Italia, paese bizzarro nelle mani del neoliberismo: l’aumento dell’età pensionabile ignora le difficoltà generazionali

I recenti dati Istat sull’aumento dell’aspettativa di vita a 65 anni, giunta nel 2024 a 21,2 anni, dovrebbero essere una buona notizia. Tuttavia, nel contesto italiano, questa longevità crescente si traduce in un’ulteriore stretta sul sistema previdenziale, con l’annunciato aumento dell’età pensionabile a 67 anni e tre mesi nel 2027. Una dinamica che, dipinge un quadro a dir poco singolare del nostro paese, in cui non conta nulla la qualità della vita. 

Mentre l’aspettativa di vita cresce, i giovani italiani faticano a inserirsi nel mondo del lavoro. Un sistema in cui l’uscita dal mercato del lavoro non genera automaticamente un’entrata di nuove forze fresche, con i posti lasciati vacanti che spesso rimangono tali, non fa che esacerbare questa situazione. Ci troviamo di fronte a un paradosso: allunghiamo la vita lavorativa di chi è vicino alla pensione, ma non creiamo spazio per le nuove generazioni, condannandole spesso alla precarietà e al sottoccupazione.

Il confronto con l’Europa è impietoso. Molti paesi europei consentono l’accesso alla pensione di vecchiaia in età inferiore rispetto all’Italia, offrendo ai propri cittadini un periodo di riposo più lungo e, potenzialmente, una maggiore qualità della vita nella terza età. Nel nostro paese, invece, le pensioni spesso si rivelano insufficienti, costringendo molti anziani a continuare a lavorare ben oltre l’età pensionabile, rinunciando a godersi i nipoti o semplicemente a riposare dopo una vita di lavoro.

Le ragioni di questa situazione sono molteplici e interconnesse. Salari bassi e un mercato del lavoro sempre più caratterizzato da precarietà e part-time non contribuiscono certo a rafforzare il sistema previdenziale. Anzi, la riduzione del gettito contributivo, aggravata da incentivi alle imprese che ne erodono ulteriormente le entrate, mina la sostenibilità del sistema stesso.

Invece di affrontare queste problematiche strutturali e pensare a una riforma che anticipi l’età pensionabile, restituendo dignità e serenità agli anziani, la risposta sembra essere sempre la stessa: aumentare l’età per accedere alla pensione. Una scelta che, oltre a penalizzare i lavoratori più anziani costretti a rimanere attivi più a lungo, non fa che peggiorare la situazione occupazionale dei giovani e solleva serie preoccupazioni in merito alla sicurezza sul lavoro, con lavoratori anziani chiamati a svolgere mansioni fisicamente impegnative.

L’Italia si conferma un paese dalle logiche ultra-liberiste, dove la risposta alle difficoltà sembra essere sempre quella di scaricare il peso sulle spalle delle fasce più deboli della popolazione, ignorando le necessità di un ricambio generazionale e di un sistema previdenziale più equo e sostenibile. Un Paese dove sia centro destra che centrosinistra in tema previdenziale vanno a braccetto e si danno i bacini. 

Marco Nesci

1/4/2025 https://www.apcinkiesta.it/

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