Incontro internazionale a Cuba

In questi giorni si è tenuto a Cuba il secondo incontro internazionale delle pubblicazioni teoriche dei partiti e dei movimenti di sinistra. Vi ho partecipato in qualità di direttore di Su la testa e di Quistioni, la rivista del Partito della Sinistra Europea e come l’anno scorso è stata una bella occasione di confronto e di discussione a livello internazionale.

Quest’anno l’attenzione e la solidarietà con il popolo palestinese contro il genocidio perpetrato dallo stato Israeliano ha determinato una particolare tensione emotiva. Non a caso l’intervento conclusivo è stato riservato a Manu Pineda, europarlamentare di Izquierda Unida, proprio sul tema della Palestina. La riflessione è stata invece dedicata soprattutto al nodo della lotta ideologica e culturale nel mondo odierno. In particolare si è discusso del fatto che nella crisi della narrazione neoliberista, vi sia una crescita dell’egemonia e della forza delle narrazioni della destra fascistoide mentre si riduce la capacità della sinistra di avanzare una proposta che “scaldi i cuori”.

Si è discusso di questo nodo senza infingimenti e soprattutto senza dare la colpa agli altri. Come ha giustamente sottolineato Ignazio Ramonet, il direttore di Le monde diplomatique, il nostro problema non è in primo luogo di strumenti ma di contenuti perché nella rete , noi ci siamo e forse siamo addirittura più bravi di altri ad usarla. Il punto è che se le nostre idee non diventano egemoniche è perché non abbiamo idee abbastanza strutturate, è perché non abbiamo una buona teoria e nemmeno una sufficiente produzione teorica. A partire da questa considerazione si è discusso a lungo della necessità di evitare la trappola dottrinaria senza però abbandonare la produzione teorica. E’ infatti evidente che uno degli elementi che più ha indebolito la sinistra a livello mondiale è l’aver gettato via il bambino con l’acqua sporca, la ricerca teorica con il dogmatismo. Cosi come si è ragionato sul rapporto tra tra internazionalismo proletario e identità nazionali, su come il rapporto che vi è stato tra processi rivoluzionari e processi di liberazione nazionale possa avere oggi una attualità. Anche il tema delle “fake news” è entrato prepotentemente nella discussione in una situazione in cui la concentrazione capitalistica dei grandi mezzi di comunicazione produce una informazione supercontrollata e palesemente manipolata e nel contempo la destra fascistoide di Trump arriva ad usare la perdita di credibilità dei mezzi di comunicazione di massa per proporre letture fantasmagoriche e false che vengono veicolate attraverso canali alternativi. In questo gioco di specchi tra narrazioni false che si accusano a vicenda di essere tali e che caratterizza sia la destra che il centro sinistra, la costruzione di una informazione fondata sulla ricerca della verità diventa un terreno strategico per una sinistra di classe che deve essere autonoma tanto dai potentati neoliberisti progressisti quanto da quelli fascistoidi.

Le sessioni di lavoro attorno a questi temi hanno poi trovato momenti di discussione per definire filoni di lavoro concreti e tre in particolare sono state le indicazioni di lavoro.

La prima è quella di proseguire questi incontri annuali, di libero dibattito teorico tra riviste e giornali.

La seconda quella di produrre nel corso dell’anno che separa un incontro e l’altro uno scambio di materiali e di elaborazioni teoriche dando vita progressivamente ad un interscambio mondiale di riflessione e ricerca sull’alternativa.

In terzo luogo il rilancio della Rete a difesa dell’umanità, lanciata anni fa da Fidel Castro e Ugo Chavez, per farla diventare un punto di riferimento per il complesso dell’intellettualità mondiale che si muove sul terreno dell’alternativa. Importante a questo riguardo che sia stato chiesto di svolgere la funzione di uno dei nodi di questa rete proprio alla nostra rivista.

Una bella e proficua occasione di dibattito quindi che ha avuto anche il bagno nella realtà delle difficoltà che vive Cuba a causa del Bloqueo statunitense che da oltre 60 anni prova a far morire questa esperienza rivoluzionaria. Nell’intervento del segretario generale Miguel Diaz-Canel sono infatti state squadernate tutte le difficoltà dovute alla durezza del bloqueo che nella sostanza impedisce a Cuba di aver la valuta pregiata necessaria per acquistare prodotti di cui non può fare a meno, a partire dal petrolio. La crisi del turismo, aggravata dalle misure assunte da Trump – e mai eliminate dall’amministrazione Biden – stanno infatti pesando oltre misura sulle spalle del popolo cubano.

L’impegno alla prosecuzione della riflessione su come costruire l’alternativa si è quindi saldato con la consapevolezza della necessità di difendere Cuba come il Venezuela, che proprio perché rappresentano una alternativa, sono sotto tiro delle forze imperialiste da decenni. Riflessione e solidarietà antimperialista sono le due facce della medaglia di questo importante momento di incontro a cui sono felice di aver partecipato sin dalla sua fondazione nell’anno scorso.

Paolo Ferrero

14/2/2024 http://www.rifondazione.it/

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