JOB ACT: SCENARIO PERFETTO PER LA SOCIETA’ DELLA MENZOGNA
La conferenza stampa tenuta ieri dal Presidente del Consiglio nel merito dei decreti attuativi della legge delega sul cosiddetto “Job Act” ha rappresentato un momento importante nell’evoluzione dell’insieme del sistema politico italiano: se fin qui si era potuto parlare di questo sistema come parte integrante della “società dello spettacolo” con l’apparire che sostituiva l’essere, oggi ci troviamo all’interno di una vera e propria “società della menzogna”.
Quest’appuntamento del resto era stato preceduto, nel corso della settimana, da una visita alle officine FIAT di Torino eseguita in puro stile mussoliniano, con gli stessi atteggiamenti e gli stessi passaggi che si verificavano in analoghe occasioni nel “ventennio fatale”: difatti l’idea della “società della menzogna” è un’idea antica, di assoluto ritorno rispetto agli anni’30 nella più pura logica dei corsi e ricorsi storici.
La “società della menzogna” strombazza in più, e come necessario corollario della “libertà di licenziamento” che appunto lo Job Act prevede, una ripresa economica che è tale soltanto negli annunci dei telegiornali: basta guardarsi intorno e verificare la realtà.
Una realtà drammatica d’impoverimento generale e d’intensificazione dello sfruttamento che si accompagna con uno scenario internazionale di grandissima difficoltà sul piano generale, addirittura delle prospettive stesse di coinvolgimenti bellici di ampie proporzioni.
All’interno di questo scenario drammatico appaiono chiare le discriminanti, almeno dal punto di vista dei padroni che questo governo sta ricompattando attorno a sé nella logica del più puro interesse materiale dei ceti dominanti, allargando le diseguaglianze non tanto e non solo sul piano economico – sociale, ma soprattutto su quello politico, dello “status”, della concezione stessa dell’esistenza.
Si tratta di un problema politico di fondo: l’opposizione oggi deve lottare non solo al riguardo del peggioramento delle condizioni di vita sul piano complessivo, ma per la propria capacità di espressione politica e per la verità: il ristabilimento delle minime condizioni di espressione della verità.
Un’opposizione che appare ridotta a piccoli gruppetti di contestatori che si presentano ogni qual volta il Presidente del Consiglio va in giro per fare la sua propaganda di regime.
La vicenda delle riforme costituzionali (come poi sarà per la legge elettorale) ha dimostrato tutta l’inconsistenza e l’assenza di progettualità dell’opposizione parlamentare dimostratasi incapace di collegare la propria iniziativa a un minimo di presenza continuativa nel Paese, a livello di ceti sociali, di esigenze primarie, di combattività di base.
Non è tanto questione di forma, ma di sostanza politica che manca in un’incertezza “storica” di progetto, elaborazione, organizzazione politica.
Soprattutto si stenta a definire il quadro che ci si trova di fronte, a individuare le priorità.
Mi permetto, in conclusione , di definirne due, l’una sul piano politico, l’altra sul piano sociale:
1) Il PD va considerato, a tutti i livelli, il “Partito del Regime”;
2) Si è passati – appunto – dalla “società dello spettacolo” alla “società della menzogna”.
Franco Astengo
21/2/2015 http://autoconvocatiperlopposizione.com/
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