Il volto di una giovane rifugiata sui muri del quartiere multietnico romano.
ROMA – Una giovane profuga palestinese che sostiene i propri cari, dipinta con in testa il cappuccio di una felpa invece del tradizionale hijab, sul muro di uno dei quartieri più multietnici di Roma, Torpignattara. Si tratta dell’ultimo lavoro del duo tedesco Herakut (www.herakut.de), celebre nella scena internazionale di street art per lo sguardo originale sulle dinamiche d’attualità che investono il mondo, realizzata nell’ambito del progetto romano Street Heart.
Il video HERAKUT in Rome @Street Heart Project
Da Bristol a Toronto, da Kathmandu a San Francisco fino a Melbourne, i loro muri come pagine di libri illustrati miscelano prosa e immagini, per raccontare la condizione dei rifugiati provenienti da aree di crisi, restituendo loro dignità con lo stile unico che li contraddistingue. Le linee istintive e ruvide di Hera (Jasmin Siddiqui, 34 anni, Francoforte) che in fase d’opera imposta forme e proporzioni, si fondono con i dettagli iperrealistici di Akut (Falk Lehmann, 38 anni Schmalkalden), che segue la stesura del colore.
Al Mafraq Jordanien 2014. Foto: www.herakut.de
“Affrontiamo temi sociali in modo poetico, aggiungendo con la scrittura un ulteriore livello di comunicazione. Vogliamo che i passanti abbiano stimoli diversi dai messaggi pubblicitari, mentre attraversano la città”, spiega Jasmin Siddiqui a Redattore Sociale. “Con Street Heart, abbiamo voluto rappresentare l’importanza di sostenere gli altri nei momenti di difficoltà, ricordando che siamo una grande famiglia di esseri umani. Questo è il nostro messaggio, leggibile sia in italiano che inglese, per incoraggiare la gente e i nostri paesi a essere più generosi. Medio Oriente e Africa stanno soffrendo guerre orribili. L’Occidente dovrebbe dare e condividere di più”.
©Blindeyefactory Herakut. Santa Miseria Varsi 2015
Fino a fine novembre gli Herakut saranno in mostra a Roma presso la Galleria Varsi con Santa Miseria (www.galleriavarsi.it), esposizione curata da Marta Gargiulo e Massimo Scrocca. Un percorso che, attraverso tele eseguite con spray e acrilico, dà forma e colore alla resilienza dei rifugiati incontrati nel corso dei loro viaggi in Medio Oriente, cercando di far luce sulla capacità di andare avanti dei popoli in fuga dalla guerra. L’allestimento ripercorre, con testimonianze, fotografie, bozzetti e proiezioni, gli intensi anni trascorsi con aptART (Awareness & Prevention Through Art), Ong di artisti ed educatori che, con organizzazioni come Acted, Warchild, Unicef e Unhcr, tiene workshop di street art nei campi profughi del nord della Giordania e dopo, l’operazione Margine Protettivo, nella Striscia di Gaza. “La dignità incontrata in questi luoghi è la stessa trovata nei centri di richiedenti asilo della Germania, che ospitano migranti provenienti da Somalia, Nigeria, Afghanistan, Iraq, Pakistan, Uganda”, ribadisce Hera, che ha preso parte a programmi di arte-terapia con il centro Bayernkaserne di Monaco e associazioni di Berlino e Francoforte. “Tutti hanno perso figli, parenti, le loro case. Ma sono ancora in piedi, con la volontà di costruire un futuro diverso”.
©Blindeyefactory Herakut Santa Miseria, Varsi 2015
Eye of Gazaè stata l’ultima iniziativa avviata, lo scorso luglio, con arptArt, Mercy Corps e il centro Kaynouna Arab Art Therapy. Guidati da Herakut, bambini e adulti gazawi hanno impresso il loro sguardo sulle pareti della città in rovina, segnate con frasi che parlano di forza, speranza e desiderio di libertà. “La Striscia di Gaza è tagliata fuori da tutte le forniture, senza le quali non può ricostruire le proprie case. L’acqua che passa nelle tubature, ricoperte di salsedine, è quella del mare. È come stare seduti in una gabbia, mentre il mondo ha perso l’interesse a guardare. Questi grandi occhi, mentre ti fissano sembrano dire: ‘Siamo ancora qui e siamo vivi’”.
Eyes of Gaza. ©Falk Lehmann
Interventi questi che si stano moltiplicando, grazie agli artisti palestinesi Anwar Yehya e Hamzah Mansour, che appresa la speciale tecnica iperrealista di Akut, stanno continuano a dipingere insieme ai giovani del posto. “Un altro meraviglioso segno di resilienza, in un luogo di questo mondo dove la vita e la morte sono troppo vicini per lasciare spazio a grandi sogni e progetti”, conclude Hera. La prossima settimana gli Herakut saranno in Giordania per realizzare un graffito con gli studenti di Amman e tornare a disegnare con i bambini dei campi profughi di Zaatari e di Azraq.
Loredana Menghi
2/10/2015 www.migrantitorino.it
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