Infermieri: eroi o carne da macello?
una raccolta di Alexik
Radio Onda Rossa, assemblea radiofonica
16 marzo 2020
Ascolta le testimonianze degli infermieri dagli ospedali romani.
E’ morto Diego, un soccorritore del 118 di Bergamo
È morto di Covid 19
A darne l’annuncio i soccorritori di ADL Cobas Lombardia della Sanità.
Diego, lavorava sull’ambulanza a Bergamo, aveva 45 anni e una figlia, Diego era un lavoratore preparato, un soccorritore che ha sempre utilizzato i dispositivi di protezione individuali, non era anziano e non aveva altre malattie.
Diego era uno dei 700 operatori sanitari, medici, infermieri, soccorritori, oss che già sono stati contaminati.
Nel nome di Diego chiediamo come operatori della Sanità misure straordinarie di Protezione per tutti i soccorritori e gli operatori sanitari, che dovrebbero indossare sempre i dispositivi di protezione integrali da Covid 19.
Chiediamo che tutte le cliniche private convenzionate mettano a disposizione posti letto per contagiati da covid 19.
La cosa che ci preoccupa di più è la leggerezza con cui si abbandonano le lavoratrici ed i lavoratori al loro destino mettendo davanti gli interessi di confindustria.
Siamo preoccupati come operatori del settore dell’intesa tra Governo, Sindacati confederali e confindustria, siglata proprio oggi, un’intesa sbilanciata troppo sul profitto e che mette al secondo posto la salute dei lavoratori e delle lavoratrici.
Non saranno certo mascherine e guanti a salvare dal contagio i lavoratori e le lavoratrici, bisogna chiudere adesso e istituire subito un reddito di quarantena, fermare tutte le produzioni, non è necessario in questo momento a combattere la lotta al covid 19.
I padroni insieme alla complicità dei sindacati confederali possono rimandare il loro profitto a quando avremo sconfitto il corona virus.Ma adesso dovete rimanere a casa tutti, altro che guanti e mascherine.
Oggi piangiamo Diego ma finita l’emergenza faremo i conti sicuri di avere al nostro fianco chi oggi ci chiama angeli
Riccardo Germani
Portavoce ADL Cobas
operatore Sanitario
14 marzo 2020
Formalmente a Roma va tutto bene, bollettini tranquillizzanti dallo Spallanzani e dalla Regione. La realtà dice altro, parla di un sistema sanitario in grande difficoltà prima ancora che si manifesti l’atteso picco dei contagi. La Federazione romana dell’Unione Sindacale di Base sta raccogliendo informazioni e denunce dalle varie realtà.
Non bastasse lo scandalo dei medici di base, che a oggi non hanno ricevuto lo straccio di un presidio anticontagio pur rappresentando il primo filtro territoriale, molti ospedali sono a corto di mascherine, non solo FFP2 e FFP3, ma anche di semplici protezioni chirurgiche.
Al Sant’Eugenio hanno ricevuto una fornitura di panni antipolvere riadattati con forbici ed elastici a mascherine di fortuna; la dirigenza, a ragione, ne ha vietato l’uso ma qualche primario sostiene che il personale non ha bisogno di mascherine. L’aria nel nosocomio dell’Eur è pesante: 2 dei 12 operatori del Dea si sono infettati e c’è forte preoccupazione per i prossimi giorni.
Al San Giovanni per avere una (1) mascherina bisogna firmare, mancano le protezioni anche all’Umberto I e non va meglio negli altri ospedali del territorio.
USB si chiede che fine facciano le tanto sbandierate maxi-forniture di mascherine, anche certificate, dall’Italia e dall’estero, e perché il ministro della Salute Roberto Speranza si ostini a dichiarare che “la priorità per affrontare l’emergenza è difendere il nostro personale sanitario che sta facendo un lavoro straordinario in queste ore. Il modo migliore per farlo è garantire prima di tutto a loro i dispositivi di protezione individuale”. Stando a quel che accade a Roma, ma anche in altre parti d’Italia, le affermazioni del ministro sembrano chiacchiere in libertà.
Unione Sindacale di Base – Federazione di Roma
14 marzo 2020
INFERMIERI MINACCIATI DI LICENZIAMENTO SE INFORMANO I GIORNALISTI DELLA REALE SITUAZIONE NEI REPARTI
Spett. quotidiani,
l’associazione avvocatura degli infermieri ha ricevuto migliaia di segnalazioni scritte e firmate da infermieri che lavorano in strutture pubbliche diffuse in tutto il territorio anche se, perlopiù, dalla Lombardia, Lazio, Basilicata, Campania e Sicilia, lamentando uno stato di abbandono e di emarginazione, prevalentemente per l’assenza totale di mascherine e minacce di licenziamento se gli infermieri dovessero informare i giornalisti d quello che accade in questi servizi.
La situazione è grave soprattutto perché si rastrellano infermieri dai servizi estranei alla degenza per gettarli, senza alcuna formazione e screening, nei reparti ad alto rischio infettivo e senza dotarli delle più elementari presidi di sicurezza.
In molte occasioni sono stati obbligati, con ordini di servizio scritti, ad utilizzare una singola mascherina chirurgica per una settimana, destinate al macero, e diversi sono, quindi, risultati positivi al tampone.
A Torino, addirittura, gli infermieri in isolamento attendono, con ansia, l’esito del tampone in quanto i reagenti chimici sono terminati.
Non si tiene neppure conto delle situazioni familiari e quindi anche infermieri con neonati vengono minacciati se non si gettano nel girone dell’inferno, ovviamente senza alcuna minima protezione.
Sul nostro sito www.aadi.it alla sezione news potete fin d’ora leggere le diffide inviate (se ne aggiungeranno altre, Salerno, l’ospedale Grassi di Ostia, Lavinio, ecc.) dove abbiamo scritto, senza remore, quello che succede.
La cosa ancora più grave è che si impedisce agli infermieri di denunciare l’infortunio, qualora si infettino in servizio, a favore di una semplice malattia; in questo modo le aziende non risponderanno del danno differenziale da infortunio colposo.
Questo non è il modo di procedere e trattare chi si sta sacrificando per il benessere collettivo e da questo Governo, che si dichiara attento e civile, non ce lo aspettavamo; siamo profondamente delusi.
Per questi motivi si elogiano spesso solo i medici compiacenti e si fanno parlare nelle trasmissioni televisive create ad hoc solo loro; se parlassero gli infermieri che lavorano in prima linea certamente verrebbe fuori la verità.
Vi invito, quindi, ad esaminare le nostre diffide così da diffondere la verità e onorare il sacrificio di migliaia di infermieri che si stanno abnegando anche per voi.
Dott. Mauro Di Fresco
Associazione avvocatura degli infermieri
12 marzo 2020
16/3/2020 www.labottegadelbarbieri.org
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