La dittatura democratica cancellerà il diritto di sciopero
Lo sciopero dei trasporti, e della logistica, è stato un successo con gran parte delle principali città italiane che registrano adesioni sopra il 50%, dati clamorosi come Firenze, Venezia e Roma al 90%.
Lo hanno promosso le sigle del sindacato di base da tempo riunite in un coordinamento nazionale, una lezione impartita anche ai vertici del sindacalismo di base sempre più fossilizzati nelle loro ataviche divisioni.
Lo sciopero ha paralizzato l’Italia dimostrando che è possibile, e necessario aggiungiamo noi, rompere il monopolio dei sindacati sedicenti rappresentativi. Questi ultimi tutti insieme, le rare occasioni in cui scioperano, registrano partecipazione di gran lunga piu’ contenute di quelle del 16 Giugno.
La minoranza di cui parla il Ministro Del Rio, lo stesso che ha smantellato le Province e sarebbe l’ultima persona a dovere esternare profezie visti i disastri combinati nella manutenzione di scuole e strade, nella salvaguardia del territorio, è invece maggioranza e se tale non fosse non ci sarebbero stati di disagi registrati anche dai media.
Attribuire marginalità e residualità a chi invece ha dimostrato di essere egemone e realmente rappresentativo è un vecchio vizio della politica di regime, una sorta di sortilegio ingannatore per deviare l’attenzione della pubblica opinione dai fatti reali.
La realtà fotografa un sindacato in crisi, cisl e uil alle prese con scandali interni non certo edificanti (si leggano i giornali), la cgil il cui obiettivo è sostenere art 1 e riportare nell’agenda politica qualche tematica lavorativa, ovviamente senza disturbare il manovratore, subalterna sempre e comunque ad una logica non conflittuale sottoscrivendo i peggiori accordi di categoria anche quando aumentano l’orario di lavoro o barattano incrementi salariali con il welfare aziendale che conviene solo ai padroni.
Gli scioperi da anni sono una farsa se convocati da cgil cisl uil, costruiti con il palese obiettivo di non creare conflitto, iper rispettosi delle regole che in Italia sono state costruite proprio per impedire l’esercizio del diritto di sciopero.
Non dimentichiamo mai che la 146 venne approvata nel 1990 e da molti venne ribattezzata una legge anti cobas perché gli scioperi contro le prime forme di austerità ebbero un grande successo . Negli anni il diritto di sciopero è stato soggetto a sempre piu’ numerosi vincoli (ricordiamoci la legge 83 del 2000) miranti a limitarne la durata e soprattutto l’efficacia.
Non sono mancate poi le prese di posizioni pubbliche dei confederali contro la forma del blocco ai cancelli dei magazzini, una forma di lotta ad oltranza praticata dai facchini, in particolare dalle organizzazioni piu’ radicate in quel settore che sono Si cobas e Adl.
Da almeno un quindicennio in Europa è aperto un pericoloso dibattito, favorito e sovvenzionato dalle multinazionali e dalle lobby padronali che tanto spazio hanno nel sistema mediatico, secondo cui i diritti dei cittadini e gli stessi trattati europei andrebbero salvaguardati scongiurando sul nascere scioperi e azioni collettive ad alto tasso conflittuale.
Ma quando si parla di interesse generale, che cosa intendiamo? E’ nell’ interesse generale della collettività la crescente disparità salariale oggi esistente? Si salvaguarda l’interesse generale calpestando i diritti dei lavoratori e delle classi sociali meno abbienti favorendo solo gli interessi del grande capitale?
Rispetto agli scioperi di cgil cisl uil, è innegabile che i sindacati di base abbiano sempre rivolto lo sguardo alla difesa dei servizi pubblici abbiamo letto tanti volantini nei quali si rivendicava la difesa dei servizi e il loro potenziamento, investimenti strutturali per il trasporto su rotaia e su gomma rivolto alle tratte dei pendolari e degli studenti. Tutto possiamo allora contestare al sindacato di base ma è innegabile che le istanze dei ferrovieri per la sicurezza sono rivolte sia ai lavoratori che all’utenza.
Dove sta allora il problema?
Intanto, in molti paesi di recente affiliazione alla Ue il diritto di sciopero non esiste, quindi se il legislatore comunitario vuole intervenire lo faccia a tutela dell’esercizio di libertà democratiche e non per rivendicare un astratto diritto generale che sarebbe calpestato dalle lotte dei lavoratori. Se esistono interessi particolaristici, sono proprio quelli a sostegno della ulteriore limitazione del diritto di sciopero, infatti in Parlamento è ferma la legge Ichino /http://www.pietroichino.it/?p=36319| e proprio in queste ore stanno volando gli stracci dentro la maggioranza del Governo Gentiloni con l’alfaniano Sacconi a criticare l’operato di Renzi che, a detta sua, avrebbe ostacolato l’approvazione di una legge ancora piu’ ristrettiva finalizzata a scongiurare il diffondersi del conflitto nei luoghi di lavoro.
In soldoni, mentre in Italia stanno scomparendo gli spazi di libertà e di controllo democratico con l’accentramento dei poteri nelle mani degli esecutivi, mentre si vanifica la volontà popolare come quella sancita dal referendum contro la privatizzazione dell’acqua, si vorrebbero imporre regole ulteriori ai lavoratori e ai sindacati per ostacolare il diritto di sciopero, costringendoci a referendum consultivi e preventivi e, dall’esito del voto e dalla partecipazione effettiva, far dipendere la possibilità o meno di indizione.
In questi giorni sono state recapitate lettere disciplinari a numerosi lavoratori dell’igiene ambientale “rei” di avere rispettato quella sentenza della Cassazione che prevede il tempo del cambio tuta, dieci minuti in entrata ed in uscita da computare all’interno dell’orario di lavoro. Le aziende si richiamano ad accordi con cgil cisl uil e sindacati autonomi che hanno cancellato diritti acquisiti e sanciti anche da sentenze di Tribunale.
La questione non è solo quella del diritto di sciopero, che vorrebbero ulteriormente limitare anche se esistono da quasi 30 anni normative assai piu’ rigide di altri paesi europei (per esempio la Francia), nel momento in cui il Governo sta palesando la sua debolezza, gli stessi sindacati amici perdono consenso e credibilità . Un aiuto vicendevole che torna comodo alla salvaguardia dello status quo, ai sindacati firmatari di ogni genere di accordo per continuare ad agire indisturbati appropriandosi in termini autoritari di un monopolio della rappresentanza che sta scricchiolando, al Governo che ha bisogno di rassicurare i poteri forti e restringere gli spazi di democrazia nel paese preparandosi ad approvare contratti da fame e leggi liberticide.
Per questi motivi, la difesa del diritto di sciopero non è un esercizio astratto ma iniziativa concreta per affermare la democrazia sostanziale, la democrazia che non reprime le istanze dei lavoratori colpevolizzandoli quando si lascia agire impunemente chi, tra delocalizzazioni e appalti, distrugge posti di lavoro e si accaparra finanziamenti statali
Lo sciopero e le libertà sindacali sono dirimenti per verificare la democrazia in un paese, quella democrazia che in Italia è in serio pericolo e per la quale occorre mobilitarsi. E il modo migliore, forse l’unico, per difendere la democrazia è sostenere con forza le istanze dei lavoratori, con la lotta di classe, lo sciopero e il conflitto, con le arme storiche del movimento operaio che cgil cisl uil e la cosiddetta sinistra hanno messo in soffitta …
Federico Giusti
18/6/2017 www.controlacrisi.org
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