In pensione a 70 anni? Disoccupati a 40 anni! Fornero: una controriforma devastante
La controriforma Fornero delle pensioni ha rappresentato uno dei più violenti attacchi alle condizioni di vita delle persone che lavorano, delle donne, dei giovani, degli ultimi decenni.
Aumentare fino a oltre 6 anni l’età pensionabile significa per molte e molti non riuscire a sopportare la fatica quotidiana di un lavoro che si prolunga fino a 67 ed anche fino a 70 anni, oppure significa non sapere come vivere se il lavoro si perde e la pensione è sempre più lontana.
Le donne stanno pagando il prezzo più alto per la cosiddetta “equiparazione” a tappe forzate mentre continua a gravare su di loro il doppio lavoro produttivo e riproduttivo e mentre si taglia il welfare.
I giovani vengono tenuti fuori dal mondo del lavoro perché la controriforma ha bloccato il ricambio generazionale: negati nella possibilità di costruirsi una vita e un futuro.
I soldi ci sono!
La controriforma Fornero è uno scandalo anche perché non solo la sostenibilità del sistema pensionistico era riconosciuta da tutti – a partire dal Nucleo di Valutazione della Spesa Previdenziale – ma in realtà sono anni che i contributi previdenziali finanziano lo stato e non viceversa. Se si sottrae dalla spesa erogata dall’Inps la quota assistenziale e le tasse che gravano sulle pensioni italiane in maniera particolarmente esosa e che rientrano nelle casse dello stato, se in sostanza si fa il rapporto tra contributi versati e pensioni erogate, si scopre che quel rapporto è in attivo dal 1996.
Per il 2013 l’attivo è stato di 1,3 punti di Pil pari a circa 21 miliardi! I soldi ci sono!
Il problema è che da anni si usano le pensioni come un bancomat, il problema sono le politiche di austerità dell’Europa e i governi che non fanno nulla per contrastarle realmente, o che danno risorse solo ai ricchi e alle imprese come ha fatto Renzi con l’ultima legge di stabilità.
BASTA!
La “riforma” Fornero va cancellata.
• Va ripristinata la pensione di anzianità con 40 anni di contributi versati, senza legame con l’aspettativa di vita e vanno rintrodotti meccanismi analoghi alle quote di somma tra contributi versati e età anagrafica, senza penalizzazione sugli assegni pensionistici.
• Va riportata la pensione di vecchiaia a 65 anni per i lavoratori e 60 anni per le lavoratrici, subordinando ogni aumento dell’età pensionabile per le donne all’eliminazione delle differenze tutt’ora esistenti rispetto ai livelli occupazionali, alle mansioni, alle retribuzioni.
• Vanno ripristinate le condizioni preesistenti per i lavori usuranti e disagiati.
• Vanno introdotte modifiche strutturali al meccanismo contributivo per garantire pensioni dignitose per chi svolge lavori precari e discontinui.
• Vanno aumentate le pensioni basse e posto un tetto per le pensioni future a 5000 euro mensili.
I SOLDI CI SONO!
Vanno tolti a chi ne ha troppi e dati ai pensionati, alle lavoratrici e ai lavoratori, ai giovani!
Partito della Rifondazione Comunista
P.S: Tutti i dati sulla spesa previdenziale sono tratti da Rapporto sullo stato sociale 2015 a cura di F.Roberto Pizzuti, Dipartimento di Economia e Diritto “Sapienza”, Università di Roma, pp.393 e seguenti.
Roberta Fantozzi
31/3/2016 www.rifondazione.it
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