“Teoria della dittatura”
Intervista con Michel Onfray:
Secondo lei, George Orwell fu un pensatore politico ad alto livello. Fu uno che prese le misure a quelli che poi sono stati i totalitarismi del ventesimo secolo e anticipò i nostri tempi. In che modo l’epoca in cui viviamo porta il segno del totalitarismo? Non le sembra una esagerazione? Siamo entrati davvero in una nuova forma di dittatura?
No, non c’è nessuna esagerazione, perché non ho detto che siamo tornati al nazismo o allo stalinismo. Quello che mi interessa non è il modo in cui funzionava il totalitarismo di una volta, ma come il totalitarismo funziona oggi, nell’era di Internet, dei dati e dei telefoni cellulari. Questo totalitarismo di oggi non porta né l’elmetto, né gli stivali. Noi viviamo solo in una società del controllo: il fatto che possiamo essere costantemente spiati, il fatto che stiano costantemente accumulando dati su di noi, ecc. Questa società del controllo è arrivata a un punto di incandescenza a cui non si era mai giunti.
Le nuove tecnologie quindi per lei non ci porteranno nessun vantaggio?
Viviamo in una specie di servitù volontaria nei confronti delle nuove tecnologie. Ma questo a volte è estremamente perverso. Ad esempio, per garantire la riservatezza, ci chiedono di accettare certe cose … Ma, accettandole, si passano certe informazioni ai G.A.F.A. E’ chiaro che possiamo rifiutare ma, ovviamente, rifiutando non possiamo più viaggiare in treno, in aereo o fare quello che volevamo fare.
Ma questo è quello che ci aveva anticipato Orwell?
Orwell pensa come in un un romanzo. Usa la fiction. Ma la sua fantascienza ha smesso di essere immaginaria ed è diventata scienza. Quello schermo TV che controlla tutti permanentemente oggi esiste. Ormai noi siamo dentro quello schermo. Fu Orwell che inventò certe cose sul controllo delle persone e sull’invisibilità dei poteri ed è proprio questo che distingue il vecchio totalitarismo dal nuovo totalitarismo. Allora, il potere aveva una faccia che si poteva riconoscere, oggi chi è che decide? Chi sono e dove sono le persone che rendono possibile tutto questo? Secondo me, queste persone, sulla costa occidentale americana hanno un progetto di dominio sul mondo e non un progetto transumanista.
E’ questo capitalismo senza regole che è responsabile di questa situazione?
Il capitalismo non scomparirà: è connaturato con l’uomo. Oggi non ha più nemici davanti a sé. Con la caduta del blocco sovietico, il capitalismo ha sentito che poteva trionfare. Qualcuno, come Fukuyama, addirittura sostenne che fosse la fine della storia, la completa vittoria del neoliberismo. Ma il mondo non è fatto solo di capitalisti e di comunisti. Ci sono anche dei poteri spirituali, come l’Islam. L’abbiamo visto l’11 settembre 2001.
Secondo lei, la democrazia rappresentativa è morta?
Sì. Il popolo e i suoi rappresentanti non coincidono affatto. Nelle assemblee e nei parlamenti c’è una sovra-rappresentazione delle professioni liberali, come avvocati, insegnanti, ecc. e ci sono pochi pastori, pochi tassisti o pochi studenti. Questo significa che esiste una parte della società che semplicemente non è rappresentata. E poi per sperare di essere eletti, bisogna avere denaro, bisogna entrare in un apparato, prendere la forma di un partito. Questa democrazia rappresentativa ha fatto il suo tempo. Il referendum sul Trattato di Maastricht è stata una perfetta incarnazione dei suoi limiti: gli eletti dal popolo che votano contro il popolo.
Come definisce il populismo che temiamo così tanto al giorno d’oggi, crede che il popolo possa rilanciare la democrazia?
Non ho problemi a definirmi populista. Comunque, faccio una differenza tra populisti e “popolicidi”. Ed il problema sta proprio qui e non, come ci vogliono far credere, tra populisti e democratici. Macron, Chirac e Mitterrand prima di tutto sono “popolicidi”, sono uomini che non vogliono governare per il popolo. Il referendum di iniziativa dei cittadini è un’idea molto interessante. L’idea che ci siano dei parlamentari eletti che siano revocabili è una buona cosa. Ovviamente, nel contesto attuale, il vero problema è la progressiva cretinizzazione del popolo. E qui dirò qualcosa che potrà sorprenderla se messa in relazione con quanto ho detto prima: il grande vantaggio di Internet è che le persone possono cercare informazioni alternative. È fantastico, un popolo che decide di assumersi la propria responsabilità. Che un testo di legge possa essere pensato e criticato dal popolo è un’ottima idea.
Cosa ne pensa dei movimenti di disobbedienza civile che stanno prendendo piede?
Quando Thoreau parlò di disobbedienza civile, parlava della guerra contro il Messico. Quando Martin Luther King se ne servì fu per combattere il razzismo. Stessa cosa per Ghandi, quando voleva l’indipendenza dell’India. Oggi tutti pensano che la disobbedienza civile funzioni in ogni circostanza. La domanda che si devono fare tutti questi movimenti è questa: abbiamo una grande causa da difendere? Alla fine ci si accorge che le cose si fanno solo per se stessi. Ad esempio, un insegnante non può rifiutarsi di dettare o compito in classe o di fare gli esami solo perché non è d’accordo con una legge del Ministro della Pubblica Istruzione … Rifiutarsi di far fare il proprio lavoro non trasforma nessuno in un eroe delle Resistenza. Io ho una alta concezione della resistenza e la disobbedienza civile deve essere riservata solo alle grandi cause comuni.
