Israele e la repressione dei palestinesi: un assedio continuo

Israele continua a intensificare la sua repressione nei confronti dei palestinesi, utilizzando strumenti sempre più sofisticati e strategie che vanno dall’assedio alla sorveglianza totale. La fame e la sete diventano armi per piegare Gaza, mentre in Cisgiordania le operazioni militari e le violenze dei coloni si moltiplicano. Anche la cultura è sotto attacco, in un tentativo di cancellare l’identità palestinese. Nel frattempo, l’intelligence israeliana sviluppa nuove tecnologie di controllo, rafforzando una macchina repressiva che non sembra trovare ostacoli nel silenzio della comunità internazionale.

Israele e la repressione dei palestinesi

La repressione israeliana nei confronti dei palestinesi continua con una ferocia che assume forme diverse tra Gaza e la Cisgiordania, senza che la comunità internazionale riesca a fermare questa deriva. Dall’uso della fame e della sete come arma di guerra all’impiego delle più avanzate tecnologie di sorveglianza per il controllo della popolazione, il popolo palestinese è sottoposto a una costante oppressione.

Il blocco imposto da Israele sugli aiuti umanitari sta aggravando una situazione già infernale nella Striscia. Dieci giorni fa, le autorità israeliane hanno interrotto l’ingresso di forniture essenziali, e recentemente hanno anche tagliato l’erogazione di elettricità, complicando ulteriormente la vita della popolazione.

Secondo l’UNICEF, solo il 10% degli abitanti ha accesso all’acqua potabile: senza energia elettrica, gli impianti di desalinizzazione non possono funzionare. Il gas scarseggia, portando alla chiusura di numerosi forni e impedendo la produzione di pane, elemento essenziale per la sopravvivenza.

Nonostante l’evidente strategia di affamare la popolazione, nel mondo occidentale non si levano voci forti di condanna per l’uso della fame e della sete come strumenti di guerra.

Offensiva militare continua in Cisgiordania

Se a Gaza la repressione assume le sembianze di un assedio totale, in Cisgiordania si traduce in una campagna militare incessante che da oltre cinquanta giorni sta soffocando le città settentrionali. A Jenin, l’esercito israeliano ha ucciso altri tre palestinesi, due giovani e una donna di 58 anni, portando il bilancio complessivo delle vittime a 54 solo dall’inizio dell’anno.

Nel frattempo, a sud della Cisgiordania, gli attacchi dei coloni israeliani si intensificano. Questi “predoni autorizzati” agiscono impunemente in una spirale di violenza che colpisce con particolare ferocia le comunità di Masafer Yatta.

Numerosi palestinesi sono rimasti feriti sotto una pioggia di pietre. Intanto, il numero complessivo delle vittime a Gaza continua a salire: dal 7 ottobre 2023, i morti accertati sono 48.503. Solo nelle ultime ore, quattro palestinesi sono stati uccisi da un drone israeliano mentre tentavano di attraversare il corridoio di Netzarim, e una donna è stata colpita a morte a Rafah.

Colpire la cultura per spegnere l’identità palestinese

La repressione israeliana non si limita all’ambito militare: si estende anche alla cultura palestinese, con l’obiettivo di spegnere ogni forma di espressione identitaria. A un mese esatto dall’ultimo raid, le forze israeliane hanno nuovamente fatto irruzione nella libreria Educational Bookshop di Gerusalemme Est, confiscando libri e danneggiando l’interno del negozio.

Le autorità non hanno fornito alcuna motivazione ufficiale e hanno arrestato uno dei proprietari, Imad Muna. Solo il mese scorso erano stati fermati anche l’altro proprietario, Mahmoud, e suo nipote Ahmed, poi rilasciati grazie alla mobilitazione popolare e diplomatica.

L’Educational Bookshop è considerato uno dei più importanti centri culturali palestinesi della città, e il suo attacco rientra in una strategia più ampia per mettere a tacere la cultura palestinese.

Espansione del conflitto: attacchi in Siria e Libano

Mentre la repressione prosegue nei territori palestinesi, Israele non limita la sua offensiva ai confini della Cisgiordania e di Gaza. L’11 marzo, le forze israeliane hanno colpito obiettivi militari in Siria e Libano. In Siria, gli attacchi hanno interessato quattro aree diverse, prendendo di mira sistemi radar, centri di comando e depositi di armi.

In Libano, due membri di Hezbollah sono stati uccisi in un’operazione mirata, che Israele giustifica come parte della sua strategia per impedire al gruppo di ricostruire le proprie capacità militari. Tel Aviv sostiene che queste azioni servano a prevenire future minacce, ma si inseriscono in un contesto di guerra regionale sempre più allargata.

Zela Satti

13/3/2025 https://www.kulturjam.it/

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *