In prima linea all’inferno: testimonianze dei dottori di Gaza

Lavorando instancabilmente tra sofferenze inimmaginabili, i medici di Gaza sono stati arrestati, torturati e deliberatamente presi di mira dalle forze israeliane.

Fonte: English version

Di Sally Ibrahim – 10 marzo 2025

L’oscurità incombeva sulla sala operatoria dell’Ospedale Arabo Al-Ahli nel centro di Gaza mentre il chirurgo Issam Abu Ajwa concentrava tutte le sue energie nel salvare un paziente, il movimento delle attrezzature mediche si mescolavano ai gemiti dell’uomo ferito.

Mentre il medico lottava disperatamente per salvargli la vita, le porte della sala operatoria si spalancarono all’improvviso con violenza. Il Dottor Ajwa si voltò, ancora stringendo uno strumento intriso di sangue, per trovarsi davanti un gruppo di soldati israeliani armati.

“È il Dottor Issam Abu Ajwa?” chiese un soldato, che indossava un casco nero con la visiera protettiva. “Sì, lo sono”, rispose con calma il medico.

Poi iniziarono i colpi. I soldati lo trascinarono fuori dalla stanza con ancora addosso il camice medico macchiato di sangue, gli legarono le mani e gli bendarono gli occhi. Per ore, si ritrovò ammanettato a un camion militare israeliano, pieno di colleghi medici e infermieri.

“I nostri volti erano pallidi, avevamo gli occhi pieni di paura e il rumore dei bombardamenti echeggiava in lontananza”, raccontò. “Fummo portati in un centro di detenzione in Israele, dove iniziò l’incubo che sarebbe durato mesi”.

Il medico racconta di essere stato gettato a terra e preso a calci in testa e al corpo, e versata acqua salata nelle orecchie. “Il dolore era insopportabile; la mia testa sembrava stesse per esplodere”, ha detto. “Ci hanno aggrediti deliberatamente, medici e infermieri, solo per via della nostra professione”, ha aggiunto.

“La parte più devastante è stata quando un investigatore mi ha detto: ‘Sei un grande chirurgo, vero? Faremo in modo che tu non esegua mai più un intervento chirurgico’”.

Dopo giorni con le mani legate, le dita del Dottor Ajwa hanno iniziato a gonfiarsi e ha perso la sensibilità. “Volevano intorpidirmi le mani in modo che non potessi tornare al lavoro se fossi stato rilasciato. Non è stata solo tortura fisica; è stata anche tortura psicologica”, ha spiegato.

Il Dottor Mohammed Abu Salmiya, direttore dell’Ospedale Al-Shifa nel Nord di Gaza, è stato arrestato nel novembre 2023 e detenuto per sette mesi, durante i quali è stato torturato.

“Hanno violato la nostra dignità. In un attimo, siamo stati privati ​​di tutti i nostri diritti umani e ridotti a semplici numeri. Non sapevamo distinguere la notte dal giorno e non riuscivamo nemmeno a riconoscerci. In prigione, siamo diventati solo vittime di Tortura”, ha detto il Dottor Abu Salmiya.

Il medico capo è stato arrestato dai soldati mentre viaggiava con un convoglio di pazienti dopo che Israele aveva ordinato l’evacuazione dell’Ospedale Al-Shifa.

“Quando ho detto loro il mio nome, mi hanno puntato le pistole, mi hanno puntato i laser sulla testa e sul petto e mi hanno immediatamente arrestato, come se fossi una preda importante”, ha ricordato.

È stato picchiato con calci di fucile e sedie mentre i soldati gli ficcavano terra in bocca e gli versavano sabbia sulla testa. In seguito è stato gettato in un camion di persone ammucchiate le une sulle altre.

“Qui sei solo un numero. “Se sei fortunato, te ne andrai come un cadavere”, gli ha detto uno dei soldati israeliani. “In quel momento, ho sentito che avevo bisogno di piangere, ma non ci sono riuscito”, ha detto Abu Salmiya.

Le condizioni in cui era detenuto Mahmoud Abu Shehadeh, Primario del Reparto di Chirurgia Ortopedica dell’Ospedale Nasser, non erano molto migliori. È stato arrestato mentre svolgeva le sue mansioni mediche.

“Mi hanno spogliato nudo al freddo e mi hanno costretto a stare fuori mentre mi spruzzavano addosso acqua fredda. Ridevano mentre tremavamo, ci prendevano a calci quando crollavamo per la stanchezza”, ha detto.

“Siamo esseri umani. È naturale avere paura, ma ciò che mi preoccupava di più era il motivo per cui venivamo trattati in questo modo. Siamo medici che svolgiamo il nostro lavoro umanitario. Perché veniamo puniti?” ha detto.

