persone e del pianeta. Per creare un’alternativa sostenibile, questi “bionieri” si sono impegnati a sanare la relazione tossica dell’umanità con la Terra, integrando la sapienza delle culture indigene con i punti di vista più pratici della scienza e dell’ecologia (7). Gli abitanti degli ecovillaggi sperano di mitigare la gravità dell’imminente collasso avviando una contrazione cooperativa verso società più semplici e più localmente resilienti, in grado di prosperare rispettando la capacità di carico della loro bioregione (8). I survivalisti ritengono che una rete di ecovillaggi potrebbe fornire scialuppe di salvataggio rispettose della Terra in vista del titanico naufragio della civiltà industriale (9).
I “bionieri” degli ecovillaggi si interessano a una varietà di tecniche come la permacultura, il restauro di habitat, la captazione dell’acqua piovana, l’apicoltura, la falegnameria, l’edilizia, la ceramica e la fabbricazione di attrezzi, la generazione di energia alternativa, i forni solari e l’edilizia solare passiva, l’agopuntura, le cure con le erbe e l’ostetricia. Negli ecovillaggi le decisioni si prendono in forma assembleare e si instaurano relazioni sociali ugualitarie che tentano di eliminare le gerarchie di classe, di razza e di genere.
Purtroppo, gli abitanti degli ecovillaggi ignorano una minaccia che incombe sul futuro che sperano di creare e non sono assolutamente preparati a farvi fronte; mentre perfezionano le loro abilità per convivere pacificamente gli uni con gli altri e tutti con il pianeta, altri survivalisti hanno intenzione di sopravvivere mediante il brigantaggio e il saccheggio, invece di dedicarsi alla permacultura e alle energie rinnovabili, i survivalisti tribali danno importanza all’armamento, alla guerra e al potere militare. I loro manuali di sopravvivenza e i loro programmi clandestini di addestramento enfatizzano il combattimento corpo a corpo, l’abbigliamento tecnico, l’addestramento con armi da fuoco, i sequestri, le tattiche di guerriglia urbana, il tiro di precisione, le armi chimiche, i materiali incendiari, gli ordigni esplosivi e le bombe trappola, le fortificazioni e la protezione individuale, la vigilanza, le comunicazioni su onde corte e la ciberguerra. (10).
Vi sono diverse ramificazioni del survivalismo tribale, ma la maggior parte crede che il mondo sia destinato a trasformarsi in un campo di battaglia, con una guerra tra religioni, razze, nazionalità e civiltà incompatibili. I tribalisti cristiani si concentrano sull’identità religiosa e immaginano una qualche versione biblica di survivalismo apocalittico (11). Altri si preparano a vincere una sanguinosa guerra razziale o a lottare per la supremazia nazionale, mentre altri ancora considerano la sopravvivenza della civiltà occidentale una santa crociata.
Benché le narrazioni differiscano tra loro, tutte le versioni del collasso professate dai tribalisti credono nella sconfitta dei nemici e nell’affermazione della loro supremazia (12). Il tribalismo in genere è composto da un miscuglio di ideologia religiosa, razziale e nazionalista ultraconservatrice; spesso, razza, religione e nazionalità si fondono in un’ampia identità tribale (13). I tribalisti credono che la civiltà occidentale crollerà a causa della decadente influenza dell’umanesimo ateo, del globalismo, del comunismo, del mescolarsi delle razze, del multiculturalismo e di un eccesso di ebrei e di persone non bianche (14); essi incoraggiano i patrioti cristiani bianchi a prendere le armi contro gli illuminati ebrei e a purgare la civiltà occidentale da comunisti, “eco-fricchettoni”, jihadisti musulmani e dall’invasione di “razze sporche” di civiltà “inferiori” (15).
Tutto il tribalismo condivide la credenza nella superiorità del suo gruppo selezionato e la determinazione a prevalere sugli altri con qualunque mezzo necessario; per sopravvivere al collasso si impegnano a lottare con coraggio per la supremazia e per il controllo sulle scarse risorse. Gli “accelerazionisti” tribali si propongono di seminare il caos e facilitare il loro percorso verso il potere sabotando la società, fomentando il conflitto, disgregando i governi, impossessandosi di terre e risorse ed eliminando, espellendo o schiavizzando chiunque non faccia parte dei loro esclusivi gruppi di favoriti razziali, religiosi o patriottici (16).
