La Francia della discriminazione sociale e della repressione violenta esplode
Oltre 1.300 fermi nella notte. Oggi i funerali di Nahel
Migliaia di agenti e blindati e altri due morti. Stretta di Macron contro i tumulti esplosi dopo l’uccisione di Nahel, la Francia scivola nello stato d’emergenza senza dichiararlo. Anche l’Onu contro la polizia: «C’è razzismo»
La rivolta continua e si estende. Scontri anche a Bruxelles. Un morto nella Guyana francese e uno a Rouen. Un altro manifestante sarebbe in fin di vita. Il governo aveva mobilitato 45mila agenti di polizia, 5mila in più del giorno precedente.
La Francia multietnica, l’integrazione sociale, la polizia e le armi
‘L’état d’urgence’ non dichiarato ma di fatto
«Un odore di coprifuoco comincia a stendersi sulla Francia», avverte Filippo Ortona sul Manifesto. Mentre brucia la quarta notte di rivolta innescata dall’omicidio di Nahel, l’adolescente di 17 anni di Nanterre ucciso a colpi di pistola da un poliziotto a un posto di blocco martedì scorso. E inizia a delinearsi la risposta della presidenza Macron. Nessuna via del dialogo politico e della riforma della polizia, come invocato da tanti, ma verso una ulteriore stretta repressiva.
Il fuoco colpa del fiammifero
«Quando accendi un fuoco, non puoi dire che è colpa del fiammifero», canta il rapper francese Médine. Macron invece si concentra sugli zolfanelli mentre il fuoco divampa.
Notte dopo notte nuovi incendi
«Così, notte dopo notte, alimentate da una presenza della polizia sempre più invadente, le fiamme lambiscono nuovi picchi e territori». Si scatena contro tutti i simboli dello Stato, dalle carceri alle caserme, dai municipi ai commissariati. Le Monde elenca almeno cinque commissariati bruciati. Nella sola notte tra giovedì e venerdì sono stati arrestati 875 manifestanti dei quali 408 nella regione di Parigi. Lo fa sapere il Ministero degli interni. Circa un terzo del totale sarebbero minori, secondo una nota dei servizi.
Etnografia dei rivoltosi
Ieri l’Onu ha chiesto alla Francia di «occuparsi seriamente dei profondi problemi di razzismo e discriminazione che riguardano la sua polizia». L’agente che ha ucciso Nahel, intanto, è in detenzione provvisoria – fatto rarissimo, che ha suscitato l’immediata indignazione di Alliance Police Nationale, il sindacato di polizia più grande del paese. In un comunicato diffuso ieri, Alliance sostiene che «i poliziotti oggi sono in guerra, mentre domani entreremo in resistenza e il governo dovrà prenderne atto». Un linguaggio quasi eversivo rivelatore dello spirito violento che anima una parte della polizia francese.
Polizia francese all’americana?
Nel 2022 in Francia tredici persone sono state uccise dalla polizia per ‘refus d’obtempérer’, il rifiuto da parte di un automobilista o un motociclista di fermarsi su ordine di un poliziotto: la stessa situazione che si è verificata pochi giorni fa a Nanterre, alla periferia ovest di Parigi, quando un agente di polizia ha ucciso il 17enne Nahel M. Nel video dell’accaduto, che ha smentito la versione ufficiale data inizialmente dalla polizia, si vede un agente al finestrino di un’auto mentre discute con il conducente, Nahel, puntandogli una pistola a pochi centimetri di distanza. Poi si sente il rumore di uno sparo non appena la macchina riparte.
Minaccia di Stato di emergenza
Minaccia di Stato di emergenza da parte di un governo screditato, e torna l’incubo delle sommosse del 2005, quando le periferie francesi bruciarono per oltre un mese dopo la morte di due minorenni, Zyed e Bouna, nella banlieue parigina. La grande differenza, come sottolineato dal sociologo del Cnrs Fabien Jobard alla Tv francese, è tuttavia «il clima politico che circonda la rivolta». Da allora, la sinistra della Nupes (e in particolare la France Insoumise), i movimenti e i sindacati sono più determinati a denunciare le violenze della polizia, e rivendicare una riforma radicale.
Legittima difesa, legittima collera
L’antropologo Éric Fassin su Libération: «se la legge permette alle forze dell’ordine di utilizzare le loro armi da fuoco senza obbligo di legittima difesa, allora la società, almeno, deve riconoscere in memoria delle vittime il diritto a una legittima collera».
Banlieue e significato delle rivolte
Alain Bertho, uno degli intellettuali francesi che meglio hanno affrontato il tema delle banlieue e del significato politico e culturale delle rivolte, sentito da Guido Caldiron. «Credo che questa volta la pedagogia messa in campo dall’esecutivo rischi di condurci alla catastrofe. Nel 2005 fu assaltato un solo commissariato, oggi se ne contano già 25 in pochi giorni. Perché anche di fronte a milioni di francesi che sono scesi in piazza, penso ancora alle grandi mobilitazioni a difesa delle pensioni, il governo ha deciso di continuare ugualmente per la sua strada, praticando la repressione o un po’ di bricolage parlamentare per far passare ciò che voleva: il senso è, qualunque cosa accada e dicano i francesi, ‘decido io, comunque!’».
‘Lanceur de balles de défens’
«L’uso dei Lbd (lanceur de balles de défens), i cosiddetti Flash-Ball che sparano delle palle di caucciù semi-rigido con grande forza e velocità è iniziato nel 1995 nelle periferie, poi si è cominciato a utilizzarli anche contro le manifestazioni, a cominciare da quelle dei Gilets jaunes, provocando ogni anno decine di feriti gravissimi, persone che hanno spesso perso la vista in seguito ai colpi ricevuti. E anche le Bac, le Brigade anti-criminalité della polizia, che oggi intervengono regolarmente contro i manifestanti hanno mosso i loro primi passi nelle banlieue. Perciò, in particolare in seguito alle manifestazioni dei Gilets jaunes, è andata emergendo una nuova sensibilità intorno alla brutalità della polizia».
Stato di emergenza tra eredità coloniale e terrorismo
‘L’état d’urgence’ che Macron minaccia ha una storia lunga e intrecciata con quella della Francia coloniale. La prima volta venne dichiarato dal generale Charles De Gaulle dopo la rivolta del 20 agosto 1955 in Algeria. Viene dichiarato nuovamente il 22 aprile 1961, contro i generali dell’Oas che si opponevano alla indipendenza. Altre emergenze coloniali d’oltremare, ma l’8 novembre 2005 Jacques Chirac proclama lo stato di emergenza nell’Île-de-France dopo l’uccisione dei giovani Zyed Benna e Bounia Traoré a Clichy-sous-Bois. È la rivolta delle banlieue spesso evocata in questi giorni di analoghi tumulti.
L’ultima dichiarazione dell’état d’urgence risale al 14 novembre 2015 dopo le azioni terroristiche Isis allo Stade de France e dalle tragiche sparatorie a Parigi la sera del 13 novembre.
1/7/2023 https://www.remocontro.it/
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