Sul nuovo intervento in Libia si rimettono insieme gli apprendisti stregoni che già sostennero la guerra che ha distrutto quel paese.
Evidentemente non pesa sulle coscienze di queste forze politiche l’essere state tra i responsabili della morte e della distruzione seminata in Libia con l’aggressione del 2011.
Il voto a favore degli esponenti di MDP e Campo progressista – in coerenza con il disastro combinato quando erano nel PD – purtroppo conferma che queste formazioni non rappresentano un’alternativa di sinistra per questo paese.
Questa larga maggioranza trasversale approva risoluzioni ipocrite per mascherare un vero e proprio intervento militare in Libia che ha due obiettivi: rafforzare i rapporti con il primo ministro Sarraj e impedire la fuga dei migranti.
Malgrado alcune modifiche al testo base, per far finta di preoccuparsi del rispetto dei diritti umani, la scelta è quella di utilizzare mezzi aeronavali italiani per supportare quelli della guardia costiera libica nel fermare le persone che fuggono dall’inferno prodotto dal neocolonialismo europeo e americano.
Si fa fare il lavoro sporco ai libici ma si configura un respingimento collettivo di massa che non farà altro che accrescere i rischi e il numero dei morti in mare. Si realizzeranno centri di “protezione e assistenza” in territorio libico per decidere in loco e sbrigativamente chi potrà chiedere asilo in Europa e chi dovrà essere rispedito nel proprio paese. Ci si ammanta di umanitarismo ma neanche una riga è dedicata alla necessità di rafforzare il sistema di ricerca e soccorso in mare. Si dichiara di non voler effettuare un blocco navale ma nei fatti questo realizza in pieno accordo con le autorità libiche.
Non poteva mancare la dichiarazione di guerra aperta alle Ong che non firmando possono diventare scomodi testimoni di quanto avverrà in quel tratto di mare che ha già visto tante morti. Infatti si impegna il governo “a determinare conseguenze concrete per quelle organizzazioni non governative che, non sottoscrivendo il codice di condotta, si sono poste fuori dal sistema organizzato di soccorso in mare, a partire dalla sicurezza delle imbarcazioni stesse”. La differenza con le posizioni di Meloni e Salvini ormai è solo di stile e sfumature.
Maurizio Acerbo
segretario nazionale PRC-Se
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