INCENDI, ROGHI TOSSICI E PROGETTI POCO GREEN
Un’abitante di Beinasco ha deciso di raccogliere gli episodi di roghi tossici dal 2015 ad oggi (consultabile a questo link https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10221062696376457&id=1214554862&sfnsn=scwspwa ) e di fare uno studio sulla situazione ambientale nella zona sud della cintura di Torino.
Questo proposito risale a qualche anno fa, quando un gruppo di abitanti si è organizzato per tenere alta l’attenzione sulla questione ambientale in seguito alla decisione di costruire l’inceneritore del Gerbido. Già all’epoca non vi erano elementi che legittimavano la scelta di quel territorio per l’istallazione dell’inceneritore, vista la vicinanza con ospedali, scuole, corsi d’acqua, un impianto di rifiuti pre esistente ma la giunta Chiamparino, nonostante le perplessità dei cittadini, aveva deciso di andare fino in fondo. L’incendio della Demap ha riattivato l’attenzione dei cittadini soprattutto rispetto ai rischi per la nocività dell’aria, nonostante l’Arpa dica che la qualità dell’aria sia accettabile e nonostante la notizia della potenziale presenza di amianto, e rispetto alla causalità di questi eventi. La tendenza rilevata è che tutti questi incedenti hanno coinvolto aziende che si occupavano di smaltimento di rifiuti. Anche una relazione della commissione parlamentare di qualche anno fa parla di un sistema volto ad abbattere i costi dello smaltimento dei rifiuti.
Il tema non riguarda solo gli incendi in aziende che si occupano di rifiuti ma riguarda tutti gli interessi che si nascondono dietro la scelta di promuovere progetti che mettono a rischio la salute dei territori e di chi li abita. Un altro incendio che risale alla memoria è quello dell’aprile 2019 a Frossasco che coinvolse una fabbrica di pannelli truciolari Kastamonu, la stessa che vorrebbe installare oggi un inceneritore proprio su quel territorio e che sta vedendo l’opposizione di un comitato di abitanti della zona dal nome Frossasco Ambiente. Infatti, non si tratta solo di avere a cuore l’ambiente ma si tratta di mettere in questione la decisionalità lasciata ai territori, la tendenza a colorare di green gli innumerevoli progetti che molto spesso hanno altri interessi, il conflitto che si gioca tra interessi pubblici e privati. E infine, molto più in generale, la questione della produzione, del consumo e quindi dello smaltimento dei rifiuti assumono una fortissima deresponsabilizzazione della politica e il conseguente scarico dei costi e delle colpe sui singoli cittadini.
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