Intercettare giornalisti e avvocati e impedire i soccorsi in mare. Salvini? no Minniti
Lo SCO (Servizio Centrale Operativo) è solitamente impegnato in lavori di intelligence, di difesa della sicurezza nazionale, contro mafie e minacce del terrorismo internazionale ed è alle dirette dipendenze del ministero dell’Interno. Ma capita, in questo assurdo paese in cui le regole democratiche sembrano ridotte a carta straccia e non da oggi, che lo Sco venga utilizzato anche per altro. Venti anni fa, col pretesto di dover garantire la sicurezza degli ospiti internazionali, giocò un ruolo centrale nella gestione del G8 di Genova, prima con funzioni di controllo, poi anche se condanne non sono mai state emanate, durante la criminale fase repressiva dei movimenti. Veder rispuntare detto apparato nell’inchiesta che ha portato la procura di Trapani nel 2017 ad aprire un’inchiesta contro le ong che si è tradotta in 30 mila pagine di intercettazioni telefoniche, lascia perplessi. Il tutto è stato depositato ed ovviamente è divenuto rapidamente di facile accesso. Nel ringraziare l’ottimo lavoro che a partire da questi fatti sta svolgendo un giornalista serio e preparato come Andrea Palladino, c’è da interrogarsi su una serie di elementi che, ci auguriamo, conducano a punire chi ha messo in atto azioni di dubbia legalità. Secondo la ricostruzione di Palladino, l’inchiesta è partita grazie alle pressioni dell’ex ministro dell’Interno Marco Minniti, in un momento politico particolare. Nel 2017 il ministro aveva firmato gli accordi col governo libico di Serraj, il Memorandum of Understanding con cui si garantiva collaborazione militare ed economica in cambio dell’impegno, con qualsiasi mezzo, a fermare la partenza di migranti dal paese africano. L’accordo, tacitamente rinnovato nel febbraio 2020, era necessario ma non sufficiente. Diminuita la presenza nel Mediterraneo Centrale di navi dell’agenzia Frontex e di missioni nate per fermare “l’immigrazione illegale” ma che si trovavano anche ad operare salvataggi e resa dura la vita per le navi commerciali che subivano il fermo di giorni, se soccorrevano navi di richiedenti asilo in avaria, bisognava risolvere il problema delle imbarcazioni delle ong, intervenute a salvare migliaia di persone.
Minniti impose un Codice di condotta verso le ong – chi non lo recepiva non poteva effettuare salvataggi – a cui alcune non obbedirono. In più tanto la presenza delle navi umanitarie, quanto quella di giornalisti curiosi di raccontare la realtà su quanto accadeva in Libia – lager, violenze, stupri e torture – quanto su quello che accadeva in mare non dovevano circolare.
Per quanto ci è dato oggi sapere, nelle intercettazioni effettuate, non si ravvisano ipotesi di reato, tantomeno il vituperato “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina” che tanto turba i Minniti i Salvini e mezzo mondo politico. Reati sono stati invece commessi da chi ha ordinato le intercettazioni. È possibile violare la libertà di stampa e il diritto di salvaguardia delle fonti? In Italia evidentemente si. Le giornaliste e i giornalisti che hanno avuto il coraggio di far bene il proprio mestiere hanno interloquito in quei mesi con tante persone, ricevuto materiale video, visto confermare quanto si raccontava in Libia, potuto documentare le violenze delle motovedette libiche – chissà se con equipaggi misti – contro le navi ong e contro i migranti che venivano ripresi. E gli articoli che uscivano su Avvenire, Il Fattto, i servizi di Radio Radicale e di Report, persino Il Giornale, e tanti altri davano fastidio. L’accanimento maggiore è avvenuto contro una delle migliori giornaliste italiane che in Libia ha vissuto per 5 anni, Nancy Porsia. I servizi che ha prodotto e quanto continua a produrre mostrano il vero senso del ruolo italiano in Libia, i rapporti con le milizie che spesso rappresentano un mixer velenoso fra organizzazioni criminali e bande organizzate per garantire servizi di sicurezza al miglior offerente, per sorvegliare i compound petroliferi, per predeterminare commesse ed affari. Sono state intercettate anche le telefonate fra la giornalista (che non è indagata di nulla) e il suo legale, Alessandra Ballerini, che difende la famiglia di Giulio Regeni.
Nancy Porsia ha ricevuto, in più di una occasione, minacce dalle famiglie libiche potenti su cui indagava, si intercettava una sua telefonata con l’avvocata Ballerini in cui il tema non erano ong o migrazioni ma un viaggio al Cairo della legale per la vicenda Regeni.
Ovvero non solo si sono intercettati giornalisti ma anche colloqui con legali e i nomi usciti finora sono solo i più noti, una parte dei tanti e delle tante che desiderano unicamente raccontare i fatti e smontare teoremi politici.
Un fatto senza precedenti su cui, come Rifondazione Comunista, ci auguriamo che la ministra della Giustizia Cartabia, che ha ordinato una ispezione alla procura di Trapani, produca un tardivo ma immediato intervento.
Nel frattempo l’ex ministro Minniti, che ha annunciato le dimissioni da deputato, è divenuto dirigente della Fondazione Med-Or, progetto della Leonardo Spa, la maggior azienda aerospaziale italiana, per “favorire il ruolo dell’Italia nel mondo globalizzato, sia sotto il profilo del trasferimento di tecnologie tradizionali e innovative sia sotto il profilo dell’alta formazione e del trasferimento capacitivo in sinergia, attraverso la collaborazione e il confronto con prestigiose Istituzioni accademiche e della ricerca nazionali e corrispondenti nei Paesi in cui vengono svolte le attività”.
In sintesi, nei paesi in cui ha operato come ministro oggi andrà a lavorare come esportatore di tecnologia militare. Ottimo salto di carriera, nulla da eccepire.
Il caro ex ministro dopo aver ospitato al Viminale un trafficante di esseri umani come Bija, dopo aver premuto per impedire ai giornalisti di svolgere il proprio lavoro mettendo anche a repentaglio la vita delle fonti dopo aver violato anche l’intangibilità del rapporto fra legale e assistito, ora che diventerà un cittadino comune, potrà finire anche lui in tribunale, dall’altra parte del banco? Quella degli imputati? E come si può parlare di “alleanza antifascista” con un partito che annovera fra le file dei suoi dirigenti persone che del fascismo adottano gli stessi metodi? Lo chiediamo a chi considera ancora il Pd un partito “di sinistra” con cui governare.
P.S. Chi scrive si considera amico di una parte delle persone intercettate, con loro ha parlato numerose volte e da loro ha ottenuto anche notizie importanti. Non sono complici di trafficanti ma uomini e donne limpidi nel loro agire, privi di interessi o rendiconti personali. Anche per queste ragioni, siamo dalla loro parte.
Stefano Galieni
Resp. immigrazione PRC-S.E.
5/4//2921 http://www.rifondazione.it
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