La colpa di sentirsi incolpevoli

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In politica c’è una regola non scritta alla quale, chi più chi meno, tutti si attengono anche se, i gruppi politici dominanti la dribblano consci della possibilità di farla franca. Qual è questa regola? E’ quella di dare sempre ragione al popolo, indistintamente inteso come massa acritica di cittadini, questa abitudine dettata dall’opportunismo ovviamente si amplifica durante la campagna elettorale.

Questa modalità ha sempre funzionato e ha consentito che i politici più votati facessero il contrario degli interessi del “popolo che ha sempre ragione”. Prendiamo, come esempio tra i tanti, il caso del «decreto dignità»: tutta la campagna elettorale dei partiti dell’attuale governo è stata impostata sulle bugie dei governi Renzi prima e Gentiloni dopo.

Oggi Di Maio è il nuovo ministro della disoccupazione in quanto ha inglobato nelle scelte di governo tutte le politiche dei governi precedenti montando una sceneggiata (qui sta la presa in giro del “popolo”), finalizzata a spacciarla come se fosse un provvedimento di stampo populista ma, per come è stato attentamente concepito, totalmente inefficace per i pochi che lo avranno, in quanto si tratta di poche centinaia di euro al mese già erose da aumenti di tariffe e tagli sociali.

Da uno studio analitico del provvedimento governativo rileviamo che “Il Reddito Di Cittadinanza non è in grado di cancellare la povertà, come promesso, non solo per l’insufficienza delle risorse, ma anche per la sua modalità di attuazione. Il beneficiario del RDC, per non perdere il sussidio, deve accettare una delle tre offerte di lavoro “congrue”, la prima nei 12 mesi iniziali dev’essere entro i 100 chilometri o 100 minuti di viaggio da casa, poi la distanza si allunga man mano che il tempo passa e gli spostamenti per raggiungere il luogo di lavoro possono arrivare a centinaia di chilometri da casa. Sono previsti perfino incentivi al trasferimento con l’intera famiglia, che probabilmente pochissimi saranno disposti ad accettare, perché il cambiamento di sede comporta non solo costi monetari, ma anche la perdita di reti sociali, che spesso forniscono anche un supporto economico in caso di necessità, lo sradicamento dalle aree di origine, il rischio di disoccupazione alla scadenza degli incentivi dati alle imprese per le assunzioni dei percettori del RDC. Nel caso improbabile in cui l’opportunità di fruire di tali incentivi fosse colta da molti lavoratori, si creerebbe un ulteriore depauperamento delle aree depresse. Già assistiamo a una fuga dei giovani dalle regioni del sud a quelle del nord o all’estero: anziché cercare di arrestare questo processo attraverso una politica volta a rivitalizzare l’economia delle aree depresse, si punta a incentivare il trasferimento delle persone occupabili, accentuando così la decrescita demografica e l’impoverimento del Mezzogiorno.

Ricordiamo che a legittimare le odiose disparità tra ricchi e poveri, non c’è solamente il “Decreto dignità” ma anche leggi come L’Autonomia Differenziata che dividerà drammaticamente l’Italia tra nord e sud in particolare su sanità, scuola, lavoro e previdenza, come la Flat-Tax che ridurrà corposamente le tasse ai ricchi, aumentandole alle fasce popolari, nessuno potrà dire di non essere informato, semmai potrà un giorno dire “Non l’abbiamo capito” creandosi un ipocrita alibi.

E Che dire della “Quota 100”? La scelta di non abolire la legge Fornero del governo Renzi porta a mettere mano alle pensioni con scenari ancora più preoccupanti: dall’intenzione di abolire gli assegni di reversibilità, a quella di ridurre quelle di invalidità civile e per cause del lavoro, in questo modo gli assegni saranno ancora più ribassati. Le pensioni calcolate con il sistema contributivo saranno sempre più leggere e in prospettiva futura continueranno a calare a causa di questo sistema di governo legato alla protezione delle ricchezze dei settori dominanti. Bisogna inoltre considerare che molte prestazioni sanitarie non sono gratuite ed è facile dedurre che dopo una vita di sofferenza salariale e sociale, fatta di precarietà e lavoretti, arriverà anche una vecchiaia in miseria.

Ora, la domanda che viene spontanea è elementare: perché il “popolo che ha sempre ragione” nega di non aver avuto ragione a votare questi partiti mandandoli al governo? Perché negare l’evidenza dei fatti che appesantiscono le condizioni di vita di tutto il popolo sotto la soglia del benessere, come si può pensare di rivotarli?

