La fabbrica della paura evoca, come sempre, i black bloc

Puntuali come la peronospera quando il tempo è umido a lungo, ecco che la fabbrica della paura si è rimessa al lavoro. A una settimana esatta dalle manifestazioni che accompagneranno il vertice europeo a 27 (mancherà la Gran Bretagna, fresca di Brexit), dal ministero dell’Interno si fanno arrivare ai giornali “anticipazioni” clamorose sull’unica manifestazione – tra le quattro previste in quella giornata – realmente di opposizione all’Unione Europea, alla moneta unica e alla Nato.

Non staremo a ripetere le ragioni a sostegno di questa protesta (potete trovarle qui), ma ci sembra necessario decodificare il sottotesto di questa palese manovra diversiva, cui i media italiani sembrano volersi piegare ancora una volta.

Tra tutti vi proponiamo il lancio dell’Ansa, l’agenzia per antonomasia, quella che “imprinta” la scopiazzatura del redattore medio, quello che non ha tempo – o non viene pagato abbastanza – per verificare se quel che sta mettendo in circolazione sia vero o no, e ancor meno se abbia senso e quale.

Si attendono anche antagonisti stranieri per il corteo organizzato dalla piattaforma Eurostop che sfilerà sabato 25 marzo a Roma per protestare contro l’Europa in occasione delle celebrazioni del 60° Anniversario dei Trattati di Roma. Secondo quanto si è appreso, dovrebbero unirsi alla manifestazione antagonisti greci, francesi e tedeschi. Il rischio è che nella manifestazione possano infiltrarsi frange violente.
Il corteo sfilerà lungo via Marmorata, via Luca Robbia e Lungotevere Aventino. Il corteo partirà nel pomeriggio, dopo che la piazza sarà liberata dai partecipanti del corteo del movimento federalista europeo che inizierà alle 11.
Saranno due le zone di ‘massima sicurezza’ nella Capitale. La “zona blu”, una sorta di “eurozona”, dove graviteranno i leader politici e la “zona verde”, un’area ‘cuscinetto’ con 18 varchi di accesso per i controlli. In campo per garantire la sicurezza anche cinofili, artificieri e tiratori scelti.

La ‘zona blu’, in omaggio ai colori della bandiera europea, includerà l’area di piazza Venezia, Ara Coeli, piazza San Marco e Fori Imperiali. L’altra, la “zona verde”, sarà una sorta di area ‘cuscinetto’ e includerà via IV Novembre, via Nazionale, costeggerà piazza della Repubblica e riscenderà fino a via del Corso lungo via del Tritone. Sarà operativa dal mattino di venerdì 24 e ci saranno 18 varchi di accesso, con presidi di polizia per effettuare i controlli. In quest’area, che non sarà interessata da chiusure al traffico, non verranno consentite manifestazioni.

Seguono i dettagli sulle “nuove disposizioni” della questura, subito rilanciate dai guardiani governativi di Repubblica:

Saranno due le zone di ‘massima sicurezza’ nella Capitale in occasione del 60° anniversario dei Trattati di Roma, il 25 marzo. La “zona blu”, una sorta di “eurozona”, dove graviteranno i leader politici e la “zona verde”, un’area ‘cuscinetto’ con 18 varchi di accesso per i controlli. In campo per garantire la sicurezza anche cinofili, artificieri e tiratori scelti.

E saranno vietati caschi, copricapo e altro vestiario, tipo passamontagna, “idoneo al travisamento” durante i cortei previsti per il 25 marzo.

Le disposizioni di sicurezza, infatti, prevedono che i partecipanti lascino prima di unirsi al corteo caschi e copricapo. Inoltre è proibito l’uso di petardi o altro materiale esplodente.

Dopo tutta questa tiritera, potevano mancare i black bloc? Ovviamente no:

Per il corteo organizzato dalla piattaforma Eurostop che sfilerà sabato 25 marzo a Roma per protestare contro l’Europa in occasione delle celebrazioni del 60° Anniversario dei Trattati di Roma si attendono anche antagonisti stranieri. Secondo quanto si è appreso, dovrebbero unirsi alla manifestazione antagonisti greci, francesi e tedeschi. Il rischio è che nella manifestazione possano infiltrarsi frange violente.

Lo schema è ormai ultra-ventennale, ma non sembra che ai piani alti del potere siano in grado di immaginare altro.

Ci sembra necessario fare alcune osservazioni. E’ da prima di Genova 2001, della scuola Diaz e di Bolzaneto, che ogni vertice – a prescindere dal contenuto specifico – diventa il teatro di una sceneggiata di terz’ordine, con “i potenti” asserragliati dentro una “zona rossa” (stavolta hanno cambiaro i colori, ma la sostanza resta quella), protetti da migliaia di uomini armati per i quali l’”austerità” non è mai entrata in vigore (persino la “legge Fornero” per loro non vale…), mentre nei cortei di protesta viene sollecitata una divisione tra “buoni” e “cattivi”. Anche a costo di impegnare direttamente decine di agenti in borghese. I servizi fotografici che immortalano presunti black bloc e pattuglie di polizia tranquillamente impegnati a chiacchierare intorno o dietro i blindati sono ormai migliaia.

