Israele e la strategia della provocazione

Le ‘provocazioni’ sono un’altra tradizione di lunga data in Israele. Quasi tutte le principali campagne militari che hanno coinvolto Israele, inclusa la guerra del 1948, sono state precedute da provocazioni condotte in modo più o meno esplicito da Israele per causare il conflitto senza essere identificati come gli “aggressori”.

Questo è sicuramente quello che Israele sta facendo in questi mesi con l’Iran, ha bombardato la sua ambasciata in Siria e più recentemente il centro di Theran per uccidere un membro di Hamas. Queste provocazioni servono a spingere l’Iran ad attaccare Israele, e quindi spingere gli USA ad intervenire per difendere Israele. L’obiettivo è duplice, far distruggere l’Iran dall’esercito americano e distogliere lo sguardo dalla Palestina, così che Israele può concludere indisturbato la pulizia etnica della Cisgiordania ed il genocidio a Gaza.

Le provocazioni sono una delle strategie militari preferite da Israele, da sempre. Uno dei casi più ecclatanti fu l’operazione condotta in Egitto nell’estate del 1954 da un gruppo di spie Israeliane che fecero esplodere diversi ordigni al Cairo e ad Alessandria contro obiettivi “occidentali”, cinema, teatri e librerie di proprietà britannica e americana. Gli attentati erano attribuiti ai Fratelli Musulmani e ai Comunisti egiziani ed avevano come obiettivo quello di indurre i governi Americani e Britannici ad attaccare Nasser, il presidente Egiziano che Israele voleva a tutti i costi abbattere.

Quell’operazione fallì perché le autorità egiziane riuscirono a catturare alcuni attentatori e poi smascherare l’intero complotto.

Tuttavia le provocazioni non finirono la. Nei primi anni 50 Israle, usando la scusa della rappresaglia, bombardò e distrusse diverse postazioni egiziane lungo il confine uccidendo decine di persone. Infine nel 1956 Israele invierà dei paracadutisti sul canale di Suez, che Nasser avevano da poco nazionalizzato. L’operazione congiunta con Francia e Regno Unito porterà Israele ad occupare l’intera penisola del Sinai.

Occupazione che gli Americani fecero velocemente portare a termine, dietro pesanti minacce ad Israele, per paura di causare un conflitto con l’Unione Sovietica che si era schierata a sostegno di Nasser e dell’Egitto.

Oggi siamo all’alba di una nuova guerra regionale causata dalle provocazioni Israeliane. Purtroppo non esiste più lo spauracchio dell’Unione Sovietica a calmare i più bassi istinti di Israele e Stati Uniti. Quindi teniamoci forte.

Massimo Rossini

6/8/2024 https://www.lafionda.org/

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