Il triste spettacolo di Lampedusa

L’ennesima emergenza inventata per politiche migratorie sempre più razziste e repressive

L’affollamento di Lampedusa della settimana scorsa è stato uno spettacolo organizzato dal Governo, utile per accelerare provvedimenti di emergenza contro una parte delle persone immigrate e tranquillizzare il suo elettorato, al quale stanno bene più diseguaglianze (come quelle favorite dalla riforma fiscale, ad esempio) e più repressione delle parti deboli della società (non dei grandi evasori o di chi sfrutta il lavoro). Così si può sintetizzare ciò che è avvenuto nelle ultime settimane in Italia sul fronte delle migrazioni e della vita del Governo in carica. D’altronde, in tutta Europa i partiti di destra ed estrema destra vivono soprattutto di questo: sostenere politiche di repressione e emergenza contro la parte della popolazione migrante razzializzata, variamente definita come non integrabile, clandestina, africana, musulmana, terrorista, o raggirata e imbrogliata dai trafficanti (trasformati da almeno due decenni nei veri cattivi, quelli da reprimere, anche quando sono semplicemente al timone di una barca, cercando di salvare la propria e altrui vita).

Le persone considerate inferiori (razzializzate) sono oggetto di varie politiche di repressione (come nel caso della permanenza nei centri di espulsione che il Governo ha appena portato a 18 mesi), respingimento (come quelli realizzati dalla cosiddetta Guardia costiera libica in virtù di un accordo con lo Stato italiano), abbandono (come nel caso delle persone abbandonate nei centri di detenzione libici). Per le altre è possibile la salvezza, anche se sempre in maniera subalterna e reversibile.

Doppio standard

Un caso eloquente di questa necropolitica realizzata ci è dato dal confronto sul doppio standard adottato dall’Italia e dall’Unione Europea verso le persone scappate dalla guerra in Ucraina e quelle scappate da altre guerre o contesti di gravi lesioni dei diritti umani e pericolosi per la vita. Considerando le prime 9 nazionalità di provenienza delle persone arrivate via mare in Italia nel 2022-2023 (pari al 67% del totale – si veda la tabella), una parte è giunta da zone conclamate di guerra, come Siria e Afghanistan, o di forte tensione militare, come il Burkina Faso, mentre l’ampia parte proviene da contesti governati da dittature come Egitto, Tunisia, Guinea, Pakistan o caratterizzati da forti lesioni dei diritti umani, come il Bangladesh. L’unica eccezione in questo quadro è quella della Costa d’avorio, per ragioni complesse (si rinvia per capirne di più a questa intervista: La Costa d’Avorio, in boom economico e migratorio – Vita.it)

Prime 9 nazionalità delle persone arrivate via mare in Italia. 2022-2023

20222023 (al 15/9)2022-2023% su totale
Egitto20.5428.42228.96412,3
Tunisia18.14811.69429.84212,7
Guinea4.47315.13819.6118,3
Costa d’avorio5.97314.28220.2558,6
Siria8.5945.08413.6785,8
Bangladesh14.9827.57622.5589,6
Afghanistan7.2417.2413,1
Pakistan3.1886.3219.5094,0
Burkina Faso6.8036.8032,9
Totale105.131130.620158.46167,2

Fonte: Ministero dell’Interno

Dunque, nel 2022-2023 ci sono stati (al 15 settembre 2023) circa 235 mila arrivi via mare e considerando le prime 9 nazionalità (quelle per cui si hanno i dati), pari a 2/3 del totale dei cosiddetti sbarchi, quasi tutte le persone provengono da zone di guerra o da stati dittatoriali.

Nello stesso periodo di tempo (aprile 2022-settembre 2023), l’Italia ha riconosciuto la protezione temporanea a 180.677 persone provenienti dall’Ucraina (Emergenza Ucraina. Dashboard richieste di protezione temporanea | Dipartimento della Protezione Civile). Dunque, nello stesso arco temporale, il numero di persone accolte in Italia in fuga dall’Ucraina è stato quasi pari al numero di persone arrivate da altre zone di guerra o dittature. Tuttavia, alle prime è stato riconosciuto uno status di protezione, in coerenza con una decisione del Consiglio europeo del 2022 (vedi un precedente articolo su Effimera) , mentre le seconde sono state governate, come si fa da circa tre decenni, come un problema da smaltire e un’emergenza da arginare con un ventaglio di misure repressive (e su questo i politici si sono esercitati al meglio, anche con leggi come il cosiddetto Decreto Cutro e il Decreto approvato nel Consiglio dei ministri del 18 settembre in via di pubblicazione. La disparità di trattamento è troppo evidente. È chiaro che sono all’opera interessi geopolitici e linee del colore che discriminano in base alla pelle. Tuttavia, non voglio soffermarmi su questo, ma sul meccanismo dell’emergenza.

L’invenzione dell’emergenza

Qui, i numeri ci dicono chiaramente che di fronte alle stesse grandezze – circa 230 mila cosiddetti sbarchi, da un lato, e circa 180 mila protezioni temporanee riconosciute a chi proviene dall’Ucraina, dall’altro – di emergenza si parla solo nel primo caso, mentre il secondo (quello delle persone dall’Ucraina) è completamente fuori dall’attenzione dei mass media e dei politici. È come se dall’Ucraina non arrivasse nessuno: semplicemente, non se ne parla, non è un tema di interesse politico, pubblico o giornalistico. Banalmente, la questione non c’è. Invece, gli stessi numeri attribuiti, però, ad altre popolazioni, costituiscono motivo di emergenza, decretazione di urgenza, mobilitazione della presidente della Commissione Europea, parole grosse dei principali esponenti del Governo, ulteriore dispiegamento di forze di polizia e militari da parte della Francia lungo le frontiere con l’Italia (a conferma che lo spazio di libera circolazione europeo vale in modo variabile, a seconda del colore della pelle e della provenienza geografica).

È ancora più chiara la costruzione dell’emergenza se si guarda ai numeri di persone a Lampedusa negli ultimi giorni: ad esempio, il 12 settembre ci sono stati 112 sbarchi di circa 5 mila persone. Si è subito parlato di collasso dell’isola, dimenticando che sarebbe bastata una nave per spostare queste persone ed evitare la loro concentrazione prolungata sull’isola, ma anche dimenticando che in assenza di una missione di soccorso e in presenza di leggi che rendono molto difficile l’azione delle navi delle Ong può accadere che vi siano tali addensamenti di persone. Ma questi sono evitabili se la volontà politica c’è; se la volontà politica è, invece, opposta, allora essi si determinano e, così, si crea l’emergenza.

In questa trappola cadono in troppi, compresa la sinistra in Parlamento. Ciò che va proposto e sostenuto anche con la mobilitazione va, invece, proprio in un’altra direzione. Il triste spettacolo organizzato a Lampedusa dimostra che l’emergenza è utile per accelerare leggi repressive (oltre che per ragioni elettorali, utile nella lunga campagna fino alle elezioni europee del 2024) di cui non abbiamo bisogno, in quanto rompono diritti e solidarietà. In Italia, in sintesi, non c’è nessuna emergenza immigrazione. Chi governa la sta inventando per fare propaganda (e mobilitare quel che resta dell’elettorato fedele e dell’elettorato impaurito) e legittimare nuove leggi contro le persone migranti e, quindi, tutte le persone sfruttate. La strada è quella della solidarietà e dei visti per muoversi, rompendo con le politiche di morte e razziste che caratterizzano le politiche migratorie in Europa.

Gennaro Avallone

22/9/2023 https://effimera.org/

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