Inferno Gaza, morire di sete o di colera se ti salvi dalle bombe

L’Inferno Gaza letto in americano non governativo: in migliaia manifestano per il cessate il fuoco sulla spianata centrale di Washington, trecento ebrei pacifisti entrano negli uffici del Congresso gridando ‘non in mio nome’ e vengono arrestati. Agli Usa non basta il tentativo di ‘contenimento’ super-armato concesso da Biden a Netanyahu. Mentre il britannico Guardian accusa Israele di strage per sete e infezioni.

Assiepare e assetare

Questa volta l’allarme, pesante, quasi disperato, lo lancia il britannico Guardian: la mancanza d’acqua, a Gaza, sta facendo esplodere una crisi sanitaria che potrebbe essere devastante. Il blocco israeliano non fa passare manco uno spillo. E i civili palestinesi, scappati dalle loro case per sfuggire ai bombardamenti, si ammassano sempre più numerosi a sud della Striscia, verso il varco di Rafah. Cosa vogliono? Cercano, semplicemente, di sopravvivere, attaccandosi alla speranza. Sepolta sotto cumuli di calcinacci. I report che arrivano dalle Organizzazioni umanitarie fanno impallidire. «Action Against Hunger’ , Azione Contro la Fame – scrive il Guardian – afferma che i rifugi per sfollati sono vicini al punto di rottura». In una sola struttura, si sono installate ben 24 mila persone in fuga, con un 60% di bambini colpito dalla dissenteria. Secondo stime dell’Onu, a Gaza ci sono meno di tre litri d’acqua pro-capite, in questa fase. Una riserva in veloce esaurimento, anche perché manca il carburante per far funzionare gli impianti di desalinizzazione. Quindi, il problema rischia di aggravarsi.

Colera e ‘cosmesi umanitaria’

Chiara Saccardi, responsabile Middle East di Azione Contro la Fame, avverte che l’uso indiscriminato di falde acquifere inquinate potrebbe provocare un’epidemia di colera. Intanto, però, il valico di Rafah, tra Gaza e l’Egitto, continua a rimanere chiuso, nonostante l’impegno e l’annuncio fatto mercoledì da Biden. Sembra che la trattativa, tra la Casa Bianca e gli israeliani, abbia fruttato soltanto un permesso di transito giornaliero per 20 camion. Ma le Nazioni Unite hanno già avvisato che si tratta solo di un piccolo passo avanti. In effetti, da calcoli effettuati, un primo stock di rifornimenti necessari dovrebbe essere trasportato da almeno 100 autoarticolati. Che per ora non hanno il permesso israeliano di viaggiare. In sostanza, l’operazione di ‘cosmesi umanitaria’ sembra una mossa di forma, d’immagine, piuttosto che di sostanza.

Organizzazione mondiale della sanità

Ieri il Direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. «L’OMS è seriamente preoccupata per la salute e il benessere dei civili a Gaza, che soffrono a causa dei bombardamenti e dell’assedio. L’OMS è anche preoccupata per gli attacchi all’assistenza sanitaria, sia a Gaza che in Israele». Sul ‘che fare’, le richieste sono precise, anche se drammaticamente inutili perché certamente inascoltate: «un immediato cessate il fuoco umanitario; il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas e dalla Jihad Islamica; il rispetto dei civili e delle strutture sanitarie; il ripristino delle forniture di acqua ed elettricità alla Striscia».

Girone di inferno dantesco

Ma dove il Guardian fotografa la Striscia di Gaza trasformata nel girone di un inferno dantesco, è nel report di ‘OxfamGB’. «Da decenni Oxfam fornisce aiuti umanitari alle persone coinvolte nella guerra. Lo facciamo in Somalia, Yemen e Siria. E lo facciamo in Palestina da decenni. Ma ciò che sta accadendo oggi a Gaza non ha precedenti». Qui nessuno è al sicuro, aggiunge, perché non c’è elettricità, non funzionano i collegamenti, non ci sono contatti con le parti in lotta e, per dirla semplicemente, i volontari anziché aiutare gli altri sono costantemente impegnati a salvare la propria pelle. Gaza, catastrofe a cielo aperto raccontata da testimone oculare:

«Le regole umanitarie sono state gettate via, e gli educati appelli dei politici a ridurre al minimo le vittime civili sono nella migliore delle ipotesi ingenui. E nella peggiore sembrano ciechi, di fronte agli orrori inimmaginabili che già si verificano».

Oxfam britannica

L’esplosione dell’ospedale di Al-Ajli, poi, chiunque sia stato, dice l’AD di Oxfam, dimostra inequivocabilmente che, in un luogo così densamente popolato, è assolutamente impossibile ridurre al minimo le perdite di vite civili. E ora, ‘l’arma segreta israeliana’ dell’acqua. «Ancora più mortale –denuncia l’Ong-, perché oltre due milioni di palestinesi sono costretti a bere acqua sporca o a farne quasi completamente a meno». Secondo l’Onu, finora sono stati colpiti e danneggiati sei pozzi, tre stazioni di pompaggio e un serbatoio. I tre impianti di desalinizzazione sono fermi, per mancanza di carburante ed elettricità. Come sono ‘non operativi’ i sei sistemi di trattamento delle acque reflue. Inoltre, non c’è assolutamente acqua per 3500 pazienti ricoverati in 35 ospedali di Gaza. Gli ‘internally displaced’, gli sfollati che praticamente girano in tondo, sono quasi mezzo milione, e cercano un rifugio in 160 scuole.

E oxfam chiude il suo report con una riflessione: il terrorismo di Hamas e la sua orribile violenza sono stati strazianti per Israele, che ha tutto il diritto di difendersi. Ma questo giustifica la punizione di oltre due milioni di palestinesi? La risposta, alle nostre coscienze.

Piero Orteca

20/10/2023 https://www.remocontro.it/

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