Italia fine 2017. Fascisti, migranti e Istituzioni traballanti
Il 2017 si chiude con alcune provocazioni di estrema destra e risposte confuse dalle Istituzioni. La prima, in ordine di tempo, fu a Como e vide l’irruzione di “Veneto Fronte Skinheads” in un’assemblea pubblica organizzata dagli aderenti alla rete “Como Senza Frontiere”, composta da associazioni e movimenti per l’accoglienza dei migranti. Le teste rasate entrarono, interruppero i lavori, lessero un comunicato e uscirono.
La seconda iniziativa attraversò tutta l’Italia a partire dal 4 novembre scorso per celebrare la vittoria della prima guerra mondiale.
Una sorta di “marcia su Roma” per cui i camerati di Forza Nuova si diedero appuntamento in zona Eur della città (medaglia d’oro per l’antifascismo). Anche qui, a farla da padrone, è l’odio contro il migrante. Un comunicato di FN, infatti, recita: “C’è chi si vergogna di essere italiano e marcia per i “migranti” a cui vorrebbe regalare la cittadinanza, noi marciamo per gli italiani. Vi aspetto tutti il 4 novembre, la Patria risorge! Vergogna ai nemici della Patria”.
Ma il delirio non si confinò alla capitale ma si estese in diversi capoluoghi di provincia. Diversi striscioni furono infatti affissi, non casualmente, da Blocco studentesco (movimento giovanile di CasaPound) in tutta Italia. Le scritte contrapponevano il rifugiato di oggi con l’eroe di ieri riportando lo slogan: “celebra l’eroe e non il rifugiato”. Per eroe, si legge in un comunicato, si delineano figure diverse come Romolo, Cesare, Garibaldi, Mazzini e Mussolini.
Pensammo che tutto finisse lì, con le celebrazioni della prima guerra, ma così non fu. Uno striscione apparve a fine novembre ad Ascoli nei pressi dell’istituto tecnico commerciale per geometri Umberto I° del capoluogo marchigiano. Esso recitava: “Acli: l’accoglienza il vostro progetto? Chi scappa dalla guerra non merita rispetto”.
Fu una sorta di spiegazione dello slogan apparso ad inizio mese nei capoluoghi che “celebra l’eroe e non il rifugiato” e delinea il “richiedente asilo” come una sorta di codardo disertore che scappa dai sacri doveri di “difesa della patria”. Bersaglio della protesta fu una conferenza sull’immigrazione promossa e tenuta dalle Acli. L’incontro, che si è regolarmente svolto all’interno dell’istituto è parte di un progetto interculturale realizzato dai giovani G.A. e dal coordinamento donne delle Acli in collaborazione con la Commissione pari opportunità della Regione Marche.
Insomma, per alcuni revisionisti, chi attraversa a piedi o con mezzi di fortuna prima il Sahara e poi il Mediterraneo non è un eroe mentre lo è chi aveva fatto il percorso inverso come il generale Rodolfo Graziani che gasò gli etiopi e bombardò deliberatamente ospedali da campo. Questo scritto apparve a fine novembre in un sito collegato all’arma dei Carabinieri (poi rimosso). E’ importante comprendere che il “risveglio di una sopita cultura nazifascista”, per dirla con Antonio Russo, responsabile nazionale Acli per il welfare, non riguarda solo le giovani generazioni prive di memoria ma anche pezzi di Stato; di Istituzioni.
A proposito dello slogan contro le Acli “chi scappa dalla guerra non merita rispetto” cosa pensarono di fare le più alte cariche dello Stato per chiudere il 2017? Rimpatriare le salme di re e regina! Nessuno dubita sull’antifascismo e fedeltà alla Repubblica di Mattarella, Grasso e Gentiloni. Ma nel tentativo di rimpatriare in sordina in Italia i regnanti hanno sollevato un polverone inimmaginabile. Avevano infatti mobilitato l’ambasciatore italiano (lo stesso che sta seguendo il caso di Giulio Regeni) al momento del decollo dall’Egitto e non si accorsero che il rimpatrio sta avvenendo alla vigilia degli 80 anni dalla firma delle leggi razziali. Se non bastasse i nostalgici e gli eredi vogliono ora allocare i regnanti nel Pantheon di Roma.
La richiesta è comunque legittima – chiedere è lecito – ma è avvenuta (anche qui una svista istituzionale?) lo stesso giorno, 15 dicembre, che la Cassazione sdoganò il “saluto romano” per commemorare i defunti: da oggi non è più apologia di fascismo.
A proposito di braccio teso, se è sdoganato nei funerali può essere sdoganato anche nei campi di calcio? Sembra proprio di si in quanto il giocatore Eugenio Maria Luppi è stato promosso di categoria il “day after” il saluto romano a Marzabotto, luogo che è stato teatro di una delle più cruente stragi compiute dai nazifascisti. E’ in attesa di sentenza che avverrà dopo quella della Cassazione sui funerali.
Permetteteci un po’ d’imbarazzo da parte dell’Anpi. O no?
Ma se le Istituzioni centrali traballano sono, ancora una volta, i sindaci a tenere la barra a dritta condannando fascismo e antifascismo facinoroso. Il sindaco Gian Carlo Muzzarelli di Modena davanti ai disordini avvenuti in città tra favorevoli e sfavorevoli lo Jus soli (ancora sui migranti) dichiarò: “Modena non merita e respinge le invasioni nazifasciste e non può nemmeno accettare le agitazioni provocatorie di gruppi che colgono ogni occasione e pretesto per dar sfogo alla loro voglia di protagonismo, fuori da ogni regola di pacifica e ordinata convivenza. Noi siamo in prima linea contro le risorgenze fasciste e naziste, ma la lotta al nazifascismo non si fa copiandone i metodi violenti. L’antifascismo – prosegue – non si fa combattendo le istituzioni democratiche che sono nate proprio dalla Resistenza e insultando e aggredendo i loro rappresentanti, in questo caso uomini e donne che fanno il loro dovere per la sicurezza e la libertà di tutti”.
Fabio Pipinato
2/1/2018 www.unimondo.org
Foto: acli.it
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