Katitzi, nella buca dei serpenti
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Katitzi, nella buca dei serpenti è un romanzo di Katarina Taikon, scrittrice svedese di origini rom, importante attivista e leader del movimento dei diritti civili. Come altri rom della sua generazione è cresciuta in campi nomadi e non ha potuto frequentare la scuola, imparando a leggere e scrivere soltanto in età adulta.
Grazie alla lotta non certo facile che l’autrice di questo libro ha fatto nel suo paese per migliorare le condizioni di quel popolo, il suo popolo, i rom riuscirono a conquistare gli stessi diritti degli svedesi: casa e istruzione.
Scrisse tredici libri sul personaggio protagonista dei suoi racconti e lo volle fare per narrare la storia della sua infanzia, segnata da ingiustizie ed emarginazione.
Katitzi, nella buca dei serpenti, terzo episodio della saga, è un libro consigliato per giovani lettori, perché ha uno stile narrativo agevole e alla loro portata, trattando problematiche di grande attualità.
Questi libri, pubblicati per la prima volta in Svezia tra il 1969 e il 1980, sono considerati un classico della letteratura d’infanzia, tanto da diventare una serie televisiva. Per le tematiche molto forti che contengono, soprattutto sul dramma dell’emarginazione, ecco che a distanza di cinquantanni vengono riproposti, suscitando un grande interesse soprattutto per i lettori delle nuove generazioni.
Katitzi è il nome di una bimba vivace e curiosa che non smette ogni giorno di cacciarsi nei guai. Guai che si possono evitare ma che sono frutto anche della vita difficile che le famiglie rom dovevano affrontare in un paese che non è di loro appartenenza.
Mentre l’esercito nazista ha dichiarato guerra all’Europa e ha già invaso la Danimarca, si trova a un passo dalla Svezia e potrebbe invaderla da un momento all’altro.
Questo significa imminente pericolo e sterminio di ebrei e rom.
Katitzi e la sua famiglia, come altri della medesima etnia, sono costretti a una vita nomade e devono spostarsi continuamente. La gente è diffidente, li guarda con sospetto e loro conducono una esistenza faticosa senza il riconoscimento di quei diritti fondamentali di cui godono gli altri cittadini.
Un vero e proprio libro cult per l’infanzia svedese e non solo, dove prevale l’innocenza dei bambini e quel sentimento di uguaglianza che il mondo dovrebbe rispettare a 360°.
Stringono il cuore le righe dove la protagonista, con assoluta ingenuità, si chiede e chiede agli adulti la ragione per cui sono costretti a vivere in un carrozzone e non in una casa vera come le persone normali, il motivo per cui non possono piantare le loro radici in un luogo invece di essere costretti a viaggiare continuamente.
Nonostante tutto è una storia piena di allegrìa, vivacità e inventiva, come deve essere l’età infantile, che racconta le piccole ingiustizie, l’ignoranza e l’emarginazione visti dagli occhi di un bambino.
La freschezza e l’innocenza, in cui protagonista è l’infanzia medesima, l’immaginazione che non ha barriere e confini, uno sguardo aperto sul mondo senza pregiudizi, rimbalzano tra le pagine contagiando il lettore.
Katarina Taikon cerca di convincere le autorità svedesi che queste persone così maltrattate sono rifugiati politici, oppressi nei loro paesi d’origine.
I nfatti, dopo diversi tentativi di aiutare un gruppo di rom francesi a ottenere asilo in Svezia, cambiò strategia e l’unico modo per porre fine ai pregiudizi era quello di toccare le corde sensibili dei giovani. Decise di farlo attraverso l’unica arma che poteva colpirli: la scrittura.
Un libro che coinvolge i lettori di giovane età e non solo, perché attraverso questa scrittura semplice, diretta e intensa, consente di realizzare quanto siano incomprensibili diffidenza, pregiudizio e discriminazione attraverso gli occhi di una bambina che guarda il mondo con gli occhi accesi di speranza e di sogni.
Una narrazione lineare, una storia che coinvolge il pubblico, che scorre come l’acqua agli occhi dei lettori mettendo in luce una questione spinosa come quella dei rom e su tutto quello che è il punto di vista dell’altro.
Oggi, più di ieri, in tempi di oscurantismo, torpore di coscienze e cervelli, la lettura di questo libro può aprire un punto di non ritorno che l’umanità ha ormai da tempo accantonato: la missione di essere prima di tutto umanità.
Giorgio Bona
Scrittore. Collaboratore redazione di Lavoro e Salute
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Foto: da littlefreelibrary.it
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