Alcuni tribalisti hanno intenzione di reclamare uno specifico territorio per creare la loro patria, altri pretendono tutto il pianeta. Milizie survivaliste come il Fronte del Nordovest, La Base e Nazione Ariana pianificano l’imposizione di una nazione etnica per bianchi agli abitanti del Nordovest mediante sabotaggi terroristici e una guerra di guerriglia; ispirato dal romanzo neonazista di Harold Covington, The Northwest Imperative, un numero crescente di ultrareazionari ha deciso che il nordovest degli Stati Uniti sarà il luogo dove si ritireranno quando le banche crolleranno, la rete elettrica salterà o il governo decreterà la legge marziale. Sul sito web del Fronte del Nordovest si legge: “Il nostro obbiettivo a lungo termine è mettere il governo degli Stati Uniti in una situazione nella quale risulti politicamente e finanziariamente insostenibile la lotta per mantenere il Nordovest” (17).
Quel territorio è diventato una patria potenziale molto popolare per i tribalisti che si basano sulla fede, i quali dichiarano di dare priorità alla religione rispetto alla razza. Il Ridotto Americano è un movimento di migrazione polico-religioso fondato dall’attivista survivalista James Wesley Rawles; come i nazionalisti bianchi, Rawles considera l’est dell’Oregon e Washington, Idaho, Montana e Wyoming un rifugio sicuro per cristiani conservatori e di tendenze libertarie ed ebrei. Secondo Rawles, il suo movimento Ridotto Americano “è analogo all’esodo dei puritani dall’Europa. Essi non riuscivano a integrarsi e si dissero: ‘andiamo a trasferirci in un territorio completamente vergine e a ricominciare’ […] In effetti, ci stiamo trasformando in Amish con le pistole” (18).
Altri tribalisti, come Ben Klasse, il fondatore della Chiesa del Creatore, fondono il tribalismo razziale e religioso e deplorano l’idea di limitare la supremazia a qualsiasi territori inferiore al pianeta Terra. Le loro parole: “Siamo decisi a fare in modo che il vincitore si prenda tutto, che la razza bianca colonizzi, occupi e abiti tutto (e intendiamo tutto) il benefico territorio deli pianeta Terra […] La razza bianca deve impossessarsi di tutto, abitare tutto oppure ci vedremo immersi in un mare di razze sporche. Il mondo è troppo sovrappopolato per potere mantenere noi e loro” (19).
I survivalisti tribali deplorano la democrazia e provano disprezzo per il survivalismo inclusivo e ugualitario degli ecovillaggi; sono sostenitori del governo autoritario di capi supremi che basano il loro dominio sull’indottrinamento razziale, religioso o politico e sull’intimidazione, promuovono la lealtà incrollabile attraverso la paura del dissenso e del vilipendio contro i “forestieri” che minaccerebbero la sopravvivenza della tribù.
A differenza dei tribalisti, i survivalisti verdi incoraggiano la solidarietà empatica basata sulla nostra universale umanità e sull’emergenza ecologica che tutti condividiamo; danno la priorità al fatto che, prima di tutto, siamo tutti esseri umani che lottano per sopravvivere su un pianeta degradato, cercano la coesistenza non violenta tra persone, non la guerra per la supremazia tribale. In ogni caso, per la sua stessa esistenza, l’impegno degli abitanti degli ecovillaggi per la sopravvivenza pacifica, cooperativa e umana, comporta una grande minaccia per le dottrine tribaliste esclusive e suprematiste.
Non inganniamoci: i survivalisti tribali odiano gli ecologisti di ogni tipo; sono convinti che le loro milizie tribali debbano essere armate e pronte a difendere il loro stile di vita dagli ecoterroristi, dagli svitati dei cambiamenti climatici e da altri “totalitari verdi” (20). Secondo loro, la crisi ambientale globale, il caos climatico e l’estinzione di massa delle specie sono scienza da strapazzo, credono che i burocrati dell’ONU, gli ecoliberali e i totalitari del Nuovo Ordine Mondiale abbiano inventato queste false minacce per intaccare la sovranità degli Stati Uniti e imporre “un piano globale di ecologismo utopico, ingegneria sociale e controllo politico globale” (21).
I tribalisti di America First ritengono che gli ecovillaggi facciano parte dell’insidioso complotto del Nuovo Ordine Mondiale, il cui obbiettivo è ammassare gli Statunitensi in “zone di habitat” congestionate affinché il resto del pianeta possa dedicarsi a preservare la vita selvaggia (22); credono che gli Statunitensi saranno sfrattati dalle loro case da sogno nei quartieri residenziali, raggruppati in “case da hobbit” nelle città e obbligati a sostituire i loro pick-up e i loro fuoristrada con biciclette e trasporti pubblici (23).