Una lunga sequela di scelte hanno favorito la costruzione di questa Europa di disuguaglianze che entrambi i fronti politici maggioritari condividono: il Trattato di Maastricht in Europa come in Italia , lo condivisero tutti i partiti presenti sulla scena politica, tranne Rifondazione Comunista/Sinistra europea che fece battaglia e voto contro!

La consapevole scelta politica dell’austerità e la sistematica denigrazione del ruolo del pubblico hanno aumentato la disoccupazione tenendo sotto scacco i lavoratori che hanno visto perdere drasticamente il loro potere contrattuale. L’austerità dunque , non è un errore contingente di questa Unione Europea, ma un disegno consapevole di quelle forze politiche che hanno votato i trattati, in cui i poteri finanziari e i grandi capitali, si arricchiscono sempre più a scapito dei lavoratori e pensionati annullando il conflitto per la distribuzione sociale del reddito.

Questo delle politiche europee è un esempio che dovrebbe indurre a rifiutare i contenuti di questa comunicazione assordante e petulante: “una bugia ripetuta più volte in tv e sui giornali diventa verità”.

La devastazione delle coscienze dei singoli spianano la strada a pregiudizi e discriminazioni, a rassegnazione e rancore, a odio e contrapposizione, non contro i settori imprenditoriali, manageriali, che delinquono coperti dalle leggi fatte per i loro profitti senza limiti, contro di loro prevale il silenzio, come se non fossero i responsabili dell’impoverimento e dello sgretolamento dei nostri diritti al lavoro, alla pensione, ai beni vitali come l’acqua, la sanità e la scuola pubblica.

Partiamo dalla brutale, ma inconfutabile, considerazione che oggi non ci sia più una comunità nazionale che si possa definire popolo, in quanto volontà di perseguire un interesse comune a prescindere dalla residenza territoriale, non possiamo neanche definire comunità unitaria quanti votano lo stesso partito appunto perché non lo vivono partecipando, ma seguono il messaggio mediatico del capo e/o dei capetti locali quindi parliamo di individui che negano, nei fatti, l’evidenza assolvendo le proprie responsabilità nella situazione creatosi con il loro voto.

Se il popolo che ha “sempre ragione” riuscisse a comprendere di essere complice di un sistema politico che condiziona portandoci a considerare nostri nemici coloro che stanno peggio, si potrà verificare una presa di coscienza individuale, tale da interrompere il circolo vizioso che porta ad essere trattati come strumenti rinforzando così il potere politico ed economico dei potenti che non potranno più continuare a raccontare la favola ormai trentennale della scarsità delle risorse e quindi dell’obbligo e dovere civile all’austerità.

Questo racconto ha modificato la nostra stessa percezione della realtà, quella realtà nascosta dalla mistificazione della comunicazione televisiva e stampata, totalmente nelle loro mani, che ci parla di un’immensa ricchezza prodotta ma non distribuita al popolo sotto la soglia del benessere. Questa ricchezza è talmente grande che ci permette di spendere 70 milioni di euro al giorno per finanziare le guerre contro altri Stati, guerre che ci vendono come missioni umanitarie, ma che producono solo migliaia di morti tra i civili e milioni di profughi verso le nazioni occidentali.

Perché si é portati a negare l’evidenza dei fatti? Perché votiamo chi produce miseria e morte negli altri popoli con la stessa ferocia con la quale la produce da noi con il costante impoverimento, coperto con l’elemosina del “Reddito di Dignità”, e con la morte di tre lavoratori al giorno?

Perché votare chi come la Lega, al governo con Berlusconi e oggi con i 5Stelle , ruba al “popolo” 49 milioni di euro? Perché il “popolo” nega l’evidenza?

Per chiudere questa serie di domande ricorro alla considerazione di Annamaria Testa, esperta di comunicazione . “ Ma se un individuo intrappolato nella negazione patologica può chiedere aiuto a un terapeuta, quale terapia può proporsi per un’intera comunità? Forse il primo passo, anche questo analogo a quello che va compiuto al livello individuale, consiste nello smettere di negare che negare l’evidenza sia, per così dire, il problema dei problemi.

Franco Cilenti

Editoriale del periodico cartaceo Lavoro e Salute, maggio 2019 www.lavoroesalute.org

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