Inquinamento, al via il processo a Torino. I Fridays for future esclusi dalle parti civili

Torino, 18 giugno 2024. Uno striscione di Fridays for future davanti all’ingresso del tribunale. Foto di Marco Panzarella

Per la prima volta in Italia il reato di inquinamento ambientale, in forma colposa, è contestato ad amministratori pubblici. Il tribunale ha accolto le richieste di tre parti civili, respingendo quella del movimento guidato da Greta Thunberg

Fridays for future non parteciperà al processo, cominciato ieri a Torino, che vede imputati, fra gli altri, gli ex sindaci del capoluogo piemontese Piero Fassino e Chiara Appendino e l’ex presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, accusati di inquinamento ambientale (articolo 452 bis del Codice penale), uno degli ecoreati introdotti nel maggio del 2015. È la prima volta che questo reato, nella forma colposa, è contestato a rappresentanti delle amministrazioni pubbliche italiane.

A Torino smog e amministratori finiscono sotto processo

La richiesta di costituzione di parte civile avanzata dall’associazione Giustizia climatica ora! – nata per iniziativa di alcuni esponenti di Fridays for future – è stata respinta dal tribunale in quanto l’associazione è nata in tempi successivi rispetto ai fatti contestati. Niente da fare anche per sette privati cittadini, mentre sono state ammesse le associazioni Torino respira, Greenpeace e Isde Medici per ambiente. Un colpo inaspettato per la costola torinese del movimento guidato da Greta Thunberg, con alcuni attivisti che prima dell’inizio del processo hanno posizionato un lenzuolo all’esterno del palazzo di giustizia riportante la scritta “Il diritto all’aria pulita è giustizia climatica”. 

Ogni anno 900 morti per l’inquinamento

Il processo di Torino – l’udienza si è svolta a porte chiuse in quanto ritenuta dal giudice pre-dibattimentale – è iniziato sette anni dopo l’apertura dell’indagine, avviata dalla procura dopo l’esposto presentato da Roberto Mezzalama, un cittadino torinese impiegato in una società di consulenza ambientale preoccupato per il persistente inquinamento nel capoluogo piemontese. Mezzalama, che in seguito costituirà l’associazione Torino respira, ha prodotto una serie di documenti che dimostravano i livelli elevati di polveri sottili e, al contempo, le insufficienti azioni intraprese delle autorità locali (Comune e Regione) per gestire il problema. 

Il processo di Torino è iniziato sette anni dopo l’apertura dell’indagine, avviata dopo l’esposto presentato da Roberto Mezzalama, poi fondatore dell’associazione Torino respira

I numeri contenuti nell’esposto originario hanno destato preoccupazione tra i cittadini: dai dati emerge, infatti, che ogni anno a Torino muoiono 900 persone per colpa dell’inquinamento atmosferico e che il 7 per cento dei decessi registrati in Piemonte è causato dalla presenza di sostanze tossiche e cancerogene nell’aria. Le emissioni nocive, inoltre, abbasserebbero di 22 mesi e 4 giorni l’aspettativa di vita dei residenti.

Morire a nove anni di smog

Polveri sottoli fuori controllo

In particolare a Torino, dal 2015 al 2020 tutte le stazioni di rilevamento di pm 2,5 hanno superato il limite di concentrazione raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), pari a 10 microgrammi su metro cubo. Dati che per la procura configurano un’emergenza sanitaria, con le istituzioni che avrebbero dovuto emanare ordinanze urgenti, soprattutto per tutelare le fasce più sensibili della popolazione: bambini, anziani e malati.

Siamo primi in Europa per auto e smog

I pubblici ministeri Vincenzo Pacileo e Gianfranco Colace contestano agli amministratori in carica tra il 2015 e il 2019 di non avere adottato le giuste contromisure per contenere l’inquinamento cittadino. Un secondo filone d’inchiesta, che prende in esame il periodo successivo, vede indagati l’attuale presidente della Regione Alberto Cirio e il suo assessore all’Ambiente Matteo Marnati.

19/6/2024 https://lavialibera.it

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