La criminalità in Italia: delitti, imputati e vittime

L’Istat ripropone, in un ampio e documentato volume, una fotografia dell’andamento della criminalità in Italia, strutturato su «delitti, imputati e vittime». I dati presi in esame si riferiscono ai comparti tradizionali della delittuosità (come emerge dalle statistiche di polizia), della criminalità, dei condannati e della giustizia minorile (questi ultimi di provenienza giudiziaria). Come chiarito nella premessa del volume la fotografia proposta è parziale: sia perché i dati presi in esame (come sempre nelle rilevazioni dell’Istituto di statistica) non sono in tempo reale e risalgono al 2027-2018, sia perché ne restano estranei alcuni settori e tutto il sommerso. Si tratta tuttavia di un importante contributo alla conoscenza dell’andamento generale dei fenomeni criminali nel nostro Paese come emerge anche da pochi flash.

Un elemento è subito evidente. Il trend osservabile nei dati dalle statistiche della delittuosità è complessivamente decrescente. In particolare i reati contro la proprietà (furti in abitazione, scippi, borseggi e furti nei negozi) e le rapine in abitazione e in strada hanno ripreso la loro discesa dopo gli aumenti intervenuti tra il 2013 e il 2015. Per altri reati, poi, la diminuzione segue un andamento tendenzialmente costante e di lunga durata: i furti dei veicoli, le rapine in banca, gli omicidi consumati e tentati, gli incendi dolosi e i danneggiamenti hanno iniziato il loro trend decrescente prima dell’ultimo decennio e per gli omicidi si può parlare di trentennio. Nel 2018, gli omicidi in Italia hanno raggiunto il minimo storico di 345 unità. Gli omicidi di mafia e quelli legati alla criminalità comune sono fortemente diminuiti negli ultimi trent’anni, mentre si possono definire stazionari gli omicidi dovuti alla violenza interpersonale, come quelli di donne, uccise per la maggior parte da partner, ex partner e familiari. Il tasso di omicidi, pari allo 0,6 per centomila abitanti, è il più basso a livello europeo, più alto solo di quello del Lussemburgo. Le differenze regionali e provinciali sono molto marcate, ma non vi è un modello comune per tutti i reati: alcune regioni presentano valori elevati per alcuni delitti, ma assolutamente bassi per altri e viceversa. Si potrebbe definire una geografia sempre più a macchia di leopardo. Inoltre negli anni è emersa una maggiore propensione della provincia a catalizzare i reati, malgrado molti siano ancora maggioritari nei grandi centri metropolitani. Ma quante delle denunce trovano un autore da perseguire? I dati della Polizia di Stato forniscono il numero di autori scoperti per ogni reato commesso. Si chiama il clearance rate, il “tasso di scoperto”, che è calcolato come rapporto tra le persone identificate per avere commesso un reato e il totale dei reati e permette di conoscere il numero di autori rintracciati per ogni tipologia di reato. La scoperta dell’autore è molto frequente nei reati violenti, in particolare negli omicidi e nei tentati omicidi, mentre è minima nel caso dei furti. Per gli omicidi il clearance rate è aumentato negli ultimi anni, anche in concomitanza con la diminuzione degli omicidi di mafia, più complessi da risolvere nel breve tempo.

Le vittime dei reati sono in genere soprattutto giovani e uomini, ma le differenze sono molto marcate a seconda del reato considerato. Le vittime di omicidio sono uomini in poco meno di due casi su tre e hanno più frequentemente tra i 18 e i 44 anni. Per i tentati omicidi la percentuale di uomini è maggiore, così come per i 25-34enni. I reati che più frequentemente hanno come vittime le donne sono la violenza sessuale e lo stalking. Le donne e i più giovani sono prevalentemente le vittime dei furti in strada, come gli scippi e i borseggi; al contrario sono gli uomini ad essere più colpiti dalle rapine.

Interessante l’analisi dei procedimenti penali nella fase delle indagini. La serie dei dati dal 2006 al 2017, mostra un andamento crescente dei procedimenti per cui inizia l’azione penale fino al 2011, cui segue una lieve flessione nel 2012 che si mantiene quasi stazionaria fino al 2014 per poi iniziare una decrescita che raggiunge il picco negativo nel 2016. Nel 2017 i tipi di delitti più frequentemente registrati nei registri delle le procure ordinarie sono stati la minaccia, la truffa, le lesioni personali colpose e il furto semplice e aggravato, le lesioni personali volontarie, le ingiurie, la produzione e lo spaccio di stupefacenti o sostanze psicotrope, la ricettazione, il danneggiamento, l’evasione fiscale e contributiva (imposte dirette e indirette), la violazione degli obblighi di assistenza familiare, la resistenza a un pubblico ufficiale, l’omesso versamento di ritenute previdenziali e la rapina. Nel 2017, alla fine della fase delle indagini, il pubblico ministero ha definito circa un milione 64 mila procedimenti per delitto e/o contravvenzione (pari a 1.757,7 procedimenti per centomila abitanti), un dato in diminuzione rispetto ai cinque anni precedenti quando si attestava a 2.097,8. In poco più del 50 per cento dei casi ha chiesto che i procedimenti proseguissero nell’iter penale mentre negli altri casi ha chiesto l’archiviazione (per mancanza delle condizioni di procedibilità o mper ragioni di merito). Quanto ai tempi intercorsi tra l’iscrizione del reato e la sua definizione in Procura, l’archiviazione ha avuto tempi mediani pari a 145 giorni mentre la durata mediana della fase delle indagini per i procedimenti per cui è stata richiesta l’azione penale è stata decisamente più lunga e pari a 424 giorni, in aumento rispetto al 2014 quando era pari a 309 giorni. La maggioranza degli imputati è di sesso maschile, è nato in Italia e ha tra i 35 e i 39 anni. Gli imputati stranieri sono più giovani, dato il diverso profilo per età della popolazione straniera in Italia. La maggior parte degli imputati lo è per un solo reato. Circa il 20 per cento commette più tipi di reato che spesso completano il disegno criminoso. Circa il 65 per cento degli autori agisce da solo; in una quota non trascurabile di procedimenti emerge che gli autori agiscono in coppia o in gruppo, percentuale che aumenta tra i minori.

