In luciride echinotiu

Versione interattiva https://www.blog-lavoroesalute.org/lavoro-e-salute-novembre-2024/

Archivio https://www.lavoroesalute.org/

Riccardo Campion – Cosmopoli, 2024

La poesia di Riccardo Campion appare in terra rumena grazie a questa traduzione di Eliza Macadan di “Nei bagliori di equinozio” che in rumeno diventa “In luciri de echinotiu”.

Riccardo Campion è anche un bravissimo traduttore dalle lingue slave (russo, polacco e bulgaro) e a breve sarà in libreria un giovane poeta polacco da lui tradotto e che permetterà al pubblico italiano di conoscere e apprezzare la realtà poetica di uno di quei poeti oltre la cortina di ferro dopo la caduta del muro.

In questo osservare ostinatamente il mondo intorno Riccardo Campion riesce a riversare sulla pagina limpidezze di immagini unendo tutto con una ricerca antiermetica, cercando chissà quali segreti intorno.

Una voce arcana, vibrante, sembra proporci un itinerario di conoscenza e di sapere , che ha soste per invitare il lettore a riflettere, ma non ha momenti di fiacca e che procede con verticali accensioni.
E saremo noi lettori, viaggiatori ignoti accompagnati da questi versi, a prendere nota di un destino che ci riguarda da vicino, forse ci accompagna durante il percorso.
In Campion troviamo l’energia che accompagna diversi poeti della sua generazione per accendere quelle zone d’ombra con armonia e lo si fa soltanto accorciando le distanze con il mondo, quel mondo poetico fatto di un microcosmo che trova spazi in quello che noi definiamo con un termine un po’ eretico “l’infinito”.

È questo ricercare intorno che muove il poeta dettato da una volontà di confronto, da una domanda che si fa l’autore e la risposta la porgono i suoi versi che gli vanno in soccorso e tutto sta in quell’equilibrio che non pende mai da una parte o da un’altra me diventa un peso perfetto, in sintonia con tutta quella grande ricchezza che un microcosmo interiore può e sa esprimere.

Haze
Un suono inglese
Menta e pioviggina
Fogliame sparso
Per imitare povere nature
Terra umida e verde
L’occhio locale guarda il paesaggio
Come i nordici guardano gli agrumi
E il resto è attesa
Pensieri posti uno sopra l’altro
Come mattoni a chiudere quest’orto.

Come scrive fabiano alberghetti a proposito delle poesie di Campion “l’autore licenzia una raccolta poliedrica, dove la scrittura è un atto di dignità e di sobria e misurata sofferenza; è una ricerca verbale quanto fedeltà al sentire.
È un’architettura solida, dove l’identità viene rappresentata sia in termini di processi evolutivi prettamente personali quanto come interazione di componenti che diventano assolutamente nostre e nelle quali è impossibile non riconoscersi: dal transito attraverso una stanza tutta per sé all’esporsi in quella dimensione di purezza che supera la scrittura e il proprio limite raziocinante ma che al contemp è percorso che investe l’essere umano articolandole il destino attraverso i nebulosi contorni che lo caratterizzano
“.

Tutto si snoda in un idillio di intimo piacere che non ha un riscontro nelle mode letterarie attuali e ne nasce una pronuncia poetica adornata di concretezza, in sintonia con il parlato quotidiano ricco di trasparente saggezza.

Giorgo Bona

Scrittore. Collaboratore redazione di Lavoro e Salute

Versione interattiva https://www.blog-lavoroesalute.org/lavoro-e-salute-novembre-2024/

Archivio https://www.lavoroesalute.org/

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *