L’ io ferito per sempre dalla Pena delle Pene.
La condanna al 9999 dà serenità a chi sta fuori, perché isola e allontana per sempre il criminale. L’ergastolo ostativo è la pena delle pene, assoluta, senza soluzione. Il mostro è stato catturato e ora è rinchiuso. Le vittime e i loro familiari finalmente avranno giustizia. E’ giustizia vera sapere che il colpevole di un atroce delitto è stato definitivamente eliminato dalla vita sociale, espulso per tutto il tempo che gli resta da vivere? Cosa comporta a livello morale e sociale per chi trascorre prima 15/20 anni in regime di 41 bis? Anni nella piena solitudine, nell’ isolamento, senza nulla che riesca ad umanizzare quella condizione disumana di privazione di qualsiasi relazione, soli con loro stessi nell’inferno del 41 bis. Quando si è isolati per anni e si parla con i ragni e con gli scarafaggi, è quasi impossibile che un essere umano cominci a rivedere il suo passato e ad assumersi la responsabilità delle sue azioni. Se la persona era un delinquente e basta dubito che da solo arrivi alla consapevolezza del male fatto, mi chiedo pure fino a che punto può arrivare una democrazia per tutelare i suoi cittadini, può arrivare a torturare psicologicamente? Una democrazia che usi i mezzi dei criminali è una democrazia malata. Non ho mai visto nessun delinquente cambiare per effetto di trattamenti disumani e degradanti, e un Paese che li usa degrada se stesso. Fare finta che ci sia un 41-bis “civile, normale, umano” quando le persone stanno dieci, quindici, anche vent’anni fuori dal mondo, con un’ora di colloquio al mese attraverso un vetro, costrette al nulla di una vita vuota di relazioni e di umanità è “una pena di morte nascosta”. Ma quanto può durare un regime così poco umano, unito spesso alla condanna all’ergastolo ostativo e alla cancellazione di ogni speranza, quanto può essere compatibile con la democrazia? Non credo si possa dire che tutto è giustificato dal fatto che, forse, quei regimi e quei sistemi fermano tanti terroristi e mafiosi, perché il rischio è un maggiore degrado complessivo della società: quando ci si sente in guerra e si risponde al male con il male, è difficile poi ritrovare la propria umanità e tornare a mostrare la faccia mite. Il condannato non è un mostro da espellere resta pur sempre un uomo da considerare nella sua essenza umana. Il criminale che ha delitto ed è stato condannato non può perdere la sua natura umana. La Costituzione all’art. 27 prevede che l’espiazione della pena debba avere un valore riabilitativo. Il condannato, con il suo tempo di detenzione, in qualche modo ripaga la società del proprio errore, una società civile deve permettere il recupero del detenuto. La legge prevede che in carcere ci sia un percorso riabilitativo e di recupero espletato con grande spirito di sacrificio da educatori, psicologi, psichiatri e docenti. Tutto questo serve a riabilitare a livello sociale il cittadino detenuto e recuperare lentamente l’essere umano a livello etico. L’ergastolo è una pena che si basa su un “ricatto e vendetta” e in Italia si instaura il principio che si esce dal carcere non perché il detenuto se lo merita, ma solo se diventa collaboratore di giustizia…Il carcere così com’è fa disimparare a vivere, fa odiare la vita e fa sentire innocente anche se non lo sei, credo anche che se qualcuno volesse cambiare il modo di ragionare è destinato a soffrire di più e se l’ ergastolano tenta di togliere la maschera da “cattivo” mostrare la propria vulnerabilità come tutti gli uomini, rischia di rimanere schiacciato da un sistema che in realtà non mira a rieducare l’uomo. Per questo molti detenuti preferiscono non cambiare e fingersi sempre dei duri, per difendersi dalla sofferenza della detenzione e sopravvivere. In Italia la prigione è l’anti-vita, perché nella stragrande maggioranza dei casi il carcere ti vuole solo sottomettere e distruggere. Non penso certo che quelli che stanno in carcere siano migliori di quelli fuori, forse però in molti casi non sono neppure peggiori, ma con il passare del tempo lo diventeranno se vengono trattati come rifiuti della società. Fra quelle mura si hanno poche possibilità di scelta, perché spesso è “l’Assassino dei Sogni” che condiziona come, quando e cosa pensare. Troppo spesso si dimentica che sono persone, col rischio di diventare cosa fra le cose. Il carcere produce, nella stragrande maggioranza dei casi, nuova criminalità. Siamo un paese che spende 3 miliardi di euro all’anno per l’esecuzione della pena, più di tutti gli altri in Europa e siamo il Paese con il più alto tasso di recidiva di tutta l’Europa.(…) Un carcere che accoglie delinquenti e restituisce delinquenti non garantisce la sicurezza che credono i nostri Politici e buona parte dell’ Opinione Pubblica. La condanna a vita è una pena atroce anche il condannato, se pure ha sbagliato, ha qualcosa da insegnare a tutti noi che in maniera diversa ogni giorno pecchiamo da liberi cittadini.