La fine del percorso giudiziario è segnato dai dati del Casellario giudiziale centrale: ove risultano iscritte 289.406 sentenze definitive di condanna per delitto o contravvenzione, corrispondenti a un tasso di 479 condanne irrevocabili per centomila abitanti. Dal 2015 al 2018 il numero di sentenze irrevocabili per centomila abitanti è diminuito del 7,5 per cento, anche probabilmente in seguito all’incremento dei procedimenti sospesi per messa alla prova dell’imputato (26.411 nel 2018). L’andamento delle condanne è attribuibile in gran parte alle sentenze in cui è presente almeno un delitto. Tali condanne rappresentano dal 2000 almeno il 70 per cento del totale delle condanne e nel 2018 sono il 74,6 per cento, quota in aumento dall’anno 2014 in cui erano il 69,9 per cento. La distribuzione delle sentenze per delitto più grave mostra oltre a furto semplice o aggravato, alle violazioni delle leggi in materia di stupefacenti, a ricettazione, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali volontarie, rapina, truffa anche le violazioni delle leggi sull’immigrazione, le violazioni degli obblighi di assistenza familiare e bancarotta; mentre diminuiscono rispetto al 2014, i reati in ambito di previdenza sociale e assistenza, anche a seguito di importanti modifiche legislative. La maggior parte dei condannati sono uomini, di cittadinanza italiana.

L’Istat ha stimato la durata dei processi a partire dalla data del commesso reato fino alla sua condanna. Le durate mediane sono molto diverse a seconda dei reati, ma abbastanza stabili nel tempo. Il tempo dei processi per le contravvenzioni è minore rispetto ai tempi dei delitti. Per questi, i tempi più lunghi riguardano i reati più gravi come l’omicidio, l’associazione mafiosa, la bancarotta, alcuni tipi di riciclaggio e la corruzione. I dati del casellario permettono anche di conoscere le sanzioni comminate ai condannati, sanzioni molto diverse per i delitti e per le contravvenzioni, pene da scontare con la reclusione in carcere o pene pecuniarie, ma in molti casi la sentenza prevede entrambe le tipologie. Le condanne con almeno un delitto per le quali è stata comminata solo la multa, senza reclusione, rappresentano meno del 15 per cento nel 2018. Di contro sono aumentate le sentenze con almeno un delitto che prevede l’ergastolo o la reclusione (soprattutto da uno a cinque anni, più che quintuplicate).

L’ultima parte del volume è dedicata all’analisi dei dati sui minorenni che hanno commesso reati. Il quadro è composto da diverse prospettive: la prima riguarda le segnalazioni o le investigazioni delle forze di polizia, che nel 2018 ha visto coinvolti 29.558 minori; segue la fase istruttoria del processo a cui nel 2017 hanno avuto accesso 36.416 minori, per un totale di 19.359 minori imputati; il percorso dei minori nell’area penale della giustizia, i cui Uffici di servizio sociale nel 2018 hanno avuto in carico 21.305 minori; la fine del processo che, grazie al successo della messa alla prova, nel 2018 ha riguardato un contingente ridotto di 2.802 minori condannati in maniera definitiva; e da ultimo, l’esecuzione della pena, che nel 2018 ha visto 318 minorenni e giovani adulti entrare negli Istituti penali minorili e 417 usufruire delle misure alternative alla detenzione.

I dati esaminati – come si è detto – sono relativi al 2018 e al 2017. Solo analisi a posteriori potranno mostrare le conseguenze dell’epidemia scoppiata all’inizio del 2020 sulla criminalità e sulla qualità della vita dei cittadini nell’ottica della sicurezza. Il rapporto dell’Istat si limita a segnalare che le misure di restrizione della mobilità legate al Covid-19 hanno influenzato notevolmente gli stili di vita facendo crollare alcuni reati legati al patrimonio, come gli scippi e i borseggi, le rapine, i furti in abitazione, soprattutto nel primo semestre 2020: a solo titolo di esempio, i borseggi che erano circa 10mila nell’aprile 2019, sono stati 939 ad aprile 2020 (periodo di lockdown totale). Sono aumentati al contempo le truffe e i delitti informatici. Ma i fenomeni sono complessi e non unidirezionali, come nel caso degli omicidi che sono anche questi diminuiti nel primo semestre del 2020, ma non quelli delle donne, che poco beneficiano delle misure di restrizione della mobilità, dal momento che sono soprattutto uccise nell’ambiente familiare e da parte dei partner.

Qui il link per scaricare il testo integrale del dossier: https://www.istat.it/it/files//2021/01/Delitti-Imputati-Vittime-dei-reati_Riedizione.pdf

26/1/2021 https://volerelaluna.it

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