La fine della residua libertà e democrazia nei luoghi di lavoro
Un codice di comportamento esisteva già ma le sanzioni previste sono giudicate dal Governo Meloni insufficienti tanto da rafforzarne i divieti e i doveri ai quali sarà tenuto il dipendente pubblico. Dopo la definitiva approvazione, le varie amministrazioni interverranno a loro volta modificando i Regolamenti di Enti attualmente vigenti. Abbiamo già sperimentato la natura repressiva dei codici di comportamento, in tempi di pandemia chi ha denunciato anche semplici carenze di dispositivi di protezione individuale si è trovato o soggetto a procedimenti disciplinari o addirittura licenziato. Nel corso degli anni i doveri e gli obblighi hanno cancellato i diritti, questo ulteriore intervento è anche pericoloso per la libertà e la democrazia non solo nei posti di lavoro ma nella società. L’obiettivo dichiarato è quello di incutere paura tra il personale controllando l’operato di ogni singolo anche al di fuori dei luoghi di lavoro, sono punibili infatti commenti che siano di semplice critica all’operato della Pa e della propria amministrazione. Il dipendente sarà tenuto ad astenersi da qualsiasi intervento o commento che possa nuocere al prestigio, al decoro o all’immagine dell’amministrazione di appartenenza o della Pa in generale.
Se un lavoratore ad uno sportello esprime un giudizio del tipo: “se non assumono non si abbattono le file di attesa”, rischia di essere accusato di danno di immagine e di denigrare la sua amministrazione, lo stesso varrà per un operatore sanitario che dovesse semplicemente criticare le mancate assunzioni e investimenti per porre fine alle liste di attesa o per assicurare servizi migliori alla cittadinanza. Ci sembra evidente che il diritto di critica venga messo discussione e recluso in una gabbia, un diritto per altro previsto anche dalla Carta Costituzionale. A questo proposito ci piacerebbe conoscere l’opinione di illustri giuristi e costituzionalisti sui codici etici e di comportamento e crediamo che dovrebbero intervenire in ogni sede a salvaguardia della democrazia e della libertà.
Siamo certi che la riscrittura di questi Codici sia in linea con una visione della società e del rapporto di lavoro tipico della destra, anche se poi a scrivere i primi Regolamenti vessatori non sono stati loro, qualcuno ha spianato la strada a un sistema punitivo e repressivo che ormai si intravede all’orizzonte
E così anche una semplice e motivata critica, da ricondurre alla libertà di espressione, sarà motivo valido per aprire un procedimento disciplinare e un’azione civile e penale contro lavoratori e lavoratrici. Quando si parla di decoro, prestigio e immagine della Pubblica Amministrazione, pensiamo a un sistema valoriale per il quale è invece decoroso attendere 10 mesi per una visita, fare due ore di fila ad uno sportello, venire sbattuti da un ufficio all’altro per avere una pratica, subire il prestigio di amministrazioni pubbliche intente solo al pareggio di Bilancio. Ci si incammina nel fangoso percorso di non ritorno verso uno stato autoritario, il prestigio e la immagine della Pubblica amministrazione si difendono in ben altri termini, ad esempio rafforzando i servizi pubblici o reinternalizzandoli senza considerare i lavoratori dei nemici da sorvegliare e punire:
“Il dipendente esercita i propri compiti nel rispetto dei principi di economicità, efficienza ed efficacia. La gestione di risorse pubbliche ai fini dello svolgimento delle attività amministrative deve seguire una logica di contenimento dei costi e del consumo energetico, dell’ecosostenibilità e di rispetto dell’ambiente, che non pregiudichi la qualità dei risultati dell’azione amministrativa.»; cosa ci dici su questa affermazione?
Una sorta di Grande Etica e Morale all’orizzonte per determinare i comportamenti individuali, chi vigilerà invece sull’operato della Pubblica amministrazione, sulle scelte che opera, scelte che riguardano non i singoli ma milioni di persone?
Citiamo testualmente parte di un articolo della Bozza di decreto:
“In ogni caso il dipendente è tenuto ad astenersi da qualsiasi intervento o commento che possa nuocere al prestigio, al decoro o all’immagine dell’amministrazione di appartenenza o della pubblica amministrazione in generale. È fatto, altresì, divieto, al dipendente di trattare comunicazioni, afferenti direttamente o indirettamente al servizio, attraverso conversazioni pubbliche svolte su qualsiasi piattaforma digitale. Se dalle piattaforme social siano ricavabili o espressamente indicate le qualifiche professionali o di appartenenza del dipendente, ciò costituisce elemento valutabile ai fini della gradazione della eventuale sanzione disciplinare”.
Una situazione inaudita, pericolosa per la democrazia nei luoghi di lavoro e per la stessa agibilità sindacale, ma anche una mossa per recidere ogni legame tra lavoratori e cittadini, lavoratori e movimenti o gruppi politici e sociali.
Il nuovo codice di comportamento rappresenta non solo una sorta di fascismo aziendale, ma una minaccia alla democrazia, questi codici sono già vigenti nelle aziende private, il fatto che si estendano e si rafforzino nel Pubblico è la conferma di un disegno complessivo che lede diritti, potere contrattuale e anche la semplice facoltà di parola e di critica.
Confederazione Unitaria di Base PISA
8/12/2022 https://cub.it
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