Infortuni e Bilancio Inail 2020
Anche per l’anno della pandemia, 2020, l’Inail ha destinato alla tutela della salute dei lavoratori la metà delle risorse che ha invece lasciato nelle casse dello Stato.
Sono oltre il miliardo e mezzo i denari freschi e immediatamente disponibili che l’Inail lascia nelle casse dello Stato, mentre complessivamente sono meno di 700 milioni le risorse impiegate per dispositivi individuali di protezione (DIP) per il covid e per i bandi di incentivi alle imprese per investimenti in prevenzione ( bandi ISI).
Vale a dire che la priorità dell’Istituto, assolti i compiti inderogabili degli indennizzi delle vittime per oltre 8 miliardi, e comunque sempre in riduzione, è la copertura del bilancio dello Stato e dopo, ma molto dopo, la prevenzione e la tutela della salute dei lavoratori.
Ma anche sui compiti istituzionali degli indennizzi, si conferma la riduzione degli indennizzi sia per gli infortuni che per le malattie professionali. Rispetto agli infortuni, solo il 65% dei casi denunciati sono riconosciuti riconducibili al lavoro, e addirittura per le malattie professionali solo per il 35% è stato certificato il nesso di causalità con il lavoro rispetto ai casi denunciati.
Sapendo poi che anche sui casi riconosciuti causati dal lavoro esiste il meccanismo della franchigia che taglia significativamente i casi che hanno diritto alle forme economiche di indennizzo. Si può stimare per difetto che molto probabilmente forse il 50% degli infortuni denunciati riceverà un sostegno economico e che meno del 30% delle denunce di malattie professionali, tra cui i tumori professionali, avranno degli indennizzi economici.
Autonomia finanziaria. Il Ministro Andrea Orlando ha indicato una serie di interventi importanti per modificare e migliorare le prestazioni dell’Inail, ma ha omesso la riforma di base di cui ha bisogno l’Inail: l’autonomia finanziaria e gestionale e la fuoriuscita dal bilancio dello Stato. Ogni anno l’Inail lascia 1 miliardo e mezzo nelle casse dello Stato a copertura del deficit pubblico. Cioè lo Stato succhia dal bilancio Inail e toglie per gli investimenti in salute e sicurezza ai lavoratori 1 miliardo e mezzo. E’ un’assurdità! Sono risorse che devono tornare ai lavoratori e alle imprese, sia per il miglioramento delle prestazioni assicurative e sanitarie che per realizzare forti investimenti negli interventi di modernizzazione dei sistemi di prevenzione.
Autonomia gestionale. I tempi per la risoluzione delle pratiche di riconoscimento della causalità lavorativa degli infortuni e delle malattie professionali si stanno dilatando con un ricorso crescente alla soluzione per via legale e non per via amministrativa. La causa principale è la riduzione degli organici che non consente , soprattutto per le pratiche più complesse, i dovuti e necessari approfondimenti , per cui c’è il rigetto amministrativo che costringe il lavoratore al ricorso per via legale con conseguente allungamento dei tempi della pratica. Il servizio ispettivo per la riscossione dei premi delle aziende è molto efficiente, tant’è che su 100 imprese ispezionate , 87 risultano in contravvenzione.
Eppure il personale ispettivo è in continua riduzione e conseguentemente anche il numero complessivo delle ispezioni. Sui tumori professionali infine c’è il buco nero dei casi indennizzati che non sono nemmeno il 5% dei casi attesi, secondo i dati pubblicati dal Ministero della Salute. Sono tutti problemi riferiti al blocco delle assunzioni e alla riduzione del personale specializzato. Un istituto con un avanzo di gestione annuo di 1 miliardo e mezzo che potrebbe essere molto , ma molto più performante, a vantaggio dei lavoratori e delle imprese, perché viene imbrigliato in questo modo? Ci avviciniamo alla soglia dei 40 miliardi accantonati dall’Inail nelle casse dello Stato a scapito degli investimenti sulla salute e sicurezza sul lavoro. Non bastano ancora?
E’ possibile che a partire dal prossimo 1 gennaio 2022 si possa sganciare il bilancio dell’Inail dal bilancio dello Stato? Su questi temi bisognerà organizzare il dibattito politico, governativo e parlamentare, per una legge finanziaria 2022 che sappia darci un ‘Inail con piena autonomia finanziaria e gestionale al servizio esclusivo dei lavoratori e delle imprese, e non del bilancio dello Stato!
Ma la mobilitazione più importante la devono svolgere le associazioni delle vittime del lavoro a cominciare dalle vittime dell’amianto con la capacità di coinvolgere tutte le associazioni dei medici specialisti, dai medici del lavoro e della prevenzione, ai medici delle Asl, agli oncologi, agli epidemiologi, agli anatomo patologi, alle strutture dei COR (Centri Operativi Regionali – strutture regionali per i tumori professionali), ma anche dei sindaci delle città con vittime dell’amianto e tanti altri operatori della salute e dell’ambiente.
Inoltre l’altro terreno di mobilitazione dovranno essere i piani regionali per la prevenzione che devono essere redatti ed approvati entro il prossimo mese di dicembre. E’ all’interno di questi piani regionali che bisognerà richiedere anche l’inserimento dei piani regionali dell’Inail per la prevenzione della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Ci sono circa 40 miliardi di euro che devono essere recuperati e restituiti ai lavoratori e alle imprese. Queste risorse prioritariamente devono essere impiegate per migliorare decisamente le attuali prestazioni a favore delle vittime del lavoro, sostanzialmente ferme al testo unico del 1965, ma a seguire, devono essere impiegate per un grande piano di modernizzazione delle strutture, dei sistemi e delle tecnologie per rendere efficace la prevenzione e la tutela della salute nei luoghi di lavoro.
In questo vero e grande piano di investimenti sul tema della salute nel lavoro occorre concretezza e visione di medio lungo periodo e il concorso di tutte le energie positive del Paese. Le associazioni delle vittime del lavoro e dell’amianto saranno in prima linea.
Giuseppe D’Ercole
Già Presidente del Fondo per le Vittime dell’Amianto Roma, 19 luglio 2021.
21/7/2021 https://www.comitatodifesasalutessg.com
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