Nella logica contorta e paurosa dei tribalisti patriottici, gli ecovillaggi partecipano alla cospirazione totalitaria socialista per rubare agli Statunitensi bianchi e cristiani il loro stile di vita consumista e dipendente dai combustibili fossili; per loro risulta irrilevante che l’America dei quartieri residenziali suburbani sia insostenibile, ecocida e condannata a scomparire, credono che gli ecovillaggi minaccino la American way of life invece che fornire un’alternativa resiliente al collasso industriale: come incolpare i pompieri di provocare l’incendio.
La fondamentale incompatibilità esistente tra i tribalisti e i survivalisti verdi significa che il “vivi e lascia vivere” di questi ultimi non sarà rispettato o tollerato dai tribalisti bellicosi; attualmente, gli ecovillaggi sono protetti dalla capacità del governo di contenere e punire la violenza paramilitare tribalista, tuttavia, quando la civiltà moderna crollerà e il governo non riuscirà più a frenare questa violenza, gli ecovillaggi prosperi diventeranno obbiettivi vulnerabili ad attacchi, saccheggi e distruzioni.
Volenti o nolenti, gli ecovillaggi si vedranno obbligati a scegliere tra difendersi dalla conquista e dal saccheggio o affrontare la schiavitù o lo sterminio; per evitare il destino degli schiavi, dei servi medievali o delle tribù native del Nordamerica, gli ecovillaggi e i loro alleati dovranno sviluppare strategie per respingere la violenza tribalista. Coloro che credono che gli attuali ecovillaggi sperimentali siano “modelli fiorenti di un mondo futuro” ignorano a loro rischio il pericolo emergente del tribalismo perché se, come credono, tutto crollerà in un futuro non troppo lontano, non avranno alcun governo che li protegga.
Note:
*Il Whole Earth Catalog era una fanzine contro culturale pubblicata regolarmente negli USA tra il 1968 e il 1972 e, sporadicamente, fino al 1998; offriva strumenti e suggerimenti per ottimizzare la vita quotidiana da una prospettiva alternativa, ecologista e propria della New Age (N.d.T.).
** Si tratta di comunità isolate e autosufficienti dotate di risorse e tecnologia per sopravvivere alla fine dell’era industriale (N.d.T.)
[1] Diaz, Tom et. al. Home Free Home: A History of Two Open-Door California Communes. (Friends of Morningstar, 2017).
[2] Litfin, Karen. Eco-villages: Lessons for a Sustainable Community. (Polity Press, 2014): 9-11.
[3] “A Movement Of Communities Coming Together To Reimagine And Rebuild Our World”https://transitionnetwork.org/
[4] Castillo, Michelle. “Why Many Are Becoming Preppers During the Pandemic,” Cheddar (Sept. 3, 2020): https://cheddar.com/media/why-many-are-becoming-preppers-during-the-pandemic
[5] Nel 2014, Karen Litfin calcolava che esistessero circa due milioni di ecovillaggi, ma il loro numero, da allora, è aumentato considerevolmente; quelli disconnessi dalla rete elettrica, in tutto il mondo, probabilmente sono meno di tre milioni, pur essendo in aumento. Litfin, Karen. Eco-villages: Lessons for a Sustainable Community. (Polity Press, 2014): 187.
[6] “What is an Ecovillage?” https://www.nextgenna.org/the-ecovillage-movement.html
[7] Litfin, Karen. Eco-villages: Lessons for a Sustainable Community. (Polity Press, 2014).
[8] Il Movimento per una Società Alternativa Globale include una serie di diverse iniziative, come gli ecovillaggi, le città in transizione, la semplicità volontaria (o vita semplice), l’agricoltura comunitaria, i mercati contadini (o di produttori), cooperative agricole comunitarie, sviluppo economico locale e tecnologie alternative.
[9] Global Ecovillage Network. https://ecovillage.org/
[10] Velocity, Max. Contact! A Tactical Manual for Post Collapse Survival (Independent Publisher, 2012); Field Manual of the Free Militia (1994): https://culteducation.com/group/1051-militias-or-private-armies-and-extremist-groups/13466-field-manual-of-the-free-militia-section-ii.html
[11] Foster, Brian (aka Zion Prepper) & Calista Carole Foster. The Christian Prepper’s Handbook, 2nd ed. (self published, 2013).
[12] Per un riassunto vedi: Lamy, Philip. Millennium Rage: Survivalists, White Supremacists, & the Doomsday Prophecy (Pelnum Press, 1996).