Una delle esperienze più strazianti per Abu Shehadeh è stata vedere i suoi colleghi trascinati fuori dalle loro celle e Torturati, le loro grida di aiuto che echeggiavano nella prigione. “Ogni minuto sembrava un’eternità di tormento”, ha detto.

Le squadre mediche a Gaza sono state in prima linea nella brutale guerra di Israele, lavorando instancabilmente sotto continui bombardamenti per curare i feriti mentre venivano deliberatamente presi di mira.

Oltre 30 ospedali e centri sanitari sono stati bombardati, con almeno 20 completamente chiusi a causa di danni o mancanza di rifornimenti e carburante.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) segnala che più di 1.000 medici, infermieri e paramedici sono stati uccisi a Gaza e almeno altri 297 sono stati arrestati. Il sistema sanitario di Gaza è praticamente collassato, con una carenza devastante di personale medico esperto e infrastrutture distrutte.

“Prendere di mira i medici significa distruggere le fondamenta di una società. Quando distruggi il sistema sanitario, distruggi la capacità delle persone di sopravvivere”, ha detto Laila Al-Mansi, psicologa di Medici per i Diritti Umani (Physicians for Human Rights).

“Il costo psicologico per gli operatori sanitari è tanto grave quanto quello fisico. Molti soffrono di disturbo da stress post-traumatico, aggravato dalla paura costante di diventare il prossimo bersaglio”.

Trauma psicologico

“La Tortura che subiscono non è solo fisica; è un tentativo sistematico di distruggerli psicologicamente”, ha detto Samer Khalil, uno psichiatra di Gaza.

“I medici usano le mani per salvare vite. Quando quelle mani diventano inutili, ciò porta a un profondo trauma psicologico”, ha detto. “Stiamo parlando di disturbo da stress post-traumatico, depressione grave e incubi ricorrenti. I medici che hanno subito questo livello di Tortura potrebbero avere difficoltà a tornare al lavoro, perdendo fiducia nelle proprie capacità”.

L’Osservatorio degli Operatori Sanitari (Health Workers Watch – HWW), una ONG medica palestinese, ha confermato che 162 operatori sanitari sono ancora detenuti in Israele, tra cui alcuni dei migliori medici di Gaza, mentre altri 24 sono scomparsi dopo essere stati trasferiti dagli ospedali durante il conflitto.

La detenzione di questi professionisti sanitari è una palese violazione del Diritto Internazionale, ha affermato Moaz Al-Sir, direttore di HWW. “Privare i civili delle cure mediche non fa che esasperare la sofferenza della popolazione”.

Tra gli arrestati c’è Hussam Abu Safiya, direttore dell’Ospedale Kamal Adwan nel Nord di Gaza. Arrestato nel dicembre 2024, è stato visto l’ultima volta in un filmato di un drone israeliano mentre camminava verso una fila di carri armati, indossando ancora il camice bianco, tra le rovine del suo ospedale.

Nonostante i rischi, Abu Safiya è rimasto all’ospedale per garantire la continuazione delle sue operazioni, aumentando la capacità dei posti letto da 120 a 200. Tuttavia, dopo l’attacco aereo che ha ucciso suo figlio quindicenne, Ibrahim, è stato evacuato con la forza dalle forze israeliane alla fine di dicembre 2024.

È stato trasferito in un campo di detenzione nel Negev prima di essere trasferito nella prigione di Ofer. Le autorità israeliane affermano di averlo trattenuto con l’accusa di “coinvolgimento in attività terroristiche”, sebbene non siano state fornite prove.

Un avvocato ha recentemente visitato Abu Safiya e ha confermato che è stato Torturato, picchiato e che gli sono state negate le cure mediche per una ferita alla gamba e una patologia cardiaca. La sua famiglia riferisce che la sua salute sta peggiorando rapidamente.

“Siamo incredibilmente preoccupati per la sua salute. È rimasto ferito durante l’arresto e ora temiamo per la sua vita”, ha detto Elias Abu Safiya, suo figlio.

Gli esperti sanitari avvertono che l’impatto di questi attacchi si estenderà ben oltre la distruzione immediata. “Quello che sta accadendo a Gaza è lo smantellamento sistematico del sistema sanitario. Anche dopo la fine dei combattimenti, ci vorranno decenni per riprendersi”, ha spiegato Michael Kaplan di Medici Senza Frontiere.

“I bambini feriti cresceranno con disabilità e molti sopravvissuti soffriranno di malattie croniche a causa della mancanza di cure mediche. Questa è più di una semplice crisi medica, è una crisi esistenziale”.

Sally Ibrahim è una giornalista palestinese di The New Arab residente nella Striscia di Gaza

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

12/3/2025 https://www.invictapalestina.org/

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