25/03/2016
Oggi sono arrivato in casa di mio figlio e, circondato dall’affetto di tutti i miei familiari, mi sono scrollato di dosso 25 anni di sofferenza. E ho pensato che valeva la pena sopravvivere a tanto dolore per essere così felice.
26/03/2016
Ho giocato tutto il giorno con i miei nipotini e mi è sembrato un po’di ritornare bambino. Poche volte mi sono sentito così felice ma anche tanto stanco…forse sono io che sono invecchiato, sic!
27/03/2016
Finalmente, dopo venticinque anni, ho passato la festività di Pasqua da uomo libero. A tavola avrei voluto comunicare tante cose ai miei familiari e dire tante cose carine a ciascuno di loro, pensieri che ho tenuto nascosti in questi anni; invece sono riuscito a dire poco. Ma credo che per me abbiano parlato i miei occhi ed il mio cuore.
28/03/2016
Oggi mio figlio mi ha portato a vedere la partita di pallone del mio nipotino Lorenzo. Ho fatto il tifo per lui e gli ho portato fortuna perché la sua squadra ha vinto. Poi, con orgoglio, mi ha presentato ai suoi amici come se fossi una persona importante e, per la prima volta, mi sono sentito un nonno felice. Gli altri bambini mi guardavano con curiosità e, davanti a quegli occhi, mi sono emozionato perché mi hanno ricordato i miei quando ero bambino, quando ero buono e innocente.
29/03/2016
Oggi io e mia figlia siamo usciti da casa da soli. Mi ha portato a prendere un gelato. Abbiamo passeggiato per la strada mano nella mano e mi sono sentito l’uomo più felice della terra. Senza di lei e senza mio figlio non ce l’avrei mai fatta. In questi venticinque anni di carcere ogni giorno e ogni notte non ho mai smesso di pensare a loro: il mio cuore non li ha mai lasciati.
30/03/2016
Oggi sono stato all’Università a presentare il mio ultimo libro. Eravamo riuniti nella stessa sala dove mi sono laureato. Ho parlato davanti agli studenti della facoltà di giurisprudenza e mi sono commosso perché, per la prima volta, mi sono sentito accolto e accettato dalla società che mi aveva maledetto e condannato ad essere cattivo e colpevole per sempre.
31/03/2016
Domani rientro in carcere. Sono triste ma sereno perché ho il cuore e la mente pieni delle emozioni che ho provato in questi giorni. Penso che queste emozioni mi aiuteranno a continuare a lottare per sperare un giorno di diventare un uomo libero. Non so se ci riuscirò, ma una cosa è certa: non smetterò mai di lottare per farcela.
1/04/2016
Sono di nuovo nella mia tomba, ho portato con me i sorrisi della mia compagna, dei miei figli, dei miei nipotini e di tutte le persone che in questi giorni ho visto e sentito al telefono. Non ricordo il nome di tutti, ma ricordo gli sguardi. Per ultimo mi sono portato nella mia cella lo sguardo del mio “Angelo Custode” .
Marilena Pallareti
Associazione Attac Italia
Collaboratrice redazione di Lavoro e Salute
13/4/2016
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