Il guadagno politico per il potere è evidente: le ragioni di qualsiasi protesta sono facilmente seppellite da qualche immagine di pietre scagliate tra il fumo dei lacrimogeni. Roba vecchissima, da manuali della Cia anni ‘60…

Solare anche l’utilizzo dei media più complici che si possano trovare nell’Occidente capitalistico (il 77° posto nelle classifiche della libertà di stampa è ben guadagnato, pare): fabbricare paura, prima durante e dopo ogni protesta. Poi, se è volato un sasso, strillare sulla “guerriglia urbana”. Se è andato tutto tranquillo, lamentare i problemi creati al traffico…

La riprova è immediata. Neanche una parola sulle altre iniziative della “quattro giorni” organizzata dalle forze aderenti alla Piattaforma Sociale Eurostop. Il 23 un convegno su Trattati europei e Costituzione: un contrasto insanabile, con la partecipazione tra gli altri di Paolo Maddalena, vice-presidente emerito della Corte Costituzionale (non proprio un casseur, diciamo…). Il 24 una Conferenza Sindacale Internazionale su Il ruolo dell’Unione Europea nella competizione internazionale, organizzata dall’Unione Sindacale di Base. Il 26 l’assemblea nazionale di Eurostop per fissare, tra l’altro, la “carta dei valori” della Piattaforma. Tre scadenze – lo sappiamo benissimo – troppo “normali” per “fare notizia” sui giornali mainstream. “Se non c’è almeno la nebbia dei lacrimogeni, che  ci scriviamo nel pezzo?”

Ma anche noi non siamo nati ieri. Questo schema è possibile dentro un conflitto politico di basso livello, in cui la “recitazione” dello scontro può essere fatta passare per uno scontro reale. In cui, oltretutto, gli unici feriti veri vengono fatti dalle varie polizie, preferibilmente su manifestanti inermi (e questa volta anche “caschi, copricapo e altro vestiario, tipo passamontagna, “idoneo al travisamento”; non è ancora obbligatorio il cheese da offrire alle inquadrature dei cineasti della questura, ma poco ci manca). Alcuni di noi non sono giovanissimi, e hanno memoria diretta di anni decisamente meno “squilibrati”, quanto a rapporti di forza in piazza. E fa sorridere – o piuttosto incazzare – veder descrivere come “scontri” quelli in cui una fila di poliziotti o carabinieri manganellano in testa una fila di ragazzi che reggono uno striscione ancora per qualche secondo e poi sono costretti alla fuga. In qualsiasi vocabolario, una scena del genere è inquadrata come “pestaggio”, non “scontro”. E lo stesso si può dire qualche macchina incendiata chissà per quale motivo (barricate non se ne vedono da 40 anni…), di due bancomat danneggiati (le banche non vanno in “sofferenza” per così poco…).

Le forze di polizia sono state fornite per l’occasione di un nuovo “decreto di massima sicurezza”, che dà loro poteri mai visti prima. Hanno anche fatto giudiziosamente le prove sui poveri tifosi del Lione, sorpresi dal trovarsi in una città turca anziché in piena Europa:

I metodi applicati dalle forze dell’ordine sono abusivi e sproporzionati”, hanno denunciato. “Verso le 11 di mattina siamo arrivati all’ultimo casello autostradale. Lì ci hanno fatto scendere e controllati uno a uno, inclusi i bagagli. Poi dopo due ore siamo arrivati in città e i poliziotti ci hanno pure indicato in quali bar potevamo andare senza problemi. Verso le sei abbiamo preso le navette, ma anche lì abbiamo dovuto aspettare. Magari c’è stata un po’ di tensione perché c’era gente che aveva bisogno di fare pipì e gli agenti non volevano farli scendere. Poi, dopo aver aspettato tre quarti d’ora siamo arrivati allo stadio e lì ci hanno fatto scendere uno alla volta, o per gruppetti di tre. Ma per un altro controllo, stavolta dentro a delle specie di bungalow e dei camper. Ma non ci hanno solo perquisito, ci hanno imposto di abbassare pantaloni e a molti anche le mutande. Cercavano fumogeni, ci dicevano“.

Mai visto cose del genere. I nostri tifosi sono arrivati con sei pullman e un aereo, viaggi organizzati dal club, con dieci steward. Non è gente violenta. Ci sono state due riunioni, mercoledì pomeriggio e giovedì mattina, con la polizia e poi con i rappresentanti Uefa. Non si è mai evocato l’obbligo di mettersi nudi. Siamo indignati, anche perché non c’è stata nessuna distinzione. Hanno costretto donne, anziani e pure minorenni a spogliarsi“. Alla fine, un centinaio di tifosi, informati via sms o per telefono dai connazionali, hanno rifiutato la perquisizione spinta. “Chi si è opposto è entrato con 20′ di ritardo, dopo il fischio di inizio. Quelli dell’Uefa ci dicevano che non potevano far nulla“.

Prove generali di un potere ai livelli più bassi di consenso mai toccati. Strano che nessun giornalista italico riesca a connettere due notizie che pure riportano nelle stesse righe: le polizie “sanno chedovrebbero unirsi alla manifestazione antagonisti greci, francesi e tedeschi”. Monitorano ovviamente alcune aree, tramite controlli tecnologici e qualche “agente di influenza”. Sanno, e scelgono di provocare lo scenario per loro più favorevole…

Siamo al quinto anno di “invasione” da parte della tecnoburocrazia dell’Unione Europea e al quarto governo non eletto, con un Parlamento zeppo di “nominati” e selezionato con una legge elettorale dichiarata incostituzionale. Un contesto a-democratico di lungo periodo, che prova a istituzionalizzare “l’eccezione” (anche se è fortunatamente andato a sbattere il 4 dicembre, grazie a un’opposizione popolare largamente imprevista).

Ma non ci faremo né intimidire né “influenzare”. Manifesteremo come abbiamo fatto tante altre volte; per raggiungere l’obiettivo politico di creare un’opposizione politica di massa, anticapitalista, antirazzista e antimperialista. Avendo chiaro, come sempre, che se al potere va bene una cosa, a noi va bene l’opposto.

Alessandro Avvisato

19/3/2017 http://contropiano.org

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