“Irriverenti e libere“, frammenti di femminismi del nuovo millennio. Un libro di Barbara Bonomi Romagnoli che racconta realtà e esperienze di cui i media mainstream non parlano.
Di femminismo nell’informazione mainstream non si parla più, se poi decliniamo il concetto al plurale, i femminismi non esistono proprio. Eppure rappresentano un mondo, le modalità differenti attraverso cui il femminismo degli anni ’70 si è trasformato per arrivare fino ai giorni giorni, attraversando generazioni, affrontando nel tempo tematiche e facendo proprie molteplici realtà. Ecco perché femminismi, perché le diversità fanno ricchezza, come nella natura.
Di questo mondo, che fa molta fatica a trovare spazio sui mass media, o che quando lo trova a volte fa rimpiangere il silenzio per le modalità con cui viene raccontato, ci parla il saggio di Barbara Bonomi Romagnoli, Irriverenti e libere. Femminismi nel nuovo millennio (Editori Internazionali Riuniti, pp. 221, €. 16,00).
Per regalarci questa mappa dei femminismi in Italia, composta da singole e da gruppi, ma anche da reti e collettivi sparsi sul territorio nazionale, la giornalista e scrittrice Bonomi Romagnoli a partire dal 2000 ha iniziato a mettere da parte volantini, mail, documenti, ricordi, interviste e appunti sparsi “convinta che queste storie di femminismi e movimenti di donne debbano diventare patrimonio comune”.
E così facendo la scrittrice ci racconta esperimenti, a volte riusciti a volte meno, ma tutti pezzi di vita collettiva e di esperienze che, messe nero su bianco danno forma “ad un filo comune che non è solo nella teoria/pratica femminista per cui ognuna deve partire da sé – l’eredità femminista più longeva – ma è anche nell’inquietudine persistente, nella precarietà esistenziale delle ultime generazioni femministe, nel tentativo sempre molto faticoso di tenere insieme personale e politico”. Un filo comune che spesso converge con una data, purtroppo tragicamente indimenticabile, Genova 2001.
Ovviamente il vasto materiale raccolto da Barbara Bonomi Romagnoli per il suo libro ha preteso una selezione su due criteri: nel primo ha dato precedenza alle storie che non sono state sotto i riflettori dei media o lo sono state in forma marginale; per il secondo criterio è partita dalle sue esperienze personali condivisa con altre e rappresentativa – secondo la scrittrice – “di percorsi che si intrecciano anche con situazioni internazionali e che esprimono forme di conflitto maggiore”.
Tra i vari esperimenti e le distinte esperienze raccontate dall’autrice, ci imbattiamo subito nelle Lucciole, che non sono i luminosi insetti notturni ma quelle che rappresentano uno dei grandi nodi irrisolti del dibattito nei movimenti femministi e femminili, la prostituzione. Il libro riporta numerosi ed interessanti stralci dei documenti del Comitato per i diritti civili delle prostitute, tra difesa per la libertà di autodeterminazione delle scelte sessuali e una ferma condanna alla tratta e allo sfruttamento della prostituzione. Attraversiamo poi il Punto G: genere e globalizzazione, evento che si tenne a Genova nel giugno del 2001, un mese prima che in città si scatenasse l’orrore della repressione, a cui parteciparono oltre mille donne in rappresentanza di 140 associazioni e movimenti femministi e femminili provenienti da tutto il mondo.
Lungo il viaggio facciamo sosta nel Sexyshock di Bologna, il progetto “esploso” nel capoluogo emiliano sempre nel 2001, dopo che il Comune di centrosinistra decise di aiutare il Movimento per la vita ad entrare in un consultorio pubblico e, con incredibile sintonia, il governo di centrodestra provò a rimettere in discussione la legge sull’aborto.
In questa mappa dei femminismi del nuovo millennio tracciata da Bonomi Romagnoli, incontriamo il manifesto di Assalti A-Salti,“La disobbiendienza ha le zinne”, scritto nelle 2002 da due donne che l’autrice rintraccia per un confronto sul testo a distanza di anni “abbiamo scritto questo testo sull’onda dell’esperienza di Genova 2001, avendo in mente quello che era successo a Praga nel 2000, quando il blocco rosa, che aveva scelto la frivolezza tattica, è stato quello più efficace negli ‘assalti’ alla zona rossa”.
E ancora il costante equilibrio precario delle Acrobate, collettivo nato nel 2003 a seguito di un incontro a a Prato, o Il manuale delle galline ribelli del collettivo A/matrix nato a Roma tra il 2001 e il 2002. Con esperienza di femminismo storico, “Sono etero&lesbiche&trans senza necessità di definirsi e se lo fanno è con il gusto di divertirsi”,
Nel 2005, ci ricorda l’autrice, nasce il coordinamento Facciamo Breccia-No Vat con l’intento di costruire un percorso di mobilitazione permanente fondato su autodeterminazione, laicità e antifascismo. Nato per iniziativa di alcune soggettività lesbiche, gay, trans e femministe, fin da subito il coordinamento coinvolse altre soggettività interessate a rispondere alle crescenti ingerenze vaticane nella sfera pubblica e a decostruire il moralismo di radice religiosa e reazionaria. Del 2007, invece, la nascita della rete nazionale Sommosse, “grande laboratorio sperimentale di femminismi e nuove tecnologie” e nel 2013 entra in scena il gruppo romano Cagne Sciolte alla conquista dello spazio, che riprende nome e concetti del manifesto “cagna”, scritto dalla femminista statunitense Joreen.
Ma queste sono solo alcune delle realtà e/o esperienze che Barbara Bonomi Romagnoli ci racconta, perché sono tante le cronache di femminismi rimasti in ombra, ma su cui l’autrice ha deciso di accendere i riflettori.
Marina Zenobio
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