Ilva, le verità che Galletti non dice
Il Ministro dell’Ambiente Galletti ha dichiarato oggi ai microfoni di Radio Capital che la situazione a Taranto è migliorata, “è sotto controllo”. Secondo il Ministro, infatti, quello dell’ILVA è «un piano ambientale molto ambizioso, finora rispettato, che deve andare di pari passo con quello industriale e occupazionale».
Proprio stamane, tempismo perfetto, Peacelink ha inviato alla Commissione Europea una lettera che chiede che si faccia chiarezza quanto prima sulla questione picchi di diossina, denunciata dalla stessa Peacelink solo qualche settimana fa.
Sulla base dell’ultimo rapporto ISPRA, Peacelink ha potuto realizzare uno studio comparato tra lo stato di attuazione delle prescrizioni dell’autorizzazione ambientale dell’ILVA e la loro concreta realizzazione sul campo.
Ebbene, il piano ambientale ILVA è lontano dall’esser completo, non è assolutamente stato rispettato, come ha affermato il Ministro, ma sono stati cambiati i termini di rispetto della legge attraverso ben NOVE decreti che hanno allungati i tempi di completamento e hanno diluito nel tempo anche il completamento delle prescrizioni più urgenti al fine della protezione della salute umana. Sono stati infatti modificati, con nuove e susseguenti leggi, i termini finali per la messa in atto e per l’eventuale completamento.
La situazione a Taranto non è per niente sotto controllo, né dal punto di vista ambientale, né sanitario, né occupazionale, né industriale.
L’ILVA inquina aria, falda, mare. I dati ed i grafici sulla salute umana rimangono allarmanti. Si sono scoperti di recente dei picchi di diossina (alcuni dei quali di solo qualche mese fa) che catapultano Taranto in una situazione mai registrata prima in Italia!
L’ILVA è in fallimento, perde circa 50 milioni al mese, non esiste una vision occupazionale né industriale e si sta perdendo tempo mettendo a rischio il futuro di migliaia di persone e utilizzando fondi pubblici per continuare a tenere in vita un’azienda morta.
E’ il momento di guardare in faccia la realtà. Sia fatta chiarezza e venga detta la verità. L’ILVA produce grazie agli aiuti di stato. Inquina ancora, non è competitiva, chiuderà da sola a breve.
E’ arrivato il momento di mettere in campo un progetto di riconversione in altre attività produttive, ci vuole una politica ambiziosa e visionaria, che possa portare Taranto e tutte le realtà vicine, che saranno toccate dalla chiusura dell’ILVA, verso un nuovo sviluppo finalmente tangibile e concreto.
La situazione, caro Ministro, è molto lontana dall’essere sotto controllo, anzi, secondo noi, siamo difronte al baratro da tutti i punti di vista.
Antonio Battaglia
31 marzo 2016 da MicroMega
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