Invasione di Tal Rifaat e attacco ai quartieri curdi di Aleppo: La popolazione curda rischia l’annientamento
Dal 26 novembre, la regione di Aleppo è al centro di un’escalation militare senza precedenti, con l’offensiva congiunta di Hay’at Tahrir al-Sham (HTS) e dell’Esercito Nazionale Siriano (SNA) controllato dalla Turchia, che sta mettendo a rischio la vita di migliaia di civili, in particolare quelli appartenenti alla minoranza curda. Gli attacchi hanno avuto conseguenze devastanti, con l’occupazione di Shebah e Tal Rifaat da parte delle forze del SNA e l’esodo forzato di circa 200.000 civili che vi avevano trovato rifugio dopo l’occupazione di Afrin da parte delle stesse forze nel 2018.
Nei quartieri curdi di Aleppo Seikh Maqsud e Ashrafieh, in cui hanno trovato rifugio migliaia di profughi fuggiti dall’avanzata di HTS. Le Unità di Protezione del Popolo e delle Donne (YPG/YPJ) e la popolazione civile hanno dichiarato fermamente che non abbandoneranno le loro case, continuando a resistere alle forze di HTS e SNA. La situazione è estremamente tesa, e la popolazione civile, già vulnerabile, sta affrontando un assedio e una crisi umanitaria senza precedenti.
Dietro questa offensiva, la Turchia gioca un ruolo determinante nel supporto al SNA e alla presenza di HTS nella regione. Sebbene HTS sia riconosciuta come organizzazione terroristica dalla stessa Turchia e sia composta principalmente da combattenti stranieri (foreign fighters), le sue forze continuano a operare con l’appoggio logistico, politico e militare di Ankara. La Turchia è stata riconosciuta da molti rapporti di organizzazioni indipendenti come responsabile delle violenze e le violazioni dei diritti umani perpetrate dai gruppi sotto il suo patrocinio, che includono anche combattenti jihadisti legati ad al-Qaeda e miliziani di ISIS. A questo proposito è emblematica la presenza registrata ad Aleppo di Abu Hatem Shaqra, comandante della fazione Ahrar al-Sharqiya del SNA e autore materiale dell’assassinio di Hevrin Khalef, politica curda e segretaria del Syrian Future Party uccisa insieme a due collaboratori nel 2019.
La Rivoluzione del Rojava ha rappresentato un’esperienza unica di autodeterminazione, diritti umani e resistenza contro l’oppressione. Nata nelle terre curde della Siria del Nord, la rivoluzione ha costruito un sistema che promuove la parità di genere, la democrazia diretta e la coesistenza pacifica tra le diverse etnie e religioni. In un contesto di conflitto e instabilità, il Rojava è stato un faro di speranza, mostrando al mondo che è possibile costruire una società inclusiva e giusta, anche nelle condizioni più difficili. La resistenza delle forze curde, tra cui le YPG e le YPJ, ha avuto un impatto determinante nella lotta contro il terrorismo dello Stato Islamico, contribuendo alla stabilizzazione della regione. Tuttavia, oggi, a dieci anni dalla storica resistenza di Kobane che mise fine all’espansione dell’ISIS, questo modello di società è minacciato dall’offensiva di HTS e SNA coordinata dalla Turchia, che cerca di annientare non solo il popolo curdo, ma anche i valori di libertà e democrazia che il Rojava incarna.
L’appello alla comunità internazionale è urgente: è necessario un intervento rapido e deciso per fermare le violenze ed evitare una nuova catastrofe umanitaria. Il futuro della Siria e specialmente delle minoranze che la abitano è incerto, ma la speranza risiede nella solidarietà internazionale e in una risposta politica e umanitaria concreta che possa garantire la sicurezza e la dignità di tutti i popoli della regione e che apra le porte ad una soluzione politica alla guerra civile siriana.
Ai cittadini Italiani, alle associazioni, movimenti, sindacati, partiti e organizzazioni politiche, che hanno sempre dimostrato vicinanza al popolo curdo, chiediamo in questo periodo di minacce esistenziali di stringersi intorno ai popoli del Rojava e di esprimere la forte solidarietà di cui essi hanno bisogno.
Ufficio d’informazione del Kurdistan in Italia
Roma, 2 Dicembre 2024
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