E sull’emergenza climatica?
Non è come sembra, la grande causa comune sarebbe il trionfo dei gilet gialli. L’emergenza climatica è il falso spauracchio del capitalismo. Ad esempio, le auto elettriche che ci vengono presentate come ecologiche non lo sono. Vogliono riproporci un capitalismo verde, così detto “eco-responsabile”. Oggi, quando vogliamo acquistare un prodotto, ci dicono che è “biologico”. La vera ecologia, alla quale io aspiro, è presa in ostaggio da questa ecologia urbana che è nelle mani della pubblicità. Stiamo giocando con il riscaldamento globale, cosa innegabile, senza badare alle sue cause veramente scientifiche.
Anche Greta Thunberg, alla quale ha dedicato parole molto polemiche è, secondo lei, un personaggio di questo capitalismo verde?
Questa ragazza è nelle mani del capitalismo verde che usa l’ecologia come uno strumento di vendita. Alla sua età, per quanto sia intelligente, non riesco a immaginare come possa disporre degli argomenti necessari per conoscere appieno tutte le questioni scientifiche alla base della questione ecologica.
Come analizza i diversi movimenti sociali nei quattro angoli del pianeta? C’è qualcosa che, a parte le differenze, le unisce?
Al giorno d’oggi non è più possibile mandare i militari per strada, perché grazie, ancora una volta, al flusso delle informazioni, se ne accorgono subito tutti. Temo però che tutti questi movimenti siano solo una specie di grande fremito democratico. Un dittatore se ne va e un altro lo sostituisce … E pensiamo che questo cambi qualcosa. Non sarà certo mettendo Macron alla porta e mettendo al suo posto Muriel Penicaud che si può fare una grande rivoluzione democratica. Tutti questi movimenti sono il segno che i popoli ne hanno le scatole piene. Non ce la fanno più a vedere che ci sono tanti parvenu strafottenti e persone che fanno scoppiare le guerre solo per arricchirsi. Come Trump che, con un incredibile cinismo, dichiara, dopo aver ucciso Baghdadi, di averlo fatto per proteggere il petrolio … Oggi, grazie alla rete, la gente è pronta a scendere per strada molto rapidamente. Questi sollevamenti popolari mi rallegrano e, allo stesso tempo, temo che saranno strumentalizzati dai demagoghi che sono sempre lì in agguato. I gilet gialli sono stati sfruttati da Mélenchon, per la violenza dei provocatori, dei black block, ecc. In un certo senso, questa è la lezione della storia: il popolo soffre sempre di questi spossessamenti.
Lei non esita mai a essere deliberatamente polemico. È questo il ruolo del filosofo? L’intellettuale di oggi deve necessariamente essere impegnato?
Si, c’è bisogno delle parole di un intellettuale in un mondo in cui chiunque fa l’intellettuale. Oggi tutti danno la loro opinione e ci dicono come dovrebbe funzionare il mondo. Non vedo perché sorprenda qualcuno il fatto che io intervenga su tutti gli argomenti. Perché dovrei esserne meno legittimato di a parlarne di un calciatore?
Lei scrive: “La lingua è attaccata”. Cosa intende dire?
Mio padre è cresciuto ed h studiato con la scuola repubblicana. Sapeva scrivere senza fare sbagli, non faceva errori di logica e aveva imparato alcuni grandi classici della letteratura. La distruzione della scuola ha portato alla distruzione dell’intelligenza. Si tratta sempre meno di educare un cittadino che pensa e sempre più di creare un consumatore che paga. Impariamo sempre meno cose. Qualcuno dice che non dovremmo fare i dettati, studiare la grammatica, ecc. Ma il cervello è un muscolo: se non lo manteniamo in attività, comincia a rattrappirsi ….
Alla fine della sua opera, si legge: “Non sono veramente sicuro di voler essere progressista”. Come può il progressismo, secondo lei, incarnare una forma di nichilismo?
Sono contrario a quel genere di progressismo che ci viene presentato oggi. Il progresso non è un bene in se stesso. Può esserci un progresso del male o un progresso della morte. Dire a una povera donna che può affittare un utero per avere un figlio non rappresenta, a mio avviso, una forma di progresso. In questo senso, non sono un progressista. Io non ci gioco a questo gioco che consiste nel mettere sistematicamente i populisti-malvagi contro i progressisti-gentili.
Il socialista libertario e l’anarchico che sono in lei quindi possono essere anche conservatori?
Certo. La pensione a 60 anni, va bene. Bisogna mantenerla. Da dove arriva questa bella idea che, siccome si vive più a lungo, si deve lavorare più a lungo? Al contrario, bisogna ridurre l’affaticamento delle persone ed è positivo che i lavoratori si ritirino presto dal lavoro. Starsene tutti nudi sotto le coperte e fare i bambini, ha funzionato per secoli. Perché anticipare i problemi e dire che si deve cambiare tutto? Dobbiamo mantenere quelle cose che hanno sempre funzionato. Il cambiamento a tutti i costi non ha senso. Se mi viene data la prova che cambiare è meglio, io sono disposto ad accettarlo, ma altrimenti … Oggi abbiamo l’impressione che la nostra civiltà stia avanzando alla cieca.
Simon Brunfaut
Fonte: https://www.lecho.be/
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario
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