[13] Questo sentimento fuso di identità tribale si esprime nell’acronimo “ORION” Our Race Is Our Nation (La nostra razza è la nostra nazione).
[14] Lamy, Philip. Millennium Rage: Survivalists, White Supremacists, & the Doomsday Prophecy (Pelnum Press, 1996).
[15] Andres, James. From Mainstream to Fringe Conspiracy: Examining White Supremacist Literature Before and After the Civil-Rights Movement, tesis doctoral (Western Michigan University,2019):
https://scholarworks.wmich.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=5331&context=masters_theses
[16] Collins, Craig. “Can We Exit This Road to Ruin?” Resilience (Feb. 16, 2021): https://www.resilience.org/stories/2021-02-16/can-we-exit-this-road-to-ruin/ ; Huffman, Greg. “Far-Right Accelerationists Hope To Spark The Next U.S. Civil War,” Facing South (Feb. 3, 2021): https://www.facingsouth.org/2021/02/far-right-accelerationists-hope-spark-next-us-civil-war
[17] The Northwest Front Handbook. https://dokumen.pub/the-northwest-front-handbook-5nbsped.html
[18] MacDonald, G. Jeffrey. “Secession Theology Runs Deep In American Religious, Political History” St. Louis Post-Dispatch (Nov. 30, 2012): https://www.stltoday.com/lifestyles/faith-and-values/secession-theology-runs-deep-in-american-religious-political-history/article_dda5a49c-0d6f-537b-a727-8163f6d0b28c.html
[19] Klassen, Ben. On the Brink of a Bloody Racial War. (Church of the Creator, 1993): 21.
[20] Sunshine, Spencer. “A Guide to Oregon’s Patriot Movement,” Up In Arms: https://rop.org/uia/section-i/
[21] Erickson, Amanda. “Trump’s Climate Change Shift Is Really About Killing The International Order,”Washington Post (March 29, 2017). https://www.washingtonpost.com/news/worldviews/wp/2017/03/29/trumps-climate-change-shift-is-really-about-killing-the-international-order/
[22] Koire, Rosa. Behind the Green Mask: Agenda 21 (The Post Sustainability Press, 2011).
[23] Per dimostrarlo, citano gli obbiettivi dell’Agenda 21, una proposta dell’ONU firmata dal presidente Bush padre nel 1992; secondo loro, l’Agenda 21 costituisce “la minaccia più pericolosa per la sovranità degli Stati Uniti” e condurrà a “una nuova età oscura di dolore e miseria quale l’umanità ancora non ha conosciuto”. I tribalisti del Tea Party riuscirono a fare pressione sul Comitato Nazionale Repubblicano affinché questo denunciasse l’Agenda 21 come un “piano distruttivo e insidioso” che tenta di “imporre una redistribuzione socialcomunista della ricchezza” negli Stati Uniti. Vedi: Koire, Rosa. Behind the Green Mask: Agenda 21 (The Post Sustainability Press, 2011). In realtà, l’Agenda 21 non è neppure un trattato, non ha forza di legge né meccanismi che la facciano rispettare; non prevede neppure sanzioni, né dispone di finanziamenti importanti, non è neppure una raccomandazione dall’alto verso il basso, semplicemente invita le comunità di tutto il mondo a proporre le loro soluzioni alle questioni della sovrappopolazione, all’inquinamento, alla povertà e all’esaurimento delle risorse, è una guida ottimista che non può obbligare nessuno, in nessun posto a fare qualcosa e ha ottenuto che la gente facesse proprio questo: assolutamente nulla.
Craig Collins insegna scienze politiche e diritto ambientale presso l’Università East Bay della California ed è stato fondatore del Partito Verde della California. I suoi libri di prossima pubblicazione Marx & Mother Nature e Rising From the Ruins: Catabolic Capitalism & Green Resistance riformulano la teoria marxista della Storia e del cambiamento sociale ed esaminano la lotta emergente per sostituire il capitalismo catabolico con una società prospera, giusta ed ecologicamente resiliente.
Foto: Strada a Slab City e Salvation Mountain, comunità alternative negli USA. Foto: Jeffrey St. Clair
Fonte: https://www.counterpunch.org/2021/03/19/villagers-pillagers-who-will-survive-the-collapse/
Di Craig Collins
Traduzione da: https://www.counterpunch.org/2021/03/19/villagers-pillagers-who-will-survive-the-collapse/
7/4/2021 Traduzione per Lavoro e Salute a cura di